La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

martedì 21 giugno 2016

Erdogan minaccia i parlamentari di Berlino (ma Merkel fa spallucce)


di Alessandro Somma
Tra il 1915 e il 1916, al principio del primo conflitto mondiale, l’Impero ottomano sterminò circa un milione e mezzo di armeni e altri appartenenti a minoranze cristiane, portando così a termine un progetto di pulizia etnica iniziato sul finire dell’Ottocento. Nel corso degli anni, circa trenta Paesi, tra cui l’Italia, hanno riconosciuto che si è trattato di genocidio, ovvero, per usare le parole delle Nazioni Unite, di un “crimine di diritto internazionale” commesso “con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso”[1].  La Germania è stata l’ultimo Paese ad adottare una risoluzione in questo senso. Alla fine del mese scorso il Parlamento tedesco l’ha votata su iniziativa di tutti i gruppi parlamentari, cogliendo anche l’occasione per precisare alcune vicende rilevanti per la storia della Germania.
Innanzi tutto si è detto che il riconoscimento dello sterminio degli armeni non implica una revisione della tesi, fondativa di quanto Habermas chiama patriottismo costituzionale, per cui l’Olocausto costituisce un evento incomparabile quanto a portata storica. Si sono poi riconosciute le responsabilità del Reich tedesco, all’epoca alleato dell’Impero ottomano, che “nonostante fosse in possesso di informazioni univoche sull’espulsione e lo sterminio degli armeni, non ha tentato di impedire questo crimine contro l’umanità”[2]
La risoluzione è stata accolta quasi all’unanimità: non l’ha approvata solo Bettina Kudla, deputata cristianodemocratica già prima cittadina di Lipsia, immaginando che avrebbe complicato le relazioni turco tedesche[3]. Del resto il Erdogan aveva fornito elementi univoci in questo senso: aveva ad esempio telefonato ad Angela Merkel per minacciare conseguenze serie nel caso il Parlamento tedesco avesse etichettato lo sterminio degli armeni come genocidio. 
Le prime reazioni del Presidente turco non sono state particolarmente preoccupanti, almeno se raffrontate allo stile cui ci ha abituati: si è limitato ad alzare i toni o a compiere passi diplomatici relativamente significativi, come il richiamo dell’ambasciatore a Berlino. Da qualche giorno, però, le cose si sono decisamente complicate, lo scontro ha raggiunto livelli forse non immaginati neppure dai più smaliziati osservatori politici. 
Erdogan se l’è presa con gli undici parlamentari tedeschi di origine turca che hanno votato la risoluzione, riconducibili a tutti i partiti rappresentati in Parlamento: Cristianodemocratici (Cemile Giousouf), Sinistra (Sevim Dağdelen, Azize Tank), Socialdemocratici (Metin Hakverdi, Mahmut Özdemir, Cansel Kiziltepe, Aydan Özoğuz, Gülistan Yüksel) e Verdi (Ekin Deligöz, Özcan Mutlu, Cem Özdemir). Li ha accusati di essere “un prolungamento in Germania del terrorismo separatista”, aggiungendo che nelle loro vene scorre sangue “deteriorato”, e che comunque occorrerebbe “farlo analizzare in laboratorio” per verificare se davvero sono di origine turca[4]. Il tutto perché non si comportano come esecutori della volontà del Presidente turco, che evidentemente vuole ricostituire l’Impero ottomano su base etnica, e nel frattempo esercitare potere su chiunque sia biologicamente riconducibile alla costituenda nuova entità politica. 
In questo clima da razzismo biologico, che anche il capo del nazismo alimentò proprio per porre rimedio alla mancanza di uno stato unitario per la razza eletta, le parole del despota di Ankara hanno sollecitato un’ondata di minacce, anche di morte, ai parlamentari di origine turca. Particolarmente preso di mira è stato Cem Özdemir, Segretario federale dei Verdi dal 2008, che è tra i promotori della risoluzione dello scandalo. A lui è stata anche revocata la cittadinanza onoraria conferita da Pazar, dove è nato suo padre, per essere contestualmente conferita a Bettina Kudla[5]
La situazione sembra davvero seria, tanto che le autorità di polizia hanno affidato una scorta a tutti i parlamentari di origine turca, e inoltre sconsigliato loro di compiere viaggi in Turchia. Il rischio di ritorsioni è considerato molto elevato, con impossibilità di garantire per l’incolumità, anche a causa della probabile scarsa collaborazione delle autorità locali[6]
Molti politici tedeschi, e soprattutto il Parlamento, hanno reagito anche fermamente alla pericolosa e imbarazzante sceneggiata del leader turco. Non così Angela Merkel, limitatasi a osservare che le dichiarazioni di Erdogan “non sono comprensibili”, e che comunque l’amicizia turco tedesca è “solida”[7]. Per il resto solo silenzi imbarazzanti, o al massimo qualche gesto simbolico delicato e discreto, incapace di scalfire la corazza di chi per abitudine sfoggia modi rudi e violenza verbale. 
Solo un paio di mesi fa, la Cancelliera aveva del resto fatto di peggio. Erdogan si era sentito offeso dalle parole pronunciate alla televisione pubblica tedesca da Jan Böhmermann, un comico che il Presidente turco ha poi querelato per diffamazione. In questi casi, quando cioè il diffamato è un Capo di Stato, il Codice penale tedesco, dal 1871, prevede una pena fino a cinque anni di reclusione, richiedendo però che il governo federale autorizzi a procedere contro il diffamatore[8]. Ebbene, Merkel ha fornito l’autorizzazione nascondendosi dietro un ridicolo formalismo, ovvero che in uno Stato di diritto i reati sono accertati dalla magistratura e non dal potere esecutivo. Peggio: ha manifestato l’intenzione di abrogare il reato di diffamazione ai danni di un Capo di Stato, tuttavia solo nel 2018, quando il procedimento contro Böhmermann sarà terminato[9]
Comportamento urticante, quello di Merkel. Capace di durezze inaudite, se si tratta di impiccare i Paesi sudeuropei all’austerità, anche quando il risultato sono le tragedie umanitarie patite in particolare dal popolo greco. Ma anche remissiva e servile, per assecondare i capricci di chi approfitta di una posizione di forza: Erdogan sa che la Cancelliera ha bisogno di lui per impedire ai profughi di percorrere la strada balcanica e giungere in Germania, così da poter continuare ad accreditarsi, a parole, come la leader europea più aperta e lungimirante in tema di migrazioni. Che poi la collaborazione di Erdogan sia efficace ma inconciliabile con il diritto internazionale, evidentemente non preoccupa Merkel, così come interessa poco all’Unione europea. 
Il Re, o meglio la Regina, però, finalmente è nuda, o comunque veste i panni di chi è oramai capace solo di politiche imbarazzanti e dal respiro corto, perseguite con l’arroganza del capo di una potenza imperiale. Come se la Cancelliera e il despota di Ankara fossero le due facce di una stessa medaglia. 

