La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 2 dicembre 2016

Un No contro i riformatori incapaci

di Erri De Luca 
La normale occasione di urne aperte a una consultazione popolare è diventata petulante e scimmiotta il finimondo, una data spartiacque tra versanti opposti. Ma il governo resterà dov’è ora, tronfio o ammaccato e il risultato del referendum resterà disatteso e aggirato, com’è tradizione da noi, se sgradito all’esecutivo. La rappresentazione vuole che ci siano da una parte i promotori di riforme, dall’altra i frenatori del convoglio. Di mezzo c’è la Carta costituzionale che aspetta di sapere se sarà trasformata. Il verbo più preciso è appunto trasformare e non riformare.
Quel testo è la nostra dichiarazione dei diritti dell’uomo italiano e anche l’ordinamento che ne dispone l’applicazione. Si intende trasformarla in altro, secondo il fabbisogno delle democrazie moderne che puntano a ridurre il démos a suddito, aumentando la crazìa, il potere, su di esso.
Da noi è in carica per la terza volta in una legislatura un terzo governo non uscito dalle urne, ma dal cappello a cilindro di un ex presidente giocoliere, manovratore di maggioranze accorpate da impreviste convenienze.
Per mettere mano a modifiche della Costituzione si dovrebbe aspettare il prossimo rinnovo del Parlamento e un prossimo governo che affermi nel suo programma elettorale di volerla cambiare. Allora avrebbe titolo, mentre questo in carica: no.
Il riformismo un tempo aveva una tradizione e un progetto ideale. Opponeva alle rivoluzioni del 1900 una via diversa per raggiungere traguardi di uguaglianza. I riformisti sapevano fare le riforme.
Oggi la utile e ben intenzionata riforma della pubblica amministrazione è stata appena cancellata dalla Corte Costituzionale. Evidentemente era male impostata. Se ne ricava che oggi i riformisti non sanno scrivere le riforme. Se ne ricava che questo governo in carica non ha titolo per usare la parola riforma per le trasformazioni della Carta costituzionale.

Il testo è stato pubblicato sul sito fondazionerrideluca.com

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