La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 19 marzo 2016

Fragilita’ sistemica nell’economia globale, Parte 3

di Jack Rasmus
Nella Prima Parte di questa serie (Dicembre 2015), ho descritto lo stato della crescente instabilita’ dell’economia globale. Abbiamo analizzato le condizioni fino all’Ottobre 2015 in Cina, Giappone, USA, Europa e i Mercati Emergenti come pure il collasso globale del petrolio e delle merci, l’intensificazione della guerra monetaria globale, il declino dei mercati azionari e delle obbligazioni delle corporazioni in tutto il mondo, come pure il rallentamento simultaneo dell’economia reale in maniera globale. La 1ma parte si chiudeva con l’identificazione di nove tendenze chiave responsabili della crescente instabilita’ e del rallentamento economico mondiale. Dalla fine di Ottobre 2015, praticamente tutte le tendenze identificate e le condizioni che stavano avendo un effetto negativo sulla Cina, il Giappone, l’Europa, gli USA e i Mercati Emergenti, sono peggiorati ancora di piu’.
Ricapitolando
Nella seconda parte di questa serie (Gennaio 2016), ho cercato di illustrare le nuove tendenze che stanno alla base dell’instabilita’ economica globale, e ho anche cercato di dare una spiegazione di come queste tendenze stiano portando a un’altra enorme crisi dell’economia globale- molto probabilmente nel 2017, anche se potrebbe avvenire prima. Al centro della relazione tra fragilita’ sistemica- e instabilita’ globale, si diceva, esiste un cambiamento fondamentale e determinante del capitalismo globale nel XXImo secolo: uno scivolamento verso maggiore attivita’ di investimento negli assetti finanziari e nelle obbligazioni, che, a sua volta e’ stato responsabile dell’aumentata instabilita’ finanziaria (le azioni, le obbligazioni, la volatilita’ delle monete, le fughe di capitali, la deflazione del petrolio, le merci e altri mercati), come pure di un rallentamento corrispondente degli investimenti reali (le infrastrutture, le case, i macchinari, gli equipaggiamenti e cosi’ via)- per esempio in cose che producono beni e servizi, che creano posti di lavoro reali, portano a salari reali e a guadagni, consumi e quindi a crescita economica e stabilita’. Lo scivolamento verso gli investimenti negli assetti finanziari e’ accelerato perche’ questo tipo di investimenti e’ diventato semplicemente piu’ redditizio del produrre delle cose. I capitalisti, quindi, stanno progressivamente spostando i loro soldi negli investimenti in assetti finanziari e nelle obbligazioni, con conseguenze per gli investimenti reali. A loro volta, lo spostamento verso gli investimenti negli assetti finanziari sta causando fragilita’ e instabilita’ finanziaria, mentre parallelamente produce una decelerazione degli investimenti reali che porta a sua volta a una diminuzione dei posti di lavoro con salari decenti, a salari stagnanti, un recupero dei consumi tiepido, una deriva verso la deflazione, e una debole crescita.
Il veicolo per questo spostamento relativo verso gli investimenti nelle obbligazioni e negli assetti finanziari e’ la nuova elite capitalistica finanziaria che e’ apparsa globalmente- nello specifico, circa 200.000 investitori super ricchi, le cui decisioni al giorno d’oggi dirigono l’economia globale, sempre di piu’. La sistemazione della crescita in termini di numeri e dell’espansione delle ricchezze di questo gruppo e’ stata resa possibile da una rete sempre piu’ grande di banche ombra e istituzioni finanziarie che effettuano gli investimenti della nuova elite finanziaria, questo e’ anche stato reso possibile da un sistema sempre piu’ grande di mercati finanziari liquidi in tutto il mondo. Per assorbire gli investimenti velocissimi dell’elite finanziaria in questi mercati finanaziari che continuano a ingrandirsi, sono state ideate e continuano ad apparire sui mercati nuove obbligazioni finanziarie di tutti i tipi.
