La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 23 luglio 2016

La laicità, non il tifo religioso, come unica via

di Marco Furfaro
Hamza Roberto Piccardo, fondatore dell'Unione delle comunità islamiche in Italia, - come riporta l'Huffington - gioisce per la "rivoluzione democratica in Turchia" e augura ad Erdogan di trasformare il Paese in una "grande nazione musulmana di fatto e di diritto". Vorrei far sommessamente notare a questo signore che lui ha diritto di dire queste scemenze perché si trova in una Repubblica democratica e soprattutto laica. E che, a parti invertite, Erdogan lo avrebbe preso e rinchiuso in una cella da cui forse nemmeno sarebbe uscito più.
Gente come questa, che considera una rivoluzione democratica le violenze in nome di una religione, nemmeno si accorge del fatto che può dire queste cose perché siamo in un Paese libero, a differenza della Turchia. Dichiarazioni come questa sono legna sul fuoco del pregiudizio, minano la convivenza e l'integrazione. Diventano speculari ai Salvini e ai La Russa di turno.
Di questi tempi, anche la sinistra, giustamente impegnata nel difendere la convivenza tra popoli, nel battersi contro i rigurgiti razzisti e la banalizzazione un po' fascistoide che associa tutti i musulmani del mondo ai terroristi, rischia di perdere la voce dinanzi a parole e fatti speculari alle dinamiche nostrane contrarie all'integrazione. Per questo, c'è la necessità, oggi più che mai, di recuperare la battaglia per la laicità dello Stato, di ogni Stato. E uscire dalla contrapposizione dei buoni e cattivi, delle facili omologazioni, della difesa a spada tratta degli uni e degli altri. Perché le battaglie per i diritti umani, per la democrazia, per la libertà religiosa nel rispetto reciproco non deve mai venire meno, non deve avere gradazioni di denuncia a seconda degli interlocutori con cui ci relazioniamo.
Nel mondo, le vittime delle guerre e degli attacchi terroristici sono nella stragrande maggioranza musulmani. È un dato, un fatto, non un'interpretazione. E ciò che accade oggi è figlio di politiche coloniali di lungo corso, della guerra in Iraq, dell'aver voluto imporre nel medio oriente assetti comodi all'occidente, di aver in nome dell'"esportiamo democrazia" aver causato milioni di morti di civili solo per creare le condizioni per poter fare affari, vendere armi, garantirsi soldi e petrolio. Abbiamo radicalizzato quel mondo a suon di bombe e oggi i colpevoli si lamentano del terrorismo, di un'ideologia che fa proseliti. Abbiamo fatto crescere l'odio dei civili nei confronti dei Paesi occidentali, più che colpire davvero i terroristi. Ma nemmeno questo può essere un buon motivo per essere indulgenti dinanzi a chi prende la via opposta e propaganda Stati religiosi in cui non vige nessuna libertà.
C'è solo un messaggio univoco da dare. Da gridare con forza a Erdogan quanto a tutti i reazionari di qualsiasi fede religiosa: pregate il Dio che volete, ma fatelo rispettando gli altri e non imponendolo agli altri. Perché si è liberi in un Paese laico, dove le persone si rispettano e rispettano ogni credo. Su questo si fondano le convivenze, non sull'odio verso chi la pensa diversamente. E sono sicuro che la pensano così milioni di cristiani, musulmani, ebrei e quant'altro, che poi sono sempre quelli che sotto le vostre bombe ci muoiono. A differenza di chi comanda e professa odio verso la qualunque.

Fonte: Huffington Post - blog dell'Autore 

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