La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

martedì 30 gennaio 2018

Berlusconi e Renzi verso il partito unico







di Peppino Caldarola
Dalle urne potrebbero sorgere due “imperi del male”: uno lungo l’asse Di Maio-Salvini, l’altro fondato sul patto Pd-Fi. La sinistra si è persa. Per questo occorre pensare a un patto di ricostruzione

Sarebbe troppo facile scrivere spiritosaggini o parole amare dopo aver letto le liste. Mai come questa volta i partiti, tutti, hanno dato il peggio di sé. Renzi ha al solito primeggiato nell’uso feroce della clava (leggi in anteprima il programma economico del Pd). È una pessima persona. Chi rimarrà a casa se ne farà una ragione. Io personalmente sono addolorato per tre persone. Due che conosco bene e una che ammiro per quello che fa. Parlo di Gianni Cuperlo e di Angelo Rughetti, due storie politicamente diverse ma accomunate dalla dignità e, diciamolo, anche dalla bravura (e spero fino all’ultimo che possano rientrare). Mi addolora l’assenza del dottor Pietro Bartolo. E mi fermo qui.

IL DUOPOLIO CENTRISTA. Ora bisogna guardare oltre sapendo alcune cose. Il prossimo parlamento sarà non solo un pessimo parlamento ma sarà anche il luogo dove la politica latiterà. È già stato tutto deciso. Se non ci sarà una maggioranza di destra, e non ci sarà, lo schema che anche le liste rivelano è un accordone Pd-Forza Italia come asse di qualunque soluzione. La renzizzazione di Berlusconi o la berlusconizzazione di Renzi sono il dato evidente di questa nuova fase. Ci siamo liberati dall’ossessione comunista e siamo precipitati nel duopolio centrista con forti marcature di destra. Colpisce anche la disinvoltura con cui Renzi ha candidato gente di destra ma soprattutto gente di Berlusconi e come quest’ultimo abbia attentamente valutato dove poteva favorire, con suoi candidati deboli, il suo sodale fiorentino. La sinistra si è fatta ancora una volta annichilire. La sinistra interna al Pd non ha mai avuto una strategia non se non quella di “resistere resistere resistere”. La sinistra che è uscita ha provato di fronte al mondo che quella scissione era inevitabile perché Renzi era animato da uno spirito di vendetta inusitato ma non ha dato vita a un cartello elettorale all’altezza del compito. È andata, ormai.

UN PATTO PER LA RICOSTRUZIONE. Io penso che per chi è di sinistra il Pd sia politicamente invotabile. Poi ciascuno sceglierà a chi dare il proprio consenso. Tuttavia la sinistra, ma anche le forze democratiche tout court, penso a un asse che va da Enrico Letta a Calenda persino agli stessi Prodi e Pisapia, dovrebbero mettere mano alla ricostruzione. La ricreazione è finita, anche gli odi personali vanno accantonati. Qui rischiamo di trovarci di fronte a due “imperi del male”, l’uno lungo l’asse Di Maio–Salvini, l’altro fondato sul patto Renzi-Berlusconi (avviati ormai inesorabilmente verso il partito unico). Anche chi come me pensa a una formazione di sinistra, chiamata socialista, dal profilo critico verso il capitalismo finanziario e sorretta da movimenti di massa non può nascondersi che la chiave della ricostruzione di una speranza passa dal legame con le forze liberali, laiche e cattoliche. Serve un patto simile a quello stipulato, anche se troppo presto abbandonato per la guerra fredda, nell’immediato Dopoguerra.

ALLEANZA VECCHI E GIOVANI. Un patto di ricostruttori che abbia gli obiettivi di un rilancio dell’Italia come luogo di bellezza ma anche di economia vera, di ricostruzione dei fondamenti della democrazia, attraverso un nuovo ruolo dei partiti e di tutto l’associazionismo, e infine con una posizione attiva nella politica mediterranea e verso le nuove potenze mondiali. Se ci si pensa queste caratteristiche sono collegabili alla grande esperienza sia socialdemocratica europea, sia al cattolicesimo di governo, sia ai punti alti della sinistra italiana, quella socialista e quella comunista. L’idea che il lavoro di ricostruzione deve partire dai giovani è pura retorica. Se i vecchi non forniscono gli strumenti culturali e le prove di coraggio, i giovani guarderanno alla politica con estraneità o come possibilità, per pochi di loro, di lavoro.

IL DOPO ELEZIONI. La campagna elettorale non aiuterà questo processo. Non sappiamo cosa accadrà. I sondaggi ormai valgono poco. Può darsi che i 5 stelle non siano così forti, che Berlusconi abbia già recuperato il recuperabile, che Renzi possa perdere tutto o mantenere un bottino che gli consenta di trattare con l’ex Cavaliere. Può darsi che LeU abbia un buon risultato anche se con le liste ha fatto di tutto per perdersi. Chi è impegnato in campagna elettorale la faccia. Chi si sente fuori, il vasto mondo a cui appartengo degli apolidi di sinistra, pensi a come e cosa si dovrà fare dopo.

Fonte: lettera43.it

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.