La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 20 aprile 2017

In basso e a sinistra (ci sta il cuore)

di Marianna Parisotto
In basso e a sinistra ci sta il cuore, dicono le zapatiste e i zapatisti, il luogo da cui è possibile reinventare il nostro mondo, per costruirne uno che sappia accogliere i tanti mo(n)di possibili. A San Cristobal de las Casas nel Chiapas si è recentemente tenuto un incontro tra zapatiste/i e ricercatori scientifici. La necessità di riappropriarsi dei saperi, della produzione della conoscenza e del suo uso al servizio dell’umanità e della vita degna. Basta il titolo per dare un’idea di che cos’è stato l’evento “L@s Zapatististas y las ConCIENCIAS por la Humanidad” (“I Zapatisti e le CoScienze per l’Umanità”). Dal 25 dicembre al 4 gennaio, il CIDECI-Universidad de la Tierra di San Cristobal de las Casas nel Chiapas ha ospitato il primo incontro tra zapatiste/i e ricercatori scientifici invitati a condividere il loro sapere tecnico per metterlo a disposizione di chi lotta ‘in basso e a sinistra’.
Infatti, fin dal suo lancio, lo scopo dichiarato di questo insolito festival delle scienze è stato quello di invitare la comunità scientifica a prendere posizione e a organizzarsi contro l’uso che il capitalismo fa della produzione del sapere. Con le parole semplici e dritte al cuore che lo zapatismo sa usare, il festival si è aperto con una critica alla presunta neutralità della scienza e con una considerazione sulla necessità di riappropriarsi dei saperi, della produzione della conoscenza e del suo uso al servizio dell’umanità e della vita degna. Nel suo discorso di apertura, il Subcomandante Insorgente Moises ha affermato:“Il capitalismo ha convertito le scienze a un cattivo uso: per la sua grande accumulazione di ricchezza, per la manipolazione a piacere, e la scienza non ha responsabilità della distruzione per la quale viene usata. (…) E se riconosciamo che è davvero un male il pessimo uso che il capitalismo fa delle nostre scienze, allora dobbiamo essere noi ad assumerci la responsabilità, noi a decidere quel che dobbiamo fare.”[1]
Com’è stato chiarito fin dall’inizio, l’interesse relativamente recente delle zapatiste e dei zapatisti per le scienze “dure” viene dalle nuove generazioni e nasce dalla necessità di dare risposte scientificamente valide ai bisogni delle comunità: è una richiesta di aiuto al mondo scientifico per rafforzare e sviluppare le basi su cui le/i zapatiste/i costruiscono percorsi di autonomia, come il sistema sanitario autonomo zapatista, o il sistema di educazione, o progetti di agricoltura biologica e di eco-costruzioni, percorsi ribelli e autonomi dal governo messicano che si fondano sul rispetto e il riconoscimento delle comunità indigene e della loro legittima sovranità sui territori che abitano.[2]
Infatti è stata ancora una volta questa la denuncia dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) e del Congresso Nazionale Indigeno (CNI), sia nel corso del ConCIENCIAS che nell’incontro del CNI, tenutosi nei giorni 29, 30, 31 dicembre e 1 gennaio nel Caracol di Oventic(a): i popoli, soprattutto quelli originari e il mondo contadino, soffrono processi di esproprio delle terre a causa di grandi opere inutili e dannose, contro le quali sostengono percorsi di resistenza e azioni volte a generare autonomia e salvaguardia dei territori, includendo nel significato di territorio sia i beni materiali e naturali (terra, fiumi, boschi, montagne) sia i beni immateriali e culturali (lingue originarie, costumi, forme di organizzazione, identità). [3,4] Questo appello ha voluto sottolineare come l’espropriazione in corso sia il risultato di una scienza asservita al potere, a supporto degli interessi delle imprese, alleate del governo e del crimine organizzato, che stanno devastando il paese e i territori. Per questo motivo, fin dal primo giorno, il ConCIENCIAS ha messo l’accento sulla necessità di pensare e costruire una scienza libera e comunitaria, che sia in grado di comprendere e integrare i saperi tradizionali con un sapere emancipatore in difesa della vita: dei territori, dei popoli e dei percorsi autonomi e resistenti praticati dalle comunità.[5]
Così il ConCIENCIAS si è aperto con una lista di domande formulate collettivamente dalle comunità zapatiste nei mesi precedenti l’incontro, alle quali il mondo scientifico è stato chiamato a rispondere. Domande su questioni specifiche come: “Scientificamente, è necessario vaccinarsi e perché? Ci sono mezzi e/o modi per sostituire i vaccini con altre cose? Qual’è la spiegazione scientifica se le medicine chimiche curano una malattia, ma danneggiano altre parti dell’organismo? Che spiegazione scientifica c’è della relazione che esiste tra il movimento della luna e la semina di semi degli alberi da frutto?” e altre più complesse che invitano i ricercatori a riflettere sul ruolo della scienza e sul loro posizionamento etico e politico, come: “Che cosa dite quando, di quello che avete inventato o creato con la scienza, che è stato fatto per avere più conoscenza e per il bene del popolo, poi qualcuno lo devia o lo utilizza per un altro fine, per esempio, per le bombe atomiche, o per tutti i residui che inquinano tanto la madre natura? Scientificamente la Madre Terra ha organi e difese come gli esseri umani? Perché l’essere umano, se ha un parassita che gli fa male, ha gli anticorpi per eliminare quel male. Non sarà che la Terra ha il parassita Capitalismo e sta difendendosi da quel male?”[6]
Questioni riguardanti ambiti che spaziano dalla medicina all’ecologia, dalla geologia all’informatica, intervallate da riflessioni su scienza e potere, sono state affrontate ogni giorno (in un alternarsi di sessioni plenarie e sessioni parallele più ristrette) di fronte a cento alunne e cento alunni zapatisti, selezionati dalle comunità di appartenenza e alle quali, al termine dell’evento, sono tornati con il mandato di condividere il sapere acquisito. Oltre ai duecento incappucciati, veri destinatari delle lezioni, hanno partecipato come “ascoltatori” centinaia di solidali messicani e internazionali. Giorno dopo giorno, gli interventi di chiusura dei Subcomandanti Moises e Galeano hanno aggiunto profondità al significato dell’evento, prima diffidando apertamente delle pseudoscienze e provocando la comunità scientifica sul proprio ruolo sociale all’interno di un sistema di produzione del sapere neoliberista; poi stimolando i ricercatori a comprendere le differenti basi epistemologiche da cui nascono collettivamente le domande delle comunità zapatiste, invitando il mondo accademico a interrogarsi su come il sapere scientifico possa essere trasmesso e utilizzato per i bisogni delle comunità. Bisogni che, di fronte alla crisi sociale, economica, ambientale, devono essere compresi e affrontati con l’integrazione del sapere popolare, di quello scientifico, della centenaria natura collettiva delle pratiche dei popoli indigeni, e del genuino impegno politico in difesa della vita e della terra.
Un’analisi sulla crisi del capitalismo è stata portata anche dall’atteso intervento di Pablo González Casanova, ex rettore della Università Nazionale Autonoma del Messico, che ha sottolineato come le scienze egemoniche abbiano il limite di non riconoscere che gli obiettivi del capitalismo siano l’esproprio e lo sfruttamento, e conseguentemente rappresentano un ostacolo allo sviluppo dell’umanità.[7] Com’è stato ripetuto a più riprese, il ConCIENCIAS ha voluto essere il primo incontro di una nuova amicizia politica tra lo zapatismo e il mondo scientifico: l’invito che è stato fatto non è solo quello di ripetere l’evento il prossimo anno, ma anche di coltivare la relazione costruita portando i saperi tecnico-scientifici all’interno delle comunità.
L’ultimo giorno del ConCIENCIAS si è concluso con la valutazione da parte delle alunne e degli alunni, letta da una compañera zapatista che si è fatta portavoce dei 200 partecipanti. Sottolineando, sia nella forma che nei contenuti, che ricercatori e scienziati non devono aspettarsi una valutazione classica sui loro contributi teorici, il messaggio forte e chiaro dei compas zapatisti è stato l’invito all’auto-organizzazione: dentro l’accademia per chi ne fa parte, per resistere ai dispositivi di esclusione nei confronti di chi fa della produzione del sapere il suo campo di lotta; stringendo legami tra l’accademia e le comunità, per costruire collettivamente un sapere libertario e un “che fare” scientifico a sostegno delle resistenze popolari, della difesa dei territori e della vita.
Un ultimo e sorprendente passaggio della valutazione è stato il messaggio di solidarietà con le donne ricercatrici. Facendo riferimento ad alcune presentazioni del ConCIENCIAS che hanno descritto i processi discriminatori sull’asse del genere nel mondo scientifico e accademico, le alunne e gli alunni hanno chiuso il festival evidenziando un aspetto che lo zapatismo ha sempre messo al centro della sua prospettiva politica, e cioè la questione femminista: per portare lo sguardo dalla parte di chi subisce un intersecarsi di assi di oppressione, per costruire percorsi resistenti di liberazione a partire da chi sta in basso e a sinistra.[8]
“Abajo y a la izquierda esta el corazón”: “in basso e a sinistra” ci sta il cuore, dicono le zapatiste e i zapatisti, luogo da cui ci invitano a reinventare il nostro mondo, per costruirne uno che sappia accogliere i tanti mo(n)di possibili.

Bibliografia
Jérôme Baschet. La scintilla zapatista. Insurrezione india e resistenza planetaria. 2004, Eleuthera Edizioni.
Radio zapatista. Día 5 – ConCIENCIAS por la Humanidad. 31 dicembre 2016
Subcomandante Insorgente Galeano. Alcune Prime Domande alle Scienze e alle loro Coscienze. 26 dicembre 2016
Pablo González Casanova. El Capitalismo: Crisis y alternativas. 02 gennaio 2017
Sylvia Marcos, Otro mundo… otro camino. 2016, Planetaria, México.

Nota
a) I Caracoles (la cui traduzione è “chiocciola” e sta a indicare la forma a spirale del guscio della lumaca) sono le regioni organizzative delle comunità autonome zapatiste.

Fonte: saluteinternazionale.info

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.