NOTE

[1] Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio, adottata dall’Assemblea generale dell’Onu il 9 dicembre 1948. 

[2] Antrag der Fraktionen Cdu/Csu, Spd und Bündnis 90/Die Grünen. Erinnerung und Gedenken an den Völkermord an den Armeniern und anderen christlichen Minderheiten in den Jahren 1915 und 1916, in Bundestag-Druckdache 18/8613. 

[3] Cfr. www.bettinakudla.de/lokal_1_1_146_Beratung-des-Antrages-zu-Armenien.html. 

[4] Erdogan fordert jetzt Bluttests für deutsche Abgeordnete (6 giugno 2016), www.welt.de/politik/ausland/article155987049/Erdogan-fordert-jetzt-Bluttests-fuer-deutsche-Abgeordnete.html. 

[5] Türkische Stadt entzieht Özdemir Ehrenbürgerschaft (10 giugno 2016), www.tagesspiegel.de/politik/nach-armenien-resolution-des-bundestags-tuerkische-stadt-entzieht-oezdemir-ehrenbuergerschaft/13716942.html. 

[6] Türkischstämmige Abgeordnete stehen unter Polizeischutz (11 giugno 2016), www.zeit.de/politik/ausland/2016-06/parlamentarier-tuerkischstaemmig-reisen-tuerkei. 

[7] Armenien-Resolution: Merkel antwortet auf Erdogans Abgeordnetenschelte (7 giugno 2016), www.spiegel.de/politik/deutschland/angela-merkel-erdogans-abgeordneten-schelte-nicht-nachvollziehbar-a-1096320.html. 

[8] Cfr. i parr. 103 e 104 Strafgesetzbuch. 

[9] Fall Böhmermann: Dieser Paragraf soll jetzt abgeschafft werden (15 aprile 2016), www.spiegel.de/politik/deutschland/jan-boehmermann-das-besagt-der-paragraf-103-a-1087478.html.

Fo te: MicroMega online 

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