La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

domenica 9 aprile 2017

Il capitalismo come religione

di Walter Benjamin
Nel capitalismo si deve vedere una religione, vale a dire che il capitalismo serve essenzialmente all’appagamento proprio di quelle preoccupazioni, tormenti, inquietudini a cui davano risposta un tempo le cosiddette religioni. La prova di questa struttura religiosa del capitalismo, non solo di una conformazione condizionata religiosamente, come pensa Weber, bensì di un fenomeno essenzialmente religioso condurrebbe ancora oggi sulla cattiva strada di una smisurata polemica universale. Non possiamo chiamare in causa la rete in cui ci troviamo. Più tardi tuttavia di questo ci si potrà fare un’idea. Però tre tratti di questa struttura religiosa sono già al presente riconoscibili. In primo luogo il capitalismo è una pura religione cultuale, forse la più estrema che si sia mai data. Tutto in esso ha significato solo in relazione diretta al culto, esso non conosce alcuna dogmatica particolare, alcuna teologia. Da questo punto di vista l’utilitarismo assume la sua colorazione religiosa.
A questa concrezione del culto è connesso un secondo tratto del capitalismo: la durata permanente del culto. Il capitalismo è la celebrazione di un culto sans rêve et sans merci. Qui non c’è nessun “giorno feriale”, nessun giorno che non sia un giorno di festa nel senso terribile del dispiegamento di tutte le pompe sacrali, dell’estremo impegno dell’adorante. Questo culto è, in terzo luogo, generatore di colpa. Il capitalismo è, presumibilmente, il primo caso di un culto che non toglie il peccato, ma genera la colpa. In ciò questo sistema religioso sta nella caduta di un immenso movimento. Un’immensa coscienza della colpa, che non sa togