La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

mercoledì 2 novembre 2016

Da quando l'economia è da Nobel?

di Olmo Viola 
È già trascorso più di un secolo da quando per la prima volta vennero concretizzate le volontà di Alfred Nobel attraverso la prima assegnazione dei premi nel 1901. Il primo premio Nobel per la pace venne assegnato a due persone: a Jean Henry Dunant fondatore della Croce Rossa e a Frederic Passy, promotore del primo congresso universale per la pace. Il premio Nobel per la fisica fu assegnato a Wilhelm C. Rontgen come riconoscimento per la scoperta dei raggi Rontgen, più comunemente conosciuti come raggi X. Il Nobel per la chimica se lo aggiudicò Jacobus H. van’t Hoff per la scoperta della dinamica chimica e pressione osmotica delle soluzioni.
Emil Adolf von Behring fu insignito del premio Nobel per la fisiologia o medicina, per il suo lavoro sulla sieroterapia e la sua applicazione alla difterite. Infine il Nobel per la letteratura lo vinse Sully Prudhomme: le motivazioni esaltavano le sue capacità compositive, il suo idealismo, le sue qualità di cuore e intelletto. Costoro rappresentano i capostipiti di una lunga serie di successori, esempi per ogni nuova generazione che cerchi tra queste figure ispirazioni per la propria ricerca.
A questo punto della lettura, forse, qualcuno starà pensando che si sia compiuto un errore, un’omissione. E il Nobel per l’economia? Nel 1901 non esisteva. Non era previsto, in quanto Alfred Nobel nel suo testamento non lo menzionava. Così come non menzionava un premio per la matematica. Dopo l’istituzione dei premi Nobel i matematici hanno organizzato, indipendentemente, i loro premi per riconoscere i contributi più geniali dei manovali della materia, istituendo per esempio la medaglia Fields e più recentemente il premio Abel.
Evidentemente, a principio, gli economisti si devono esser sentiti ingiustamente ignorati. A risollevar loro il morale ha pensato la Banca di Svezia, che nel 1968, per festeggiare il suo trecentesimo anno di vita, istituì Il “Swedish National Bank's Prize in Economic Sciences in Memory of Alfred Nobel”, tradotto: premio della Banca di Svezia per le scienze economiche in memoria di Alfred Nobel. In memoria. Ricollegandosi a Nobel ne hanno sfruttato il prestigio e l’equiparazione è riuscita impunita. Anche la gestione è stata delegata alla stessa fondazione Nobel e tutto è filato liscio attraverso l’assegnazione annuale accostata agli altri premi tradizionali.
Nel 1888 Alfred Nobel lesse un poco lusinghiero necrologio dedicato alla sua persona. Si trattava di un malinteso: il giornalista ricevette una notizia errata, a morire era stato il fratello ma pensò si trattasse di Alfred, così esplicitò il proprio sincero astio su carta, contro colui che si era arricchito con l’invenzione della dinamite. L’inventore svedese ne rimase assai colpito, ed evidentemente i suoi crucci sull’idea che la gente avrebbe conservato della sua persona lo indussero a prendere provvedimenti. Così nacque l’idea dell’istituzione dei premi, che all’inizio come già ricordato non includevano l’economia. A confermare non solo l’indifferenza della famiglia Nobel verso questo specifico premio, ma una vera e propria contrarietà, ha pensato un discendente di Alfred, Peter Nobel, che ha espresso più volte il suo disappunto: a suo parere “il premio è stato elaborato solo per migliorare la reputazione degli economisti”[1]. Un’operazione di marketing insomma. Già nel 1968 la famiglia Nobel accolse con disappunto la notizia delle intenzioni della banca e i resoconti riportano il loro insuccesso nel tentativo di tenere separati almeno nominalmente i premi[2].
Un altro genere di critica è stata avanzata: l’associazione con premi come quello per la chimica, la fisica, la medicina, crea nel pubblico un’analogia automatica che induce a pensare che si tratti anche in questo caso di una scienza sperimentale, e che conseguentemente così come con calcoli matematici e conoscenze fisiche si possono mandare utili satelliti in orbita, allo stesso modo con calcoli matematici e modelli economici si possano dominare i mercati e indicare ai politici quali sentieri di economia politica intraprendere[3]. La questione dello statuto epistemologico dell’economia è tutt’altro che chiusa[4]. Anche per questo un anno fa un membro dell’accademia reale svedese delle scienze ha chiesto l’abolizione del premio[5]. Ma si registrano anche coincidenze critiche curiose: nel 1974 Friedrich Hayek e Gunnar Myrdal condivisero il premio; poco dopo Hayek dichiarò che se a principio lo avessero contattato per chiedergli un parere sull’istituzione del premio lui avrebbe espresso la sua contrarietà, mentre Myrdal sostenne che il premio andava abolito perché dannoso, essendo stato consegnato anche a reazionari come Hayek![6]
Recentemente Lars Syll, professore di scienze sociali presso l’università di Malmö, ha raccontato un aneddoto interessante[7]. Tempo fa gli capitò di discutere con un membro del comitato che decide a chi assegnare il premio per l’economia, e gli chiese come mai non avessero mai preso in considerazione l’assegnazione del Nobel a Nicholas Georgescu Roegen per il suo contributo allo sviluppo della bioeconomia e per le sue idee sulla decrescita[8]. La risposta fu che Roegen non fondò mai una scuola e che se si pensa al movimento ecologista, fondamentalmente, quello è un tipo di scuola “sbagliato”! Si può inferire dunque che per essere eleggibile si debba essere appartenenti a certi tipi di scuole più uguali di altre, altrimenti si è esclusi a priori. Dei 76 vincitori, ad oggi, 28 provengono dalla scuola di Chicago, l’80% è di nazionalità statunitense e solo il 7% è nato in un paese non appartenente al mondo occidentale. Significativo è anche il fatto che una sola donna sia stata finora premiata.
Che gli economisti stiano attraversando un periodo turbolento nella gestione della propria disciplina è sotto gli occhi di tutti, e il momento dell’assegnazione del premio Nobel dovrebbe stimolare una riflessione pubblica sull’economia un poco più diffusa di quanto non stia avvenendo quest’oggi, perché aldilà del problema se gli economisti di oggi siano più sciamani o più scienziati, concretamente influenzano la nostra esistenza. Come afferma ambiguamente il Nobel per l’economia Robert Mundell: “il fatto è che [il premio] aiuta a vendereidee e mantiene le persone interessate”[9].

NOTE








[8] Roegen pubblicò: The Entropy Law and the Economic Process, Cambridge, Harvard University Press, 1971. In questo libro descrisse come l’entropia non potesse essere evitata o aggirata da nessuna teorizzazione economica, e come ne conseguisse la necessità di ripensare le varie teorie economiche tenendo conto dei vincoli ecologici propri della biosfera.


Fonte: Micromega online - La Mela di Newton 

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