La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

domenica 10 aprile 2016

E’ primavera referendaria!

di Roberta Fantozzi 
È partita sabato la raccolta delle firme sui referendum, mentre continua e si intensifica la campagna elettorale per il 17 aprile in una staffetta simbolica in cui il primo tempo, quello del referendum sulle trivelle, collocato dal governo in una data impossibile per il raggiungimento del quorum, può diventare all’opposto il miglior lancio di tutta la campagna. L’affaire Guidi ha squadernato davanti agli occhi di tutti l’intreccio tra interessi privati e scelte politiche, la subordinazione dell’interesse pubblico a quello di pochi affaristi, dando un colpo rilevante alla credibilità del governo e al tempo stesso una forte spinta al voto. Come registrano tutti i sondaggi, il quorum è possibile e questi giorni di campagna possono essere decisivi! La partenza della raccolta firme è una buona partenza.
Certo si scontano ritardi, le firme da fare sono tante, i promotori diversi, ed il percorso sarà faticosissimo. Ma questi referendum sono straordinariamente importanti.
Lo sono perché possono rappresentare la costruzione in corso d’opera di un nuovo campo di forze, di un’alleanza tra tanti e diversi soggetti, che pure hanno promosso ognuno con un proprio percorso l’appuntamento referendario. Scuola, lavoro, ambiente e beni comuni, Costituzione: alle spalle ci sono movimenti che in alcuni casi come in quello della scuola hanno realizzato livelli impensabili di unità tra studenti, docenti, lavoratori, famiglie, come tra le diverse organizzazioni sindacali; grandi mobilitazioni come quelle contro il Jobs Act; migliaia di iniziative capillari sul terreno dell’ambiente, della salute, dei beni comuni; un lungo periodo di preparazione per quel che riguarda Costituzione e legge elettorale.
Il filo che li lega, al di là dell’articolazione dei comitati promotori, è fortissimo. E’ la volontà di dare una risposta su tutti i principali terreni su cui si è esercita l’azione degli ultimi governi e del governo Renzi in particolare, quell’azione che ha puntato a far diventare il neoliberismo autoritario la costituzione sostanziale del nostro paese. Neoliberismo autoritario: cioè dominio del mercato, mercificazione integrale di ogni ambito della società, connesso alla distruzione della democrazia per dare ogni potere a “l’uomo solo al comando”.
La controriforma costituzionale insieme all’Italicum non hanno altro obiettivo che quello di attuare il programma eversivo esposto senza pudore nel documento del 2013 di J.P.Morgan, quel programma per cui le costituzioni dei paesi europei andavano sovvertite perché portavano impresso il segno della lotta di liberazione, la “forte influenza socialista, che riflette la forza raggiunta dai partiti di sinistra dopo la sconfitta del fascismo” e dunque prevedono “la tutela costituzionale dei diritti dei lavoratori.. il diritto di protestare se sono proposte modifiche sgradite dello status quo.. esecutivi limitati nella loro azione dalle Costituzioni”. Tutte cose da spazzare via per poter imporre “l’agenda delle riforme”: il dominio delle élites economiche e finanziarie, attraverso la concentrazione di ogni potere in poche mani.
Né è altro l’obiettivo della controriforma della scuola: eliminare un presidio di democrazia decisivo per quella società dell’uguaglianza promessa dall’articolo 3 della nostra Costituzione, costruire una scuola che all’opposto acuisce le differenze di classe e territorio, cancella il principio costituzionale della libertà di insegnamento, concentra tutti i poteri nelle mani dei dirigenti scolastici.
E che cos’è il Jobs Act se non la volontà di distruggere ogni libertà e soggettività delle lavoratrici e dei lavoratori per poter imporre con il ricatto della precarietà e dei licenziamenti, il dominio unilaterale delle imprese?
Né altra è la logica per cui dalle trivellazioni agli inceneritori, ciò che conta non è la salvaguardia della natura e la necessità di mettere in atto politiche che diano risposta alla crisi ambientale e climatica, ma il fare tabula rasa di ogni vincolo al potere delle grandi multinazionali.
Dovremo stare in campo in questi mesi con la capacità di parlare di ogni singolo quesito e ad ogni parte della società che viene direttamente colpita dalle politiche del governo, costruendo allo stesso tempo la connessione tra temi e soggetti.
I referendum sono l’occasione per dire che il popolo italiano non ci sta. Rappresentano la possibilità di opporre alla costituente neoliberista del governo Renzi, una controcostituente popolare per l’alternativa.
Va costruita, con la raccolta firme e con le iniziative. Noi ci siamo.

Fonte: Rifondazione Comunista 

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