Questa nuova impalcatura delle elite capitalistiche finanziarie, le istituzioni finanziarie ombra, i mercati finanziari che si ingrandiscono e le obbligazioni, tutti insieme, costituiscono la vera definizione della finanziarizzazione dell’economia globale che e’ anche il marchio dell’evoluzione globale capitalistica del XXImo secolo.
Esiste parecchia confusione su cio’ che esattamente si intende come finanziarizzazione e sul ruolo delle forze finanziarie nell’instabilita’ capitalistica odierna. La finanziarizzazione non e’ misurata semplicemente dalla condivisione dei profitti o dei posti o delle attivita’ che vanno alle banche o al settore del FIRE (finanza, assicurazioni, mercato immobiliare) o la nomina di banchieri a incarichi chiave nel governo. La finanziarizzazione e’la comparsa di una nuova elite capitalistica finanziaria e delle strutture di mercato istituzionali che li supportano, le organizzazioni, e nuove obbligazioni. La nuova elite finanziaria capitalistica e la ristrutturazione della finanza globale rappresentano insieme la finanziarizzazione. Lo spostamento verso gli investimenti finanziari e’ solo il suo indicatore sintomatico.
Ad un livello ancor piu’ fondamentale, tuttavia, e’ stata l’esplosione della moneta e del debito, distruibuite a larghe mani da parte della banca centrale USA, la Federal Reserve, e altre banche centrali, che hanno reso possibile lo spostamento.
La macchina dei soldi delle banche centrali- come pure le altre forme di credito, indipendenti dai soldi veri e propri- e’ cio’ che ha creato l’escalation del debito che e’ poi esploso a livelli insostenibili sin dal collasso del vecchio sistema monetario internazionale di Bretton Woods nel 1973. La creazione di nuova moneta e del debito e’ aumentata sempre di piu’ nel XXImo secolo, andando a finire principalmente negli investimenti in assetti finanziari, creando bolle dei mercati degli assetti finanziari, accelerando i guadagni da capitale e quindi producendo nel frattempo disuguaglianze di reddito sempre piu’ al di fuori di ogni controllo. Come documentato nella Parte 2, il valore totale degli assetti finanziari investibili globalmente e’ quasi raddoppiato dal 2007, a quasi 180 trilioni di dollari, la maggioranza dei quali si trova sotto il controllo della nuova elite capitalistica finanziaria.
Questa creazione di ricchezza finanziaria, al contrario di quanto si crede comunemente, non diminui’ praticamente di nulla nel crollo del 2008-2009, e si e’ ingrandita da allora, aggiungendo da 90 a 100 trilioni di ricchezza all’1 percento in meno di un decennio, dal 2007. Ma chi, tra gli economisti del sistema, ha mai riconosciuto, per non dire studiato, questa caratteristica fondamentale del capitalismo globale del XXImo secolo? O spiegato come ha fatto ad apparire? O considerato i suoi effetti negativi, destabilizzanti sul resto dell’economia e su miliardi di persone che non appartengono ai loro ranghi?
Come gruppo gli economisti di fama sono tipicamente restii a identificare i capitalisti attuali, le elites finanziarie, o altre entita’ come principalmente responsabili della crescente instabilita’ globale e del rallentamento. Gli economisti del sistema preferiscono parlare dei mercati quali responsabili delle crisi, come se non ci fossero essere umani dietro di essi. I mercati dicono questo o i mercati ci dicono quest’altro; questo e’ il modo in cui l’analisi viene inquadrata. I mercati vengono anche visti come essenzialmente stabili. Gli shock esterni possono temporaneamente far traballare il sistema dal suo stabile pedestallo economico, ma il sistema capitalista non e’ mai intrinsicamente o fondamentalmente instabile. Al contrario, e’ fondamentalmente stabile e solo occasionalmente viene disturbato da forniture esterne o da domande shock.
