La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 10 settembre 2016

Università neoliberale e libertà accademica: il pensiero critico è ancora possibile?

di Lavoro Culturale 
La managerializzazione dell’università e dell’istruzione superiore è un fenomeno ormai ben noto, la cui genesi, aspetti organizzativi, burocratici, ideologici sono stati analizzati in maniera estesa. Meno studiate sono invece le conseguenze che tale trasformazione ha avuto e ha sugli spazi di espressione del dissenso. Se la produzione di sapere è fortemente influenzata dalla crescente burocratizzazione e dagli imperativi della “produttività” e dell’“eccellenza”, un notevole impatto su di essa è esercitato dalla cosiddetta “securitizzazione” degli spazi universitari.
In particolare, colpiscono le misure repressive prese nei confronti degli studenti in protesta in Italia (Roma, Bologna…) e altrove (Warwick, Montreal…), così come le misure cautelari prese contro gli stessi: fogli di via, divieti di residenza, raccolta coatta di dati biometrici sono misure sempre più diffuse per gestire le mobilitazioni studentesche.
Allo stesso tempo, non sono solamente gli studenti ad essere oggetto di tale attenzione: studiosi e studiose, a livello globale, vedono la propria libertà di espressione restringersi sempre di più come dimostrato, solo per fare un esempio eclatante e recentissimo, dalla gravissima repressione in atto dopo il tentativo di golpe turco, o dalle dichiarazioni delle autorità universitarie (rettori e ministra) contro il sostegno di accademici e accademiche alla campagna Stop Technion Italia, legata al più vasto movimento per il boicottaggio delle università israeliane. Visto il crescente potere degli organi accademici (spesso non elettivi) nel gestire gli atenei e gli spazi di questi in maniera autonoma, e vista la crescente influenza di attori privati in tale gestione, è legittimo chiedersi a chi le autorità accademiche rispondano, secondo quali logiche di legittimità agiscano e come poter continuare a interrogarne la natura democratica o meno.
In un’istituzione che sempre meno deve rendere conto delle sue scelte repressive e anti-democratiche, quale spazio di espressione e di esercizio trova il pensiero critico? Tali interrogativi sono resi ancora più pressanti e attuali dall’intersezione di forme di autoritarismo (nelle università ma non solo) in “Occidente” e nel resto del mondo. La classica distinzione tra sistemi politici democratici e non-democratici è messa in crisi dalle politiche illiberali che caratterizzano le cosiddette “democrazie moderne occidentali”. Come si collegano le forme di repressione e messa a tacere del dissenso in varie parti del mondo? La vicenda di Giulio Regeni e l’alto numero di casi di ricercatori e ricercatrici sanzionati e ostacolati dai governi “occidentali”- in Italia basterebbe ricordare i casi recenti di antropologi indagati per lo svolgimento delle loro ricerche etnografiche sul movimento No Tav in Val di Susa- pone cioè una questione “geografica”, ovvero della comprensione dei modi in cui forme autoritarie di governo del dissenso avvengono in varie parti del mondo e quale relazioni esistano tra esse.
La due-giorni di studio si propone di discutere tali questioni, dandosi anche l’obiettivo di costituire un momento di discussione e confronto tra tutt* coloro che sono interessati a stimolare e mantenere vivo il dibattito pubblico sulla questione della libertà accademica, sulle forme di censura del sapere, sul progressivo restringimento delle libertà di ricerca e più in generale politiche.
L’iniziativa infatti è in continuità con l’incontro in programma per il primo di ottobre a Modena “Riflettere e coordinarsi” su libertà di ricerca e difesa del metodo etnografico” e con una partecipata campagna di sensibilizzazione a livello nazionale che Effimera ha lanciato nei mesi scorsi, in base al convincimento che la pluralizzazione di occasioni di incontro e scambio su questi temi sia urgente e importante.
L’incontro prevede due giorni di seminari e discussioni che affronteranno l’analisi delle forme di disciplinamento e di resistenza agite nel contesto delle università, sia italiane che straniere, individuando nel transnazionalismo una dimensione fondamentale del discorso. La discussione si amplierà però anche all’ambito extra-universitario, per superare un certo “eccezionalismo accademico” ed esplorare le esperienze ed i punti di vista di chi, dentro, ai margini e fuori dall’Accademia si interessa e si misura quotidianamente con forme di dislocazione del pensiero critico, irreggimentazione del lavoro culturale, forme tecnopolitiche autoritarie e coercitive che permeano la società in senso più lato.
La sessione inaugurale di venerdì mattina 14 ottobre affronterà il tema della riorganizzazione dell’Università all’ epoca del neoliberismo, della conseguente ristrutturazione o produzione di nuove soggettività e la formattazione dei saperi. La sessione pomeridiana di venerdì 14 ottobre si concentrerà sul tema delle resistenze, fuori e dentro l’accademia, a partire dalla raccolta di testimonianze dirette di esperienze di resistenza, per concludere nella mattina di sabato 15 di carattere più propositivo, dedicare a proporre, presentare e discutere possibili forme future di mobilitazione. Il pomeriggio di sabato, infine, si svolgerà un momento di confronto (in uno spazio pubblico ancora da definire) con le realtà studentesche che portano avanti percorsi di resistenza al restringimento degli spazi di espressione e di agibilità politica dentro e fuori l’Accademia.
Per preiscrizioni all’iniziativa chiediamo gentilmente a tutti coloro che sono interessati di inviare una mail contenente nome, cognome, istituzione di affiliazione (opzionale), contatto telefonico (opzionale) e sessione di maggiore interesse a universitacritica [at ]gmail.com. Per informazioni è possibile rivolgersi ai promotori dell’iniziativa Enrico Bartolomei (bartolomeienrico [at] yahoo.it); Francesca Biancani (francesca.biancani [at] unibo.it); Nicola Perugini (niper26 [at] libero.it) ; Gabriele Proglio (gabrieleproglio [at] gmail.com); Paola Rivetti (paola.rivetti [at] dcu.ie).

Fonte: lavoroculturale.org 

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.