La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

martedì 21 giugno 2016

Arrivederci amore ciaone

di Giuseppe Civati
Se prendi un partito di centrosinistra già parecchio ‘compromesso’, se decidi di trasformare le larghe intese in un progetto politico, se fai fare a quel partito e a quello schieramento cose perfettamente contrarie al suo programma elettorale, se adotti misure della destra (quella italiana, oltretutto) più classica, se ti schieri dalla parte dell’establishment e ti trasformi in un uomo di potere, se condisci tutto quanto con una dose di arroganza fuori da ogni consuetudine repubblicana, poi non ti stupire se nasce un partito della nazione speculare al tuo, che sceglie il campo dell’assalto all’establishment, che lo fa con una forte carica di giovanilismo e di rottamazione, che è più capace di essere trasversalista di te, più aggressivo di te, più disinibito di te, perché non ha armadi né scheletri, né colpe da farsi perdonare.
Se disprezzi il passato, quale esso sia (tutti i governi precedenti al tuo, buoni a nulla e incapaci di tutto), troverai una forza più futurista della tua, che ha solo il futuro perché anche il suo presente è un’aspettativa, un’opzione, una minaccia per alcuni e una speranza per altri. E di certo non ha il passato, né le responsabilità che tu hai assunto, in uno schema però di palazzo e cercando conferme troppo immediate.
Se decidi di ‘polarizzare’ superando tu per primo le categorie di destra e di sinistra, autorappresentandoti come polo a cui contrapporsi (un «tutti dentro» a cui corrisponde un «tutti fuori»), personalizzando su te stesso e al massimo su un altro ministro tuo alter ego tutta la partita politica, se non ascolti nessun’altra voce se non la tua o quelle che ti risuonano, non ti stupire se si alza un urlo eguale e contrario, solo più tonitruante.
Se pensi di recuperare a destra i voti che perdi a sinistra, attenzione, perché prima o poi inizierai a trovare quella destra che comunque ti ritiene lo stesso troppo di sinistra, anche se lo sei molto poco, e pretende di associare altre politiche di destra a quelle che hai scelto (aggiungendo magari la questione immigrazione a quella del lavoro, per capirci).
Se diventi arrogante e volgare, non puoi rimproverare l’arroganza e la volgarità altrui. Se nella città di mafia capitale parli di un «eventuale fascicolo che sarebbe il caso che la Procura aprisse», se pur non dicendo esattamente come stanno le cose e affidandoti spesso a mezze verità scrivi #bugiarda, sappi che scivoli su un terreno dove si perdono anche le ultime distinzioni e davvero sì tutti sono uguali. E allora si vota chi è più uguale e egualitario di te.
Se apostofi con il ciaone, in questo schema così simmetrico, speculare, verrebbe da dire reciproco, sappi che qualcuno il ciaone te lo restituirà. Con una ironia che si trasformerà presto in sarcasmo. Anzi, con il sorriso, come vuole una certa retorica: un sorriso mannaro. Anche perché non sei più tu l’outsider, sei l’insider. Ed è finito il gioco per cui potevi dare la colpa agli altri, senza spiegare come si fa a cambiare. Esattamente quanto sta succedendo a te. E alla politica italiana in generale. Che è molto più grave e preoccupante.
P.S.: un caveat fondamentale, mi raccomando, per tutti gli altri. Per le stesse identiche ragioni per le quali c’è stato questo risultato è ragionevole pensare che al referendum possa passare il sì alle riforme. Perché certi messaggi – tipo quello, abbastanza scandaloso per un partito che viene dal Pci e dalla sinistra Dc, del «meno politici» – possa toccare analoghe corde di quelle che hanno risuonato tra primo e secondo turno a sfavore del governo.

Fonte: ciwati.it

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