Dato questo punto di vista fondamentalmente di parte, gli economisti di fama sono perplessi riguardo al perche’ alcune tendenze a lungo termine nell’economia globale continano a svilupparsi- per esempio, perche’ gli investimenti reali hanno continuato a diminuire progressivamente per un lungo periodo, fino a ora, perche’ i prezzi dei beni reali e dei servizi continuano a scivolare verso la deflazione praticamente dappertutto, perche’ le banche centrali non riescono a stabilizzare l’inflazione dei beni e dei servizi intorno a una quota del 2 percento annuale, in qualsiasi parte del mondo, nonostante l’iniezione di 25 trilioni di dollari in soldi e liquidita’ dal 2009, perche’ la disuguaglianza di reddito continua a crescere rapidamente, perche’ la crescita degli introiti da salario permane testardamente stagnante, perche’ i prezzi del petrolio e di altre merci continuano a collassare, e perche’ il Giappone sta avendo una recessione dopo l’altro, ogni due anni, l’Europa rimane cronicamente stagnante e la Cina e’ sulla traiettoria di un atterraggio problematico.
Il Rallentamento Globale
Al fallimento degli economisti di fama di capire o spiegare queste tendenze piu’ persistenti, ci dobbiamo aggiungere anche il loro fallimento di spiegare perche’ il deterioramento dell’economia globale ha acquistato piu’ rincorsa negli ultimi tre mesi, da Novembre 2015 fino a Gennaio 2016. Alcune delle condizioni a breve termine piu’ importanti e degli eventi che questi signori non riescono a spiegare includono:
I prezzi globali del petrolio e delle altri merci hanno ripreso la loro rovinosa caduta dopo Novembre, con il petrolio arrivando a 27 dollari/barile e in alcune regioni fino a 15 dollari/barile;
L’economia reale della Cina continua a decelerare secondo un numero crescente di indicatori, l’attivita’ manufatturiera continua a declinare, gli investimenti diminuiscono rapidamente, i prezzi vanno incontro alla deflazione, e i rischi di un fallimento diffuso delle compagnie industriali continua ad aumentare;
Il mercato azionario Cinese e’ entrato per la terza volta in una discesa a Dicembre, questa volta pontandosi dietro i mercati azionari globali con esso, i valori dei mercati azionari hanno perso dal 10 al 20 percento, e la Cina adesso e’ discesa di circa il 50 percento in solo gli ultimi 6 mesi- vaporizzando insieme piu’ di 7 trilioni di dollari di valore in tutto il mondo;
La Cina ha effettivamente svalutato la sua moneta una seconda volta a Novembre dopo che il FMI l’aveva accettata quale riserva globale per gli scambi. Gli investitori stanno scommettendo che lo rifara’ ancora a breve termine. Come risultato della perdita di valore delle azioni e del valore della moneta, la fuga di capitali dalla Cina e’ in eccesso di piu’ di un trilione di dollari, aggiungendo destabilizzazione al mercato azionario e alla valuta. L’impressione generale e’ che i politici Cinesi stanno perdendo controllo a poco a poco, e questa prospettiva ha spaventato parecchio i mercati, gli investitori e i governi in tutto il mondo.

