La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 9 settembre 2016

Divisi e conquistati


di Serge Halimi
Gli Stati Uniti celebrano la Festa dei lavoratori in settembre. Quest’anno la celebrazione sarà insolita a causa dei molti lavoratori di fabbriche e uffici – specialmente uomini bianchi – che si affollano ai comizi di Trump. Il candidato presidenziale Repubblicano coltiva il loro sostegno criticando gli accordi di libero scambio che hanno accelerato il declino di ex bastioni dell’industria manifatturiera statunitense e che hanno provocato la perdita di status, amarezza e disperazione alla classe operaia. ‘L’ordine e la legalità’ che Trump promette di ripristinare, sono quelli degli anni ’60, quando – se una persona era bianca – non aveva necessità di una laurea universitaria per avere un buono stipendio, due automobili e una vacanza pagata di pochi giorni.
Per un miliardario di New York il cui programma fiscale è ancora più arretrato di quello di Ronald Reagan – e le cui azioni pratiche vanno contro ciò che predica (i prodotti che vende sono fabbricati in Bangladesh e in Cina, assume immigrati illegali nei suoi lussuosi alberghi) – diventare la voce del risentimento della classe operaia sarebbe stato più difficile se il sindacalismo non fosse stato indebolito, e se i partiti progressisti in Occidente non avessero continuato per 40 anni a sostituire gli attivisti e i leader della classe operaia con politici professionisti, dirigenti esperti in pubbliche relazioni, alti funzionari statali e giornalisti, tutti avvolti al sicuro in una bolla di privilegi.
In passato, la sinistra e i sindacati hanno lavorato costantemente per istruire, costruire reti locali e per fornire una ‘guida’ di tipo intellettuale alla classe operaia. Hanno mobilitato politicamente i loro membri, si sono assicurati che avessero votato quando si trattava del loro destino, e hanno fornito la previdenza sociale quando il loro futuro economico veniva minacciato. Hanno ricordato ai membri i benefici della solidarietà di classe, la storia dei successi creati dal movimento del lavoro, e i pericoli della divisione, della xenofobia e del razzismo. Non fanno più questa opera, o la fanno meno bene (1), ed è chiaro chi ne beneficia. Senza rappresentanza politica, i movimenti sociali si arenano in polemiche sulla loro identità quando perdono slancio. Gli assassini dell’ISIS hanno fatto sì che la classe operaia perdesse così tanto la loro posizione, che, in effetti, è diventata l’agente elettorale più influente dell’estrema destra in Occidente.
Un singolo dettaglio è talvolta sufficiente a disegnare un quadro ideologico. La morte di Georges Séguy, una figura di primo piano del movimento sindacalista in Francia, avvenuta il 13 agosto ha avuto soltanto pochi secondi di attenzione o poche righe sui media francesi che erano troppo occupati a “dare la caccia” alle donne con i burkini. E’ possibile che molti giornalisti, la cui conoscenza della storia è limitata ai tweet più recenti – non sapessero che egli guidava il più grande sindacato francese, la CGT, (Conféderation Générale du Travail) per 15 anni. Presto suoneranno l’allarme, esortandoci a entrare nella lotta in difesa della democrazia che sarebbe molto più sicura se la gente non la considerasse un ornamento della classe privilegiata che la schernisce.

Traduzione di Charles Goulden
(1) In Francia, alcuni motivi di questo cambiamento sono analizzati da Julian Mischi in: Le Communisme désarmé: Le PCF et les classes populaires depuis les années 1970, Agone, Marseilles, 2014. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, vedere Thomas Frank, Listen Liberal, Henry Holt and Company, New York, 2016.

Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
Originale: Le Monde Diplomatique
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2016 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY NC-SA 3.0

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