La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

martedì 21 giugno 2016

L'America nera e il sonnambulismo neoliberista. Intervista a Cornel West

Intervista a Cornel West di George Souvlis 
​​I​n questa intervista concessa in esclusiva a George Souvlis, Cornel West parla del neopopulismo di Bernie Sanders e del neo-fascismo di Donald Trump, puntando il dito contro “il carrierismo miope e il narcisismo cronico” che hanno impedito alla sinistra una seria critica del neoliberismo dell’amministrazione Obama. L’anno scorso, quando Bernie Sanders ha annunciato che si sarebbe candidato per il partito Democratico alla presidenza degli Stati Uniti, in pochi credevano che avrebbe avuto anche il minimo successo. Molti pensavano che sbandierare idee come “socialismo democratico” o “rivoluzione politica” gli avrebbe alienato l’elettorato americano. Da quel momento in poi si sono susseguite, al contrario, una serie di sorprendenti vittorie in vari stati. 
Pochi sono in grado di spiegare questi sviluppi – nonché la preoccupante ascesa di Donald Trump - meglio del filosofo e intellettuale americano Cornel West. Il suo lavoro sul ruolo di razza, genere e classe nella società americana, e la sua esperienza politica come membro dei Socialisti Democratici d’America gli consentono una comprensione acuta dell’attuale momento politico e del suo significato per la sinistra. La sua opinione ha anche una maggiore pregnanza all’interno dell’attuale scena politica Americana, considerato che Sanders lo ha incluso tra quanti dovrebbero scrivere il nuovo manifesto politico del Partito Democratico.
Quali sono state per lei le influenze politiche e intellettuali più formative?
"Prima di tutto io sono un cristiano rivoluzionario, radicato in un indicibile amore per la mia famiglia nera e la mia chiesa nera, e ancorato a un’incrollabile idea di libertà grazie ai miei mentori (Martin Kilson, Hilary Putnam, Sheldon Wolin, Preston Williams, Stanley Aronowitz, Richard Rorty) e ai miei colleghi (James Cone, Edward Said, Jeff Stout, James Washington, Paul Bove, Toni Morrison). 
E va da sé che alcuni miei ex allievi (adesso figure formidabili) come David Kim, Imani Perry, Eddie Glaude, Leora Batnitzk, Farah Jasmine Griffin, Andre Willis, e Matthew Briones hanno influenzato profondamente il mio pensiero e il mio agire. Nel 1968 l’assassinio di Martin Luther King, Jr. ha acceso la fiamma del mio attivismo, e l’ internazionalismo rivoluzionario delle Black Panthers – a loro volta influenzate da Malcom X e Frantz Fanon- ha avuto un impatto sulla mia teoria e la mia prassi.
Riguardo poi alle figure che hanno contribuito a formare l’idea che ho di me stesso, debbo citare John Coltrane, Anton Chekhov, Rabbi Abraham Joshua Heschel e Dorothy Day."
Si considera un marxista?
"Non sono né un marxista né un anti-marxista. Da cristiano attribuisco gran peso alla dimensione morale e spirituale dell’uomo, aliena a molta - se non alla maggior parte della - tradizione marxista. E in quanto “Bluesman dell’intelletto”, ho una disposizione tragicomica nei confronti della realtà, che stona con buona parte della tradizione marxista. In quanto rivoluzionario, mi sforzo di evidenziare come le varie strutture di dominio e sfruttamento perdano di vista la preziosa umanità e individualità dei nostri fratelli e delle nostre sorelle: di qui, l’indispensabilità delle analisi marxiste riguardo l’ economia politica, la società e la storia.
Insomma sono uno che combatte per la libertà a ritmo di jazz, spinto da un irrefrenabile amore per gli esseri umani, guidato da analisi flessibili e proteiformi cui seguono azioni concrete volte a preservare il pianeta e a dare forza ai dannati della terra."
E’ d’accordo con chi, a Sinistra, dice che il Partito Democratico non può essere riformato nell’interesse della classe lavoratrice? Qual è l’eredità dell’amministrazione Obama?