  • La Federal Reserve Americana ha alzato le quote di interesse a breve termine a Dicembre, mentre il dollaro USA continuava ad aumentare, mandando le esportazioni manufatturiere USA e l’intero settore in una contrazione. Il collasso continuato del settore petrolifero e del gas negli USA ha destabilizzato i mercati delle obbligazioni spazzatura delle corporazioni, causando centinaia di migliaia di licenziamenti, e ha dato inizio a un rapido declino della produzione industriale negli USA;
  • Le guerre monetarie si sono intensificate durante questo periodo, e specialmente a Gennaio quando la banca centrale Europea annuncio’ che avrebbe iniettato altre quote di moneta liquida sotto forma di Quantitative Easing a Marzo. La banca centrale del Giappone, preoccupata dell’aumentata competizione dall’Europa per la torta, sempre piu’ piccola, delle esportazioni globali, si e’ messa a correre prima del segnale, e ha portato le quote di interesse in un territorio negativo, andando cosi’ ad aggiungersi all’Europa dove circa meta’ delle quote sono adesso negative;
  • Le banche centrali stesse stanno cominciando a sembrare disperate;
  • Si e’ scoperto che le banche Italiane hanno piu’ di 350 miliardi di crediti che non producono nessuna entrata (non performing banck loans o NPL) (i creditori che non pagano gli interessi e neanche il debito principale). Si e’ saputo che in tutta l’Europa ci sono piu’ di 1,5 trilioni di dollari di crediti alle banche che adesso sono crediti che non generano nessuna entrata (non performing bank loans);
  • E” stato rivelato che le banche Cinesi hanno piu’ di 2,5 trilioni di NPL, mentre il debito totale della Cina e’ salito a piu’ di 30 trilioni, un aumento di 25 trilioni dal 2007. Allo stesso tempo, negli ultimi sei mesi, la Cina ha speso piu’ di mezzo trilione di dollari per stabilizzare le sue azioni e i mercati delle valute, ma ha fallito;
  • Le economie dei mercati emergenti come il Brasile, il Venezuela, la Nigeria, l’Argentina, il Sud Africa, e altri sono scivolate in recessioni piu’ profonde e nell’instabilita’ finanziaria negli ultimi 90 giorni. Il Brasile, l’economia piu’ grande, si trova adesso nel mezzo della peggiore recessione dagli anni ’30.
Nel quarto trimestre del 2015 la quota di crescita del PIL e’ inciampata in tutte le economie globali piu’ grandi. La Germania, la Francia, l’Inghilterra, il Giappone, ecc..- hanno tutte registrato quote di crescita appena sopra lo zero. Il PIL degli USA e’ diminuito in maniera rapida nel quarto trimestre del 2015, registrando un misero 0,7 percento di quota annuale anche dopo che il PIL venne ridefinito nel 2013 per aggiungerci 500 miliardi di dollari tramite calcoli cartacei opinabili. (L’aggiustamento reale del PIL degli USA quindi non e’ piu’ dello 0,4 percento ed e’ praticamente stagnante).
L’economia mondiale sta adesso attraversando una contrazione manufatturiera e una recessione in tutto il mondo, mentre allo stesso tempo i volumi di scambio continuano a cadere e si avvicinano persino a uno scenario di crescita nulla.
Questi fatti sono in contrasto stridente con gli scenari che sono stati dipinti da molti economisti di grido lo scorso Ottobre. Questi predissero che i prezzi del petrolio sarebbero risaliti di nuovo entro la fine del 2015, la Cina avrebbe stabilizzato la sua moneta e avrebbe fermato la caduta delle azioni, le guerre del Quantitative Easing e delle valute tra Giappone ed Europa erano terminate, l’economia USA era robusta abbastanza da autorizzare la Federal Reserve ad aumentare i tassi di interesse a Dicembre e poi altre quattro altre volte nel 2016, le banche centrali dell’Eurozona e del Giappone avevano iniziato, con successo, a far invertire la deflazione e le loro economie e mercati erano sulla strada del recupero nel 2016, la Cina era sulla strada della ristrutturazione, con successo, della strategia della crescita trainata dagli investimenti sull’import-export del governo verso un’economia piu’ diretta dai consumi e dagli investimenti privati e sarebbe atterrata in maniera morbida, il peggio era passato per le economie dei mercati emergenti e cosi’ via. Ovviamente nessuno di questi scenari di appena tre mesi fa’ si e’ dimostrato accurato. Allora perche’ gli economisti del sistema non riescono a prevedere le tendenze a piu’ lunga scadenza come pure quegli eventi recenti, a raggio piu’ limitato?
