La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 16 aprile 2016

Quale futuro per l'università e la ricerca?

di Coordinamento Ricercatori Non Strutturati Universitari
A sei anni dalla Riforma Gelmini, la condizione dell'università e della ricerca pubblica in Italia è drammatica.
Gli effetti dei tagli e le conseguenze dell'aver appaltato all'Anvur la definizione e l'implementazione dei paramentri di valutazione in base ai quali distribuire i pochi fondi rimasti sono sotto gli occhi di tutti: aumento delle disuguaglianze territoriali nel sistema universitario; blocco del turnover, con conseguente diminuzione del quasi 20% del personale strutturato; accorpamento e/o eliminazione di dipartimenti e corsi di studio; riduzione del 20% delle matricole; ulteriore erosione del diritto allo studio.
A questo stato drammatico in cui versano le Universita' di questo paese, il Premier Renzi risponde, secondo uno schema ormai ben oliato, con la politica degli annunci.
Ad esaltare i sempre attenti mezzi d'informazione questa volta sono due sue dichiarazioni a breve distanza: la promessa di investire 2,5 miliardi di euro nella ricerca e la creazione di Human Technopole, articolazione dell'IIT, a Milano. La prima e' una notizia entusiasmante se non fosse che in realtà si tratta del cofinanziamento di Horizon 2020, già annunciato dal ministro Stefania Giannini il 23 Febbraio,destinato fra l'altro, a progetti specifici, spesso molto settoriali riguardanti per la maggiorparte ambiti con un' immediata ricaduta economica. La creazione del polo Human Technopole, cui destinare 1,5 miliardi di Euro in dieci anni (piu' di quanto tagliato al comparto Universita' dal ad oggi!) , riflette invece quale sia l'orizzonte delle politiche universitarie del Governo: costruzioni di pochi hub della ricerca ad-hoc, in cui iniettare ingenti quantita' di denaro pubblico (ma allora i soldi ci sono!) a scapito di un sistema universitario diffuso sul territorio. Da notare che l'IIT e' una fondazione di diritto privato, ha gia' ricevuto 1 mld di Euro nei scorsi dieci anni e i salvifici e mirabolanti criteri di valutazione non hanno cittadinanza al suo interno.
Questi due annunci si aggiungono all'assunzione di 861 ricercatori tenured track (notizia per fortuna vera). Peccato che di fronte al blocco del turnover ed al pensionamento di 12.000 strutturati negli ultii 5 anni ne servano molti di piu' (ad esempio, 2400 all'anno per i prossimi otto secondo Giorgio Parisi). Le dinamiche del sistema unviersitario si possono quindi riassumere in una vera e propria lotta per la sopravvivenza. Fra precari per qualche mese di contratto ulteriore, fra atenei per qualche briciola del Fondo di Finanziamento Ordinario.
In questo contesto negli ultimi mesi e soprattutto nelle ultime settimane si sono attivati docenti e ricercatori: il Coordinamento dei Ricercatori non Strutturati ha lanciato lo sciopero alla rovescia, per mostrare a tutti le condizioni di vita e di lavoro a cui sono sottoposti migliaia e migliaia di giovani ricercatori che, nonostante tengano in piedi il sistema, non hanno neanche diritto all'indennita' di disoccupazione DIS-COLL; da Napoli a Roma sono proliferati appelli per salvare la ricerca e l'alta formazione; molti professori stanno boicottando la Valutazione della Qualita' della Ricerca (VQR), mettendo, almeno alcuni, finalmente a critica questo dispositivo di profonda trasformazione del sistema universitario nel nome dell'eccellenza e del merito, ma che si e' in realta' tradotta in una disuguaglianza crescente ed in certi casi mortale.
Come continuare a discutere mettendo insieme tutte le istanze fuori da qualsiasi logica corporativa? Cosa significa salvare il futuro dell'università e della ricerca? Noi siamo convinti che non sia sufficiente il rilancio di specifici ambiti di ricerca, i quali rispecchiano una logica di divisione fra discipline in cui solo quelle direttamente monetizzabili sarebbero da salvare, con buona pace della ricerca di base e delle materie umanistiche, politiche, sociali evidentemente non abbastanza spendibili nel mercato della conoscenza.
E' fondamentale ricreare una discussione su quale debba essere il ruolo sociale dell'università e la sua utilità per la crescita non solo economica ma anche sociale e culturale del paese. Pensiamo che sia importante in questo momento riaffermare la "missione" dell'Universita', ovvero la produzione e la trasmissione di sapere volte a fornire tecniche e strumenti per analizzare criticamente la realta' che ci circonda per essere in grado di trasformarla. E' evidente che un obiettivo cosi' ambizioso, quanto necessario, e' irraggiungibile in un contesto di precarieta' dilgante, di competizione sfrenata, di definanziamento cronico e di un diritto allo studio inesistente.
E' giunto il momento di prendere posizione e decidere da che parte stare. In questi anni abbiamo osservato una trasformazione radicale delle nostre università, abbiamo vissuto sulla nostra pelle i tagli alla ricerca e abbiamo partecipato in tutta Italia a discussioni che proiettavano il futuro dell'università e della ricerca in un tutt'altra direzione. Adesso è il momento di muovere i primi passi. E' il momento di farlo insieme, senza steccati a dividerci.
E' con questo spirito che invitiamo tutti gli studenti, i dottorandi, i ricercatori, i docenti e i tecnici amministrativi della Sapienza, di Roma 3, di Tor Vergata e tutti quelli che vivono a Roma ma che lavorano in giro per l'Italia o per l'Europa per aprire insieme un processo realmente democratico di trasformazione e riforma del sistema università e per immaginare nuovi percorsi di mobilitazione.
A Roma come in altre città ci vedremo giovedì 21 aprile alle ore 16.00 in aula D della facoltà di Scienze politiche per dare inizio a un laboratorio con tutte le figure che fanno vivere l'università per la stesura di una carta sull'università e la ricerca.

Fonte: dinamopress.it

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