"Siamo a un punto di svolta nella storia Americana. Dobbiamo scegliere tra un neo fascismo in fieri (Trump), un neoliberismo in fase decadente (Clinton) e un neo-populismo in fase ascendente (Sanders). L’establishment - sia nel Partito Democratico che in quello repubblicano - si sta disintegrando. Obama è l’ultimo sussulto del neo-liberismo emerso durante la presidenza Carter, che fu una risposta a tutto campo alla crisi strutturale dell’economia globale della metà degli anni ’70.
Questo tentativo di finanziarizzare, privatizzare e militarizzare le risposte ai problemi strutturali – economia, carceri, sicurezza e comunicazione - ha prodotto una notevole disuguaglianza economica, una cultura superficiale e una corruzione dilagante in ogni sfera. Entrambi i partiti politici sono stati collusi con questo progetto.
Nell’immediato, molto dipenderà da come verrà condotta la campagna di Sanders nel mese di luglio, e da cosa faremo noi sostenitori critici di Sanders dopo luglio."
Come giudica il fenomeno Trump?
"Donald Trump è un multimiliardario pseudo-populista con una tendenza autocratica e una personalità narcisistica: studia da neo fascista, dunque. Il suo progetto è una miscela letale di grandi banche, mega corporation, capri espiatori da xenofobi (messicani, donne, musulmani, neri, e gay), ansia economica e malessere nazionale insieme ad aspirazioni militaristiche all’estero. Tutto ciò ha proprio l’aspetto di un fascismo stile-USA: ci sono echi di It Can't Happen Here (1935) di Sinclair Lewis, classica visione romanzesca del fascismo Americano."
Bernie Sanders può fare la differenza? Lui si definisce un socialista democratico, cosa rappresenta per lei questa tradizione politica? 
"Bernie Sanders è un raro esempio di genuina integrità e convinzione profonda, uno che per 50 anni ha condotto una battaglia contro la plutocrazia, la xenofobia e la supremazia maschile negli USA. Meno di un anno fa aveva il 3% nei sondaggi. Oggi ha una possibilità concreta di battere la trentennale macchina-Clinton.
Sebbene Sanders si definisca un socialista democratico, il suo programma è invece chiaramente neo-populista: il governo che arriva a salvare i poveri e i lavoratori schiacciati dall’avidità di Wall Street e dall’indifferenza della grande borghesia di fronte alle sempre minori opportunità offerte ai cittadini vulnerabili. Dato che abbiamo visto il governo correre in soccorso di Wall Street e abbiamo visto come i lobbisti garantiscono la sicurezza dei ricchi, il fascino del populismo di Sanders è ben comprensibile. Ma essendo stato un socialista democratico per 35 anni - e adesso un compagno del caro Fratello Bernie - posso dire con certezza che il suo è per l’appunto un programma neo-populista e non socialdemocratico."
Se Sanders fallisce, come pensa che possa emergere dalla sua campagna un movimento sociale?
"Le campagne politiche non sono movimenti sociali. Anche le grandi campagne come quelle di Jackson negli anni Ottanta, quelle più recenti di Obama o quella di Sanders oggi, non sono movimenti sociali. Dobbiamo distinguere tra impeti sociali, ribellioni sociali e movimenti sociali. Stante la massiccia attenzione alla sicurezza nazionale e il pervasivo sistema carcerario, i movimenti sociali negli USA sono stati rari, e ciò vale per il passato, il presente e il futuro. L’impero americano è oggi più maturo per una contro-rivoluzione piuttosto che per una rivoluzione, per movimenti di destra più che per quelli di sinistra. Ciò soprattutto a causa delle profonde radici xenofobe del paese e dei forti sentimenti militaristici della sua cultura. Per questo l’esito più probabile degli impeti di progressismo sociale e delle caotiche ribellioni cui assistiamo oggi è una trasformazione delle nostre priorità e qualche concessione strappata alle avide élite del nostro paese. E’ per questo che la dimensione morale e spirituale dell’attivismo sociale è cruciale per sostenere il nostro desiderio di combattere il sistema dall’interno e dall’esterno anche se le possibilità di vittoria immediata sono poche!"