La ragione e’ che le loro teorie e i loro modelli fondamentalmente non funzionano. Essi corrispondono concettualmente e analiticamente a un’impalcatura basata su una economia del tipo USA degli anni ’50 e una economia globale- non su una economia globale del XXI mo secolo dominata dalla nuova elite del capitale finanziario che sta’ prosciugando completamente l’economia reale per accelerare l’accumulo della sua fortuna con gli investimenti negli assetti finanziari.
Piu’ specificamente, le teorie e i modelli degli economisti del sistema non hanno nessuna capacita’ di integrare in modo efficace le forze finanziarie destabilizzanti che sono intrinseche al sistema capitalistico; le forze finanziarie che stanno adesso, di nuovo ancora come nel passato, alzando le loro teste distruttive. Le loro previsioni e predizioni falliscono perche’ i loro modelli ignorano virtualmente il ruolo degli investimenti negli assetti finanziari e la nuova elite globale capitalistica finanziaria che sono poi gli agenti umani che costituiscono la nuova spina dorsale dell’economia capitalistica del XXI mo secolo.
Ibridi e Retro
Le scienze economiche dominanti sono divise in due maggiori aree. Queste possono forse essere meglio identificate come “Ibridi” e “Retro”. Hanno delle differenze ma condividono molto di piu’ di quanto li divida. Il termine Ibrido si riferisce agli Ibridi Keynesiani. Nonostante le loro pretese, questi non sono veramente Keynesiani. Essi usano alcuni elementi della teoria di Keynes ma rigettano altri elementi chiave, e poi ci aggiungono punti di vista e preposizioni che precedettero Keynes e che, Keynes, rigettava in maniera adamantina. I Retro si riferiscono ai Retro Classici. Essi rappresentano una regressione alle analisi economiche prima di Keynes. Questa gente rifa’ il pacco con le vecchie concezioni delle scienze economiche del XIXmo secolo, quelle che vengono chiamate, a volte, le economie neoclassiche, mettendo il vino vecchio in bottiglie nuove. Tutte e due le fazioni usano lo stesso apparato concettuale per analizzare e prevedere, enfatizzando le variabili reali e di-enfatizzando, e persino ignorando, le forze finanziarie e le variabili. I Retro concepiscono l’economia essenzialmente come un’entita’ stabile, perlomeno se il governo interviene solo in maniera minimale o niente affatto; gli Ibridi la considerano anch’essi come fondamentalmente stabile, perlomeno se il governo interviene quando necessario per aiutare l’economia a ritornare al suo stato naturale e stabile.
GLI IBRIDI
Questa e’ solo una lista delle ragioni per cui gli Ibridi non riescono a prevedere in maniera accurata le tendenze e la traiettoria generale dell’economia globale odierna:
Non viene fatta nessuna distinzione tra gli investimenti negli assetti finanziari e quelli nei beni reali oppure come le due forme di investimenti interagiscono negativamente e si influenzano l’un con l’altro. Quindi non esiste una spiegazione di come i cicli finanziari e i cicli degli affari reali si influenzano l’un con l’altro per destabilizzare il sistema. Le variabili finanziarie e le forze hanno un’importanza relativamente minore nel quadro economico generale.
Le banche centrali vengono considerate quali le determinanti principali degli investimenti reali attraverso la loro influenza sulla disponibilita’ di valuta che, a sua volta, fissa le quote di interesse. Si ignora completamente il fatto che le quote di interesse possono avere virtualmente nessun effetto positivo sugli investimenti reali. Allo stesso modo viene ignorata la possibilita’ che gli investimenti finanziari stiano portando via delle risorse dagli investimenti reali causando cosi’ il rallentamento di questi ultimi.
