La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 14 luglio 2016

Moneta fiscale alla Cdp per uscire dalla crisi bancaria

di Enrico Grazzini
La Cassa depositi e prestiti potrebbe raccogliere nuove risorse sul mercato grazie alla moneta fiscale e riuscire così a difendere in modo efficace il sistema bancario italiano in difficoltà. Il sistema bancario del nostro paese sta vivendo una situazione molto complessa ed è l’oggetto privilegiato della speculazione di borsa (al ribasso). È appesantito da 360 miliardi di prestiti a rischio dovuti non solo alla crisi globale iniziata nel 2007 ma anche, e forse soprattutto, alla severa politica di austerità che l’Unione Europea ci ha imposto.
I numerosi fallimenti di aziende dovuti a una politica controproducente di restrizione della domanda pubblica e privata, insieme alla cattiva gestione di alcuni istituti bancari regionali (minoritari ma significativi), rischiano di colpire pesantemente tutta l’industria italiana del credito. Il settore bancario è inoltre pesantemente penalizzato da normative e da politiche europee squilibrate e punitive, come il bail in, che in pratica favoriscono gli istituti esteri concorrenti.
In tutti i maggiori paesi europei lo stato è intervenuto spendendo decine di miliardi di soldi dei contribuenti per salvare le banche nazionali. Ma in Italia questo non si può fare, sia perché il nostro debito pubblico è già molto elevato sia perché le nuove e irrazionali regole sugli aiuti di stato impediscono oggi il sostegno pubblico al comparto bancario.
Le maggiori banche e istituzioni finanziarie nazionali si sono quindi coalizzate e hanno dato vita al fondo Atlante per intervenire in maniera cooperativa sulla crisi bancaria. Ma non è detto che le risorse di Atlante siano sufficienti per affrontare sia la crisi dei crediti deteriorati che la ricapitalizzazione degli istituti più colpiti dalla crisi. Occorrono dunque nuove risorse, senza tuttavia toccare i soldi dei contribuenti. Cassa depositi e prestiti guidata da Claudio Costamagna partecipa già al fondo Atlante, ma il problema è che non può effettuare nuovi investimenti mettendo a rischio il risparmio postale. La Cdp ha quindi bisogno di raccogliere sul mercato nuove risorse per miliardi, o forse qualche decina di miliardi.
Emissione di obbligazioni con valore fiscale
Come fare? La soluzione per affrontare e risolvere la crisi potrebbe essere un intervento di Cassa depositi e prestiti grazie all’emissione di obbligazioni con valore fiscale. Cdp si potrebbe accordare con l’amministrazione statale in modo da emettere obbligazioni con scadenza nel lungo termine (per esempio, dieci-venti anni) con l’opzione che nel medio termine (per esempio, tre-cinque anni) oppure in precise finestre temporali possano essere convertite in sconti fiscali – ovvero siano accettate dallo stato per il pagamento delle tasse al loro valore nominale.
Le obbligazioni con valore fiscale hanno numerosi vantaggi: innanzitutto non peserebbero sul bilancio pubblico perché Cdp – in quanto società controllata dal Tesoro, ma formalmente privata – è fuori dal perimetro del bilancio statale. I possessori delle obbligazioni Cdp sarebbero pienamente garantiti dal valore fiscale del titolo. La Cassa raccoglierebbe sul mercato nuove importanti risorse a basso costo, mentre lo stato otterrebbe per parte sua un credito verso Cdp per i titoli effettivamente convertiti in sconto fiscale, e quindi non aumenterebbe il deficit pubblico. Lo stato, anzi, guadagnerebbe dall’operazione.
Attraverso le obbligazioni con valore fiscale, Cdp potrebbe poi raccogliere nuove risorse a basso prezzo sul mercato finanziario e utilizzarle per attuare politiche industriali di grande valenza strategica (vedi Telecom/Metroweb, Ilva, piccole e medie imprese e molto altro) e per garantire lo sviluppo del sistema bancario nazionale.
Con le sue nuove capacità finanziarie, Cdp potrebbe per esempio: a) fornire più capitale al fondo Atlante; b) offrire adeguate garanzie sui crediti in sofferenza; c) potenziare il patrimonio delle banche o entrare direttamente nel loro capitale azionario. Potrebbe anche attuare azioni mirate nazionalizzando almeno temporaneamente una o più banche (vedi per esempio il caso del Monte dei Paschi di Siena) oppure facilitando i processi di aggregazione. Il settore bancario potrebbe uscire più facilmente dalla crisi, mentre Cdp, utilizzando le nuove risorse, potrebbe avviare finalmente una efficace politica industriale.

Fonte: lavoce.info

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