La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 21 aprile 2016

La Chiesa di Francesco ha gettato via la sua dottrina della guerra giusta

di Erica Chenoweth
La settimana scorsa il Vaticano ha ospitato una conferenza sul tema: “Non violenza e pace giusta: contribuire alla comprensione e all’impegno cattolico per la nonviolenza”, organizzata dal Consiglio Pontificio per la Giustizia e la Pace insieme al movimento cattolico globale per la pace, Pax Christi Internazionale. Nel loro appello conclusivo a Papa Francesco, gli 80 partecipanti alla conferenza hanno raccomandato che rifiuti la Dottrina della Guerra Giusta come fattibile o produttiva tradizione cattolica. Hanno anche suggerito che il Papa scriva una nuova enciclica che esponga l’impegno della Chiesa Cattolica alla non violenza in tutte le sue manifestazioni, compresa l’azione non violenta come mezzo di impegnarsi in un conflitto, nella risoluzione non violenta di tale conflitto come modo di risolverlo, e la non violenza come dottrina principale della chiesa cattolica.
Se ne conseguirà un’enciclica, sarà una grande cosa. La tradizione della guerra giusta – che contiene numerose dottrine che giustificano moralmente la violenza e la guerra e che definiscono la condotta idonea da adottare durante la guerra – è servita negli scorsi 1500 anni come base normativa primaria che i politici hanno suggerito (correttamente o non correttamente) per legittimare il fatto di impegnarsi in una guerra. Dato che la Chiesa Cattolica aveva sviluppato questa dottrina tra il quarto e il tredicesimo secolo, la regola della guerra giusta ha avuto un’influenza monopolistica sul modo in cui le persone in Occidente pensano alla guerra e alla violenza – sia che la conoscano oppure no. Di conseguenza, molti ora danno per scontati concetti come: il diritto all’autodifesa, l’importanza di considerare gli scopi della guerra rispetto ai potenziali costi umani, la necessità di esaurire altre opzioni prima di andare in guerra, e la necessità di combattere le guerre soltanto quando si pensa di poterle vincere. O che si è presidente degli Stati Uniti a Washington, D.C., o un poliziotto in servizio a Denver, o uno studente che a una lezione di autodifesa a Los Angeles, questi concetti morali hanno probabilmente avuto un profondo impatto sul modo di pensare e sulla esperienza di ognuno, quando si tratta degli appropriati usi della violenza.
I partecipanti alla conferenza hanno riconosciuto che il principale ostacolo per molti che sono scettici riguardo alla nonviolenza, è che promuovere (o usare) la non violenza, può essere difficile di fronte all’aggressione armata.
Marie Dennis, co-presidente di Pax Christi International che ha partecipato alla conferenza, ha dichiarato che il gruppo ha considerato pienamente questa sfida. Ha tuttavia sostenuto che la comunità internazionale non ha ancora dedicato delle risorse per sviluppare o per scoprire alternative non-violente alle aggressioni armate a causa della nostra inclinazione che pensa alla violenza come unica reazione possibile. Come ha detto Marie: “fino a quando continueremo a dire che possiamo farlo con la forza militare, non investiremo energia creativa, modi profondi di pensare e risorse finanziarie e umane nel creare e identificare le alternative che potrebbero realmente fare la differenza.
Perché, allora, la Chiesa Cattolica lo sta riconsiderando questo atteggiamento adesso? Il giornalista Terrence Lynn sostiene che ci sono cinque ragioni primarie per questo, tra le quali il fatto che le attuali armi da guerra rendono obsoleto qualsiasi impatto positivo che potrebbe avere la guerra, e quella che chiama “la saga convincente ed eccitante dell’azione non violenta negli ultimi 60 anni, a partire da Gandhi.” In effetti, tra gli argomenti che Papa Francesco ha usato per incoraggiare i partecipanti alla conferenza, c’è stata il grande aumento dell’efficacia della resistenza non violenta nel secolo scorso – una tendenza di cui si sente molto parlare nelle aule della Korbel School. Infatti, tra i partecipanti a questa storica conferenza c’era la mia collega Maria J. Stephan la cui opera per la resistenza civile in una serie di lotte diverse on tutto il mondo, ha contribuito a fornire una forte base empirica per questo incontro.

Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
www.znetitaly.org
Originale: non indicato
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2016 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY NC-SA 3.0

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