Non c’e’ praticamente nessun ruolo consideratro delle banche ombra o dei mercati dei capitali dove le aziende affaristiche continuano a ottenere prestiti sempre piu’ grandi, nel tentativo di evitare i prestiti tradizionali delle banche. Gli Ibridi continuano ad aderire al punto di vista tradizionale che considera le banche centrali come entita’ che influenzano il prestito delle banche commerciali che, a loro volta, determinano gli investimenti reali.
Le iniezioni di moneta delle banche centrali influenzano il credito. Ma non viene assegnato nessun ruolo alla crescita autonoma ed espansiva e la creazione del credito interno da parte del sistema finanziario-commerciale e quello delle banche ombra, allo stesso modo- che avviene indipendentemente dalle politiche monetarie delle banche centrali. Non viene considerato che il credito non dev’essere per forza equivalente a soldi.
Il ruolo negativo del debito non e’ compreso molto bene. Il debito e’ semplicemente debito, e nessuna distinzione viene fatta tra il debito affaristico, il debito delle famiglie, e il debito del governo, oppure come le forme del debito siano capaci di far peggiorare l’uno o l’altro e contribuire cosi’ alla fragilita’ crescente e all’instabilita’.
L’aumento del debito pubblico e’ accettabile, almeno fino a quando l’economia non comprenda il pieno impiego. Ne’ importa come il debito pubblico sia aumentato. Un aumentato deficit e debito pubblico aiutano a restaurare l’equilibrio.
Gli eccessi dei debiti delle famiglie e delle aziende dal 2009 sta’ trattenendo le spese dei consumi. Tuttavia, e’ la grandezza dello strabordo del debito che e’ importante, non la struttura del debito o i termini e le condizioni dell’estinzione dello stesso. Il come i guadagni e il debito interagiscono e causano instabilita’ nel sistema non e’ compreso a sufficienza.
L’effetto moltiplicatore che aumenta le iniezioni fiscali totali del governo nell’economia, sono determinati dal livello dei guadagni. Che tipo di guadagno iniettato e in che momento hanno un’importanza relativa molto minore.
I prezzi contribuiscono alla destabilizzazione del sistema. Tutti i prezzi si comportano allo stesso modo, perche’ reagiscono alle forze di richiesta e disponibilita’ allo stesso modo. Il fatto che i prezzi degli assetti finanziari non si aggiustano come i prezzi dei beni reali e dei servizi, e infatti portano a bolle finanziarie e a instabilita’ finanziaria, non e’ considerato. Non esiste una teoria dell’inflazione degli assetti finanziari.
Le grandi ristrutturazioni dei mercati finanziari e dei mercati del lavoro nei decenni recenti non vengono integrati nelle analisi.
L’economia e’ fondamentalmente stabile e ritorna all’equilibrio, assumendo che le politiche fiscali e monetarie del governo assistano il processo.
Non esiste una fonte di instabilita’ endogena nel sistema. Le recessioni e le depressioni sono causate da scosse esterne al sistema che spingono l’economia temporaneamente fuori dal suo equilibrio naturale.
Le depressioni sono praticamente recessioni a grandi lettere. La differenza e’ solo quantitativa. Non ci sono differenze qualitative fondamentali tra le recessioni e le depressioni.
I Retro
Come gli Ibridi, anche i Retro non fanno alcuna distinzione tra gli investimeni finanziari e quelli reali e il come questi possano influenzarsi negativamente l’uno con l’altro, comprendendo anche come i primi stornino capitali monetari dai secondi. Ne’ esiste un quadro generale per analizzare come i cicli finanziari interagiscono con i cicli reali. Non c’e’ nessuna considerazione dei cambiamenti istituzionali fondamentai che sono avvenuti con la ristrutturazione dei mercati finanziari globali nei decenni recenti-incluso la crescita delle banche ombra, la proliferazione dei mercati finanziari liquidi e le forme dei valori finanziari.
