La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

domenica 10 aprile 2016

La corsa del Sì guarda Parigi

di Rachele Gonnelli 
Agli italiani progressisti piace catturare lo sguardo d’Oltralpe quando la Francia fa la Francia, patria dei Lumi e delle idee rivoluzionarie. E la moratoria chiesta dalla ministra dell’Ambiente francese Ségolène Royale per le trivellazioni in tutto il Mediterraneo, pronunciamento arrivato giusto a dieci giorni dal referendum italiano sulla stessa questione, provoca in tutti gli attivisti per il Sì alla consultazione del 17 aprile un moto di sincero ringraziamento. Nuova linfa per l’ultima, decisiva, battaglia di idee e mobilitazione, al fine di ottenere il quorum del 50 più uno per cento.
«Ringrazio il ministro francese», così attacca il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, presentando il concertone di domenica a Bari che ha chiuso la tre giorni di mobilitazione elettorale nel week-end precedente al voto. «Parigi guarda al futuro», dice Rossella Moroni, presidente di Legambiente da un altra iniziativa a Pescara.
La Francia puntando su solare eolico e efficienza energetica è uno stimolo in più per il governo Renzi ad abbandonare le fonti fossili, «che alimentano un modello energetico insostenibile dal punto di vista ambientale, non democratico, opaco e corrotto», sostiene.
E per assicurarsi, diciamo così, che appunto Roma «segua l’esempio francese il Comitato «Vota Sì, ferma le trivelle», che riunisce tutte le associazioni, le istituzioni locali e i comitati referendari, ha chiesto ieri un incontro pubblico al premier Renzi «per un confronto sulla vera posta in gioco del referendum: le scelte energetiche da fare per raggiungere l’indipendenza energetica e affermare un modello di sviluppo sostenibile».
Un modello di sviluppo pulito su cui in verità Renzi aveva già preso impegni strategici nel dicembre scorso sottoscrivendo il documento finale della Cop21 proprio a Parigi. In preparazione del summit Onu al capezzale del pianeta e sulla spinta dell’Enciclica verde di papa Francesco, Renzi aveva anche promesso un Green Act che avrebbe dovuto lottare contro il riscaldamento globale con misure come la carbon tax, nuovi incentivi per l’installazione di impianti fotovoltaici e per il risparmio energetico.
Ma di questo Green Act si sono perse le tracce da giugno. Mentre si sono visti -e bene nelle ultime settimane – gli emendamenti, messi e tolti nella legge di Stabilità a favorire gli amici del «quartierino petrolifero» e lo Sblocca-Italia. Ora la decisione del governo francese che segue la moratoria anti trivelle decisa dal governo croato lo scorso 22 gennaio.
La ministra Ségolène ha deciso di chiudere a ulteriori pozzi di ricerca di idrocarburi sulla spinta dell’ultimo disastro ambientale: la rottura accidentale della conduttura di una raffineria Total che ha riversato oltre 500 litri di pece nera nel fiume Loira.
Il premier croato invece è stato spronato dagli attivisti della rete One Adriatic che in questi giorni si trovano sull’altra sponda del mare più trivellato d’Italia, a Pescara, per quello che definiscono «un abbraccio collettivo al mare che ci bagna entrambi».
Sabato sulla spiaggia in pieno centro cittadino la delegazione di associazioni ambientaliste di Croazia, Bosnia-Erzegovina, Slovenia, Montenegro, Albania che fanno parte della rete One Adriatic ha preso parte al flash-mob di Legambiente «per un un Adriatico libero dalle trivelle» all’interno della tre-giorni «Mille piazze, un mare di Sì» che si concluderà stasera a Bari.
«C’è un clima di entusiasmo – ha detto la presidente del Cigno verde Moroni – perché si è creato un movimento trasversale di tutti i colori, non è una battaglia di parte, ma piuttosto una battaglia generazionale per immaginare un modo diverso di vivere in questo Paese. Vogliamo un modello energetico distribuito sul territorio, democratico, sostenibile, trasparente e che coinvolga i cittadini. I posti di lavoro legati alle estrazioni possono essere riconvertiti e votare Sì non vuol dire contribuire alla perdita di posti di lavoro. Dispiace che una parte della sinistra, dal Pd alla Cgil e alla Regione Abruzzo, non abbia colto tutto questo».
I Verdi a Roma protestano – Angelo Bonelli e Gianfranco Mascia sono al quarto giorno di sciopero della fame – perché la rete ammiraglia della Rai ha dedicato «appena 55 secondi al giorno alle ragioni del Sì e del No al referendum del 17 aprile contro 60 minuti alla promozione del libro del figlio del boss Totò Riina». Chiedono l’intervento del capo dello Stato Sergio Mattarella a tutela dell’informazione per la consultazione referendaria.
Nel frattempo i comitati del Sì fanno di tutto per informare «dal basso». Ieri alla maratona di Roma, la più partecipata d’Italia, oltre a volantinaggi e striscioni un gruppo di corridori ha portato pettorine con la scritta «No alle trivelle, vota Sì il 17». Della serie: corri, anche per un voto in più.

Fonte: il manifesto 

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