La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 22 aprile 2017

25 Aprile, scegliere la parte

di Thomas Müntzer
E' ancora una festa, non si va a scuola, non si lavora, i negozi sono chiusi. E' una delle pochissime feste non religiose del nostro paese e un motivo in fondo, ancora, c'è. Per noi l'importanza di festeggiare il 25 aprile, di valorizzare consapevolezza e memoria, cresce di anno in anno, considerando che vediamo la nostra società, il dibattito pubblico, le coscienze collettive, regredire progressivamente. Probabilmente proprio per questo, perchè da "semplice" festa e commemorazione il 25 aprile è ritornato a porre temi attualissimi e non più condivisi (l'uguaglianza sociale, l'antirazzismo, la democrazia reale, l'antisessismo) negli ultimi anni questa data è stata occasione di polemiche e strumentalizzazioni costruite ad arte.
Come nel caso delle manifestazioni romane, occasione per una bagarre sulla questione palestinese davvero insensata fra la più arrogante e razzista comunità ebraica d'Europa, quella romana appunto (le polemiche in cui si accusa di intolleranza l'Anpi e il resto dei partecipanti al corteo sono ridicole a fronte di quanto successo tre anni fa sotto il colosseo) e chi, in nome dell'opposizione all'occupazione israeliana in Palestina, arriva a rivedere il giudizio sulla Shoa o ad appoggiare regimi sanguinari come quello di Assad.
Lo spazio concesso a Milano, fra le città che maggiormente subì la brutalità nazifascista, ai neofascisti suona come un insulto alle coscienze di ognuno di noi, vecchio o bambino. L'ipocrisia di chi sedierà su palchi istituzionali per assistere a finte celebrazioni, dopo aver rivendicato l'impegno Italiano nell'ex colonia libica (così titolavano i giornali oggi dopo l'incontro Gentiloni-Trump) suona come un insulto ai morti di 72 anni fa come a quelli che giacciono oggi sul fondo del canale di Sicilia, vittime delle politiche migratorie assassine dei governi europei, che preferiscono finanziare le prigioni dei "regimi amici" di Libia e Turchia piuttosto che creare corridoi umanitari.
Salvini che farà un comizio a Verona (città sede di alcuni fra i più feroci tribunali della RSI), Casapound in piazza a Milano, sono solo alcune delle peggiori provocazioni ma è l'assenza di una coscienza collettiva sulla nostra memoria, sulla storia di questo paese, da cui deriva la profondissima lacerazione che vive la nostra società su quegli stessi valori, che pesa tantissimo su questa giornata.
Per chi lotta ogni giorno contro uno stato di cose presenti sempre più ingiusto e diseguale il 25 aprile è una data da costruire appieno, con la stessa determinazione e gioia con cui animiamo ogni giorno le lotte sociali in ogni angolo del paese.
E allora anche quest'anno in tantissime città italiane ci sarà chi riempirà di significato il 25 aprile, per ricordarci da dove veniamo, qual è il senso stesso del vivere in questa società, per smascherare le profonde disuguaglianze sociali, di genere e provenienza geografica che si riproducono piuttosto che sparire... come progresso vorrebbe.

Fonte: communianet.org 

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.