Anche di piu’ degli Ibridi, i Retro adottano un feticcio della fornitura di denaro e considerano la crescita e la stabilita’ come raggiungibile semplicemente dalle banche centrali che mettono a disposizione una fornitura di denaro sufficiente. Persino le quote di interesse sono spesso giudicate senza importanza. Le regole della disponibilita’ della moneta determinano la stabilita’ economica.
Il loro concetto dell’inflazione, sia quella degli assetti finanziari o dei beni reali e dei servizi , e’ semplicemente che l’inflazione, sotto qualsiasi forma, e’ la consequenza di troppa moneta a caccia di poche merci disponibili. Che l’aumento massiccio della moneta nei decenni recenti sia stata accompagnata dalla decelerazione e dallo sgonfiamento dei prezzi sono fatti che vengono ignorati completamente.
Il declino e il rallentamento degli investimenti reali non e’ causato da uno spostamento verso gli investimenti finanziari, ma e’ dovuto ai costi degli affari che continuano a essere troppo alti. Se i costi vengono abbassati, in qualsiasi modo, e i capitali monetari vengono liberati, allora gli investitori cominceranno a investire di nuovo nei beni reali. Tuttavia non viene spiegato il fatto che le bassissime quote di interesse, a livello record, e le riduzioni massicce delle tasse delle aziende negli anni recenti sono state accompagnate da decelerazione degli investimenti reali.
L’instabilita’ finanziaria e’ la consequenza di comportamenti scapestrati individuali, rischio morale e informazione asimmetrica che hanno niente a che vedere con il settore bancario, le banche ombra o le speculazioni sugli assetti finanziari sempre crescenti.
Le banche centrali e le politiche inadeguate vengono viste come cause delle crisi, e non i banchieri o gli investitori. Le crisi avvengono quale risultato di politiche sbagliate della banca centrale che non fornisce la giusta quantita’ di soldi all’economia reale.
Il debito e’ una buona cosa per gli investimenti e il consumo, dato che stimola tutti e due. Tuttavia il debito pubblico non e’ una buona cosa perche’ distorce i mercati e eventualmente riduce l’attivita’ economica quando i governi competono con gli investitori privati per accedere al capitale monetario.
Tutte le forme di interventi del governo sono inefficaci quando usati per ristabilire l’equilibrio da una recessione o una depressione e generano piu’ instabilita’ di quanta ne risolvano. La politica fiscale discrezionaria e’ inefficace e destabilizzante, come pure la politica monetaria della banca centrale eccetto quando viene focalizzata su una crescita costante e stabile della fornitura di moneta.
Non esiste una teoria dell’inflazione dei prezzi degli assetti finanziari, o le bolle, che distabilizzano l’economia reale. C’e’ un solo sistema di prezzi che e’ buono per tutti, dove la disponibilita’ e la domanda aggiustano i prezzi e restaurano l’equilibrio e la stabilita’.
Gli effetti moltiplicatori Keynesiani sono sovrastimati e inefficaci, e sia il livello che gli altri parametri di guadagno sono considerati senza importanza per la restaurazione dell’equilibrio. L’economia si auto-corregge, senza bisogno di nessun aiuto o spintarella con politiche governative.
Le recessioni e le depressioni sono causate da sconquassi esterni della disponibilita’ e della domanda, non dalle forze endogene fondamentali del sistema all’interno della stabilita’. Ma, se lasciato in pace, da solo, dai politici che stabiliscono le politiche governative, il sistema si auto-corregge.
Entro questi due settori molti economisti hanno tentato di aggiornare e rendere i vecchi approcci piu’ rilevanti. Tuttavia, incapaci di rompere completamente con le vecchie strutture concettuali, il loro sforzi appaiono, e poi velocemente si dissipano e scompaiono, come fuochi d’artificio di poco valore che si spiralizzano nel cielo notturno. Cio’ che rimane e’ una specie di empiricismo eclettico sotto l’ombrello dei due settori, che rende le scienze economiche dominanti piu’ confuse che chiarificatrici.
