La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 1 luglio 2016

Chi ha votato per il brexit?

di Sarah Jones 
Cameron si è dimesso, la sinistra piange e la sterlina è crollata al minimo di trentuno anni fa. In questa "miserevole, farcita di torte, grigia vecchia isola" che si è spinta via verso l'Atlantico, la seconda ricerca su internet sulla questione era: "Che cos'è l'Unione europea?". Non è sorprendente che le persone non fossero certe della risposta. L'estrema destra era riuscita a fare del referendum un voto sull'immigrazione, con un terzo degli elettori per il Leave che dicevano che l'immigrazione era la ragione principale della loro scelta. I manifesti dell'UKIP con migranti non bianchi ricordavano spudoratamente la propaganda nazista, e Nigel Farage avvertiva che "la violenza è il passo successivo se il voto non cambia nulla". I razzisti sembrano essere stati incoraggiati da questo discorso, con molte segnalazioni sui social media di un aumento degli insulti razzisti in pubblico. Anche se l'omicidio di Jo Cox ha mostrato una temporanea perdita di fiducia nel Brexit, la cosa non è durata, con l'estrema destra che ha raddoppiato i propri sforzi, nel timore che la morte della deputata li avrebbe potuti far perdere.
Ma mentre la propaganda dell'UKIP sottointendeva che lasciare l'UE avrebbe limitato i migranti non bianchi nel Regno Unito, la campagna del Leave allo stesso tempo inviava volantini mirati ai brittanici-asiatici sostenendo che lasciare l'UE avrebbe permesso una maggiore migrazione dall'Asia: una volta che i migranti europei fossero stati cacciati fuori, i loro posti di lavoro sarebbero potuti essere presi dai lavoratori del Commonwealth. Dicendo anche che lasciando l'UE si sarebbe ridotto il razzismo perché sarebbe diminuito il flusso di immigrati bianchi di destra dai paesi europei. Nel frattempo l'ala destra del campo Remain rassicurava la gente bianca di destra che l'immigrazione dai paesi non europei era già fortemente limitata, e che per i cittadini europei l'accesso al welfare era molto limitato. Nonostante il fatto che questo sia vero, la sinistra della campagna Remain era d'accordo con Farage che stare in Europa significava essere pro-immigrazione. Parlando per strada con gli attivisti di sinistra del Remain il giorno del referendum, saresti dovuto essere perdonato se avvessi pensato che l'Europa accoglie i migranti con cappuccino e croissant. Da entrambi i lati del dibattito, le immagini delle imbarcazioni affondate nel Mediterraneo - molto presenti sei mesi fa - erano completamente assenti. Come ha fatto questo voto a finire invischiato nei luoghi comuni sull'immigrazione? Ed è proprio il razzismo che ha vinto?
L'affluenza è stata alta, in particolare nelle roccaforti del Leave, con il 72% di affluenza, rispetto al solo 66% delle elezioni politiche dello scorso anno. Il voto Leave è stato dominante in tutta l'Inghilterra e il Galles, tra cui quasi tutte le città e le zone rurali, così come alcune grandi città che tradizionalmente votano Labour come Sheffield, Birmingham, Sunderland, South Tyneside e Swansea. Il voto Remain si è concentrato in Scozia, Irlanda del Nord, e nelle grandi città, tra cui Londra, Manchester, Liverpool, Leeds e Cardiff.
Ma mentre coloro che hanno votato Labour alle ultime elezioni tendevano ad essere più europeisti degli altri elettori (con il 63% di voti per il Remain), un sondaggio nel mese di aprile ha mostrato che la working class era più propensa a votare Leave, con solo il 26% che voleva restare nel'UE e il 47% che voleva uscirne. Un altro sondaggio dopo il referendum ha dimostrato che circa due terzi degli inquilini delle case popolari avevano votato Leave. Tuttavia, il Remain era predominante tra gli elettori britannici-asiatici (67%), gli elettori neri (73%) e musulmani (70%), che non è sorprendente nel contesto del discorso razzista esplicito della campagna Leave. In termini di professione, è stato solo nel gruppo sociale AB - professionisti e manager - che la maggioranza ha votato per rimanere (57%).
Il contrasto tra i due campi è evidenziato dai loro molto diversi elettori "tipici". Il tipico elettore Remain era una ragazza scozzese con educazione universitaria ventenne che ha sostenuto il partito dei Verdi e ha una posizione manageriale, amministrativa o professionale elevata. Il tipico elettore Leave era un lavoratore manuale qualificato di sesso maschile dell'East Anglia sui sessanta anni, che ha lasciato la scuola a 16 anni e ha sostenuto l'UKIP.
Anche se un terzo degli elettori Leave ha citato l'immigrazione come il motivo principale del suo voto, la stragrande maggioranza proveniva da zone con i livelli più bassi di immigrazione. Quindi, se la loro vita quotidiana in gran parte non è influenzata dall'immigrazione, cosa li ha resi vulnerabili a un discorso razzista? E per quanto riguarda gli altri due terzi che non hanno visto l'immigrazione come la ragione principale del Leave? Che cosa li hanno condotti a votare per il Brexit? I sondaggi mostrano una marcata differenza nel modo in cui i supporter del Reamin e i supporter del Leave vedono il loro futuro. Mentre una piccola maggioranza di elettori Remain pensa che la vita sarà migliore per la maggior parte dei bambini di oggi di quanto lo è stata per i loro genitori, il 61% dei sostenitori Leave pensa che sarà peggiore. Chi ha votato Leave vede più minacce (71%) che opportunità (29%) per il suo tenore di vita nel cambiamento economico e sociale - che è più del doppio rispetto al margine di differenza degli elettori Remain. Mentre la stragrande maggioranza degli elettori Remain ha pensato che il risultato avrebbe poututo avere conseguenze disastrose per il paese se fosse andata nel modo sbagliato, gli elettori Leave pensavano che non avrebbe fatto molta differenza in entrambi i casi. Gli elettori Leave sono generalmente più insoddisfatti dello status quo e sentono di avere meno da perdere con l'uscita dall'UE. Infatti, una recente ricerca della UCL conferma che gli strati più bassi e mal pagati sono gli unici che possono guadagnarci economicamente uscendo dall'UE, mentre l'immigrazione UE mette pressione per l'aumento dei salari nella parte più alta della distribuzione del reddito, spingendo verso il basso i salari all'estremità inferiore.
Il campo Remain ha fatto molto poco appello a questi elettori di fascia inferiore. In realtà, ha sottolineato i suoi legami con lo status quo attraverso il riferimento ripetuto agli "esperti" che hanno sostenuto la loro campagna: Europol, MI5, MI6 e GCHQ, Goldman Sachs e JP Morgan, gli Stati Uniti, l'Australia e il Canada, Tony Blair, John Major e Bob Geldof... Erano chiaramente convinti che le persone avrebbero creduto a queste figure istituzionali e avrebbero fatto come gli era stato detto. E nonostante i sondaggi suggerissero che la partita era molto aperta, anche i mercati finanziari erano convinti che le élite avrebbero vinto.
Al contrario, la campagna Leave si è caratterizzata come portavoce anti-establishment della "gente comune". Il fatto che Nigel Farage sia un ex-agente di cambio e Boris Johnson fosse compagno di classe a Eton di David Cameron non sembra avere importanza, entrambi si presentano come buoni, con i piedi per terra, uomini con cui non ti dispiacerebbe bere una birra insieme. Nel discorso dopo la vittoria del Leave di Farage è interessante notare che non ha fatto menzione della parola immigrazione, puntando invece più sui nemici dell'establishment: "Abbiamo combattuto contro le multinazionali, abbiamo combattuto contro le grandi banche d'affari, abbiamo combattuto contro la grande politica, abbiamo lottato contro la menzogna, la corruzione e l'inganno".
E la grande politica è allo sbando. Anche per i vincitori apparenti non sarà facile. Se Johnson diventa il nuovo leader conservatore, avrà un duro lavoro nell'unire i Tories senza un mandato dell'elettorato. C'è una grande differenza tra vincere un referendum e vincere le elezioni. Allo stesso modo, Farage potrebbe essere felice ora, ma l'UKIP ha ancora un solo deputato, che non è lui. E non passerà molto tempo prima che Farage si riveli essere "grande politica" come tutti gli altri. Dopo la vittoria del Leave ha già fatto marcia indietro su due questioni, in primo luogo rinnegando la promessa pre-referendum che i 350 milioni di sterline a settimana mandati all'UE sarebbero andati al Servizio sanitario nazionale, e in secondo luogo, scusandosi per aver detto nel suo discorso dopo la vittoria che il referendum è stata vinto "senza un solo proiettile sparato", poco più di una settimana dopo l'omicidio di Jo Cox.
Anche Jeremy Corbyn ha fatto qualche passo indietro. Anche se ha fatto campagna con il suo partito per il Remain, il giorno del risultato il leader laburista ha riscoperto il suo euroscetticismo, chiedendo l'accelerazione del processo per lasciare l'Unione europea: "L'articolo 50 ha bisogno di essere invocato ora. La gente è stufa dei tagli ed è molto arrabbiata". Invece di sostenere il disperato tentativo di Corbyn di ritornare alla loro tradizionale base elettorale, i Labour hanno presentato una mozione di sfiducia contro il loro leader. E così entrambi i maggiori partiti dovranno affrontare un futuro incerto.
E mentre il Brexit è ampiamente considerato come l'inizio della fine dell'Unione europea, minaccia anche lo stesso Regno Unito. Sia la Scozia che l'Irlanda del Nord hanno votato Remain. Dopo il risultato, il primo ministro della Scozia Nicola Sturgeon ha annunciato di aver già iniziato a preparare la documentazione necessaria per un nuovo referendum per l'indipendenza della Scozia, che ci sarà entro i prossimi due anni. Il voto Leave è stato impopolare anche in Irlanda del Nord, non solo perché la regione riceve sostanziosi finanziamenti europei per il suo processo di pace, ma anche perché è l'unica parte del Regno Unito che condivide una frontiera terrestre con l'UE. Lasciare l'UE potrebbe significare controlli del passaporto tra Irlanda del Nord e Repubblica d'Irlanda, oppure controlli tra Irlanda del Nord e Gran Bretagna. Il Primo Ministro dell'Irlanda del Nord ha così visto il risultato come un rafforzamento della proposta per un'Irlanda unita. Addio Europa e forse addio anche Regno Unito.
Non può che renderci felici vedere Cameron dimettersi, la sterlina crollare e la socialdemocrazia in lacrime. Almeno per ora, l'establishment sembra essere allo sbando. Ma fino a quando la resistenza si esprime e si unisce attraverso le percentuali astratte dei sondaggi e dei referendum, piuttosto che vivendo e sviluppandosi attraverso lotte concrete e collettive, un discorso di destra continuerà a minacciarla, cooptarla e controllarla. Finché anche noi saremo allo sbando, l'establishment starà bene.

Fonte: commonware.org 

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