Come interpreta il dibattito sui motivi per cui il messaggio di Sanders non sembra avere il riscontro atteso presso alcuni elettori neri?
"I neri sono la fetta di elettorato più progressista se si tratta di economia, razzismo e istruzione. Bernie Sanders è il candidato più progressista rispetto a questi temi. Sino ad ora i neri sono rimasti legati al progetto neoliberista di Clinton, che ci è ben familiare, laddove Sanders è ancora relativamente sconosciuto. I neri temono Trump. Ma sono riluttanti nel credere nel cambiamento proposto dal poco noto Sanders. Mi sembra palese – e lo sosteniamo in molti, tra cui anche Adolph Reed, Jr. e Michelle Alexander - che le politiche neoliberiste e militariste di Clinton hanno prodotto un gran danno alla classe lavoratrice e ai poveri, sia negli USA che all’estero. Tuttavia la notevole visibilità di politici neri e neoliberisti, opinionisti dei corporate media neri e neoliberisti, nonché intellettuali neri e neoliberisti, ha reso più debole l’impatto delle nostre posizioni. Che tuttavia la macchina-Clinton – attualmente ammantata del costume di Obama - stia andando in panne, è sempre più evidente. Il sonnambulismo neoliberista dell’America nera sta per finire!"
Cosa ne pensa di Black Lives Matter, pensa che questo tipo di organizzazione abbia un futuro?
"L’emergere di Black Lives Matter è un meraviglioso momento di nuova militanza, il primo segno che il sonnambulismo dell’America nera si sta sfaldando. Questa presenza mette a nudo la corruzione spirituale e la vigliaccheria morale di buona parte della leadership nera, politica, intellettuale e religiosa. Il carrierismo miope e il cronico narcisismo che impediscono qualsiasi seria critica al neoliberismo di Obama adessonon funzionano più, grazie al coraggio di questi giovani che hanno manifestato davanti ai carri armati per mostrare il loro amore per quelli che sono stati uccisi da una polizia che non deve rispondere a nessuno, durante il mandato di un presidente nero, un procuratore generale nero e un membro nero dell’Homeland Security. Un vero e proprio atto d’accusa nei confronti dell’establishment nero neo-liberista. Questa è solo la punta dell’iceberg che si sta sciogliendo per le elite nere rimaste in silenzio ad accontentarsi delle quisquiglie simboliche mentre i veri poveri neri venivano schiacciati. Martin King, Malcolm X e Fanny Lou Hamer si rivoltano nella tomba; ma poi sorridono grazie agli attivisti di Black Lives Matter."
Che forma organizzativa sceglierà Black Lives Matter?
"Difficile a dirsi. Quello che è certo è che i poteri forti proveranno ad ammorbidirli e ad inglobarli nella speranza di diminuire l’impatto delle loro voci e delle loro testimonianze. Ho voglia di fare semplicemente parte di questo processo decisionale, non come figura centrale ma come un vecchio collaudato che ha voglia di imparare e ascoltare, pur continuando a dire e a fare!
Vorrei infine dire due parole in merito alle seguenti figure pubbliche:
1) Beyonce – La più grande intrattenitrice della sua generazione, padrona del proprio corpo e dei propri soldi; e tuttavia parte della nostra cultura dello spettacolo e dell’immagine che lascia poco spazio, o nessuno, a figure come la geniale, immensa e appassionata Aretha Franklin!
2) Gill Scott-Herron – Uno straordinario artista nero rivoluzionario, padrino dell’hip-hop
3) Frantz Fanon – Il più grande intellettuale nero rivoluzionario del ventesimo secolo
4) Malcolm X – Devoto alla verità, è stato il più coraggioso rivoluzionario nero della storia degli USA: sincero, fattivo, incorruttibile nel suo amore per il popolo nero."

Traduzione di Letizia Gullo
Fonte: palermo-grad.com

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