Da tutto quanto detto fin qui e’ chiaro che sia gli Ibridi Keynesiani che i Retro-Classicisti insieme condividono un’ indifferenza relativa per le forze finanziarie e le variabili. Le bolle degli assetti finanziari sono controllabili sia dalle banche centrali, con risposte di politiche fiscali-monetarie da parte del governo o meglio anche, dal mercato stesso. Non esistono teorie di come gli assetti finanziari e gli investimenti in beni reali influenzano l’un l’altro. Il meccanismo dei prezzi riportera’ l’instabilita’ verso l’equilibrio, con o senza le spintarelle del governo o la sua assistenza. Il debito e’ solo un pericolo dalla parte del governo, e solo in condizioni molto ridotte e specifiche. Il debito costituisce un contributo reale agli investimenti reali e al consumo. Le forme di debito non hanno un effetto reciproco l’un sull’altro. Le Recessioni e le Depressioni sono dovute a shock esterni, dovuti a errori dalla parte della disponibilita’ o dalla parte della domanda, basati sulle politiche. I cambiamenti strutturali fondamentali nel capitalismo globale nei decenni recenti richiede nessuna revisione della teoria di base neoclassica o delle politiche. Le proposizioni introdotte da Keynes stesso decenni fa sono importanti solo in maniera selettiva (e decrescente) o largamente irrilevanti. Le scienze economiche neoclassiche e le loro consequenze politiche sono piu’ appropriate oggi che mai prima.
Il capitalismo globale non e’ statico. Cambia costantemente. Gli agenti del capitalismo, periodicamente durante la storia- per esempio, le loro elite teste pensanti, i leaders dei loro partiti politici, e i rappresentanti nei loro governi e nelle istituzioni statali- riconoscono la necessita’ di iniziare una ristrutturazione totale delle loro istituzioni e delle relazioni reciproche per arginare le crisi periodiche che avvengono inevitabilmente. Grosse guerre, depressioni, crisi finanziarie, le rivoluzioni tecnologiche, e la rapida espansione geografica del capitalismo stesso precipitano le grosse ristrutturazioni periodiche. Le analisi degli economisti del sistema sono sempre in ritardo dietro a queste ristrutturazioni e cambiamenti. I suoi concetti principali, le proposizioni, le teorie e i modelli non cambiano velocemente quanto o in parallelo per riuscire a spiegare le nuove condizioni. E questo e’ quanto sta succedendo almeno dalla fine degli anni ’90, e piu’ probabilmente dagli anni ’70. Non e’ cambiato molto in termini di analisi per integrare le ristrutturazioni profonde che sono avvenute nei decenni recenti nei mercati finanziari e del lavoro.
Le idee sono conservatrici, specialmente quelle che sono caricate pesantemente con le giustificazioni del vecchio ordine. Mentre l’economia capitalista globale e’ passata attraverso profonde ristrutturazioni dei mercati finanziari, del lavoro e altri, nei decenni recenti, la vecchia impalcatura degli Ibridi e dei Retro e’ diventata sempre meno capace di spiegare i nuovi cambiamenti e condizioni. Essi quindi diventano meno accurati nelle previsioni. Mentre cresce il declino nelle loro capacita’ di spiegare e nell’efficienza del prevedere, ci sono sempre piu nuovi argomenti e analisi che vengono depositate sulle vecchie analisi. Si costruisce un edificio ideologico della mis-rappresentazione, che rende i vecchi concetti sempre piu’ inefficaci per spiegare le nuove condizioni. Una rottura fondamentale concettuale diventa quindi necessaria

Da Z Net Italy- Lo Spirito Della Resistenza E’ Vivo
Traduzione di Francesco D’Alessandro
©2016 Znet Italy- Licenza Creative Commons CC BY NC-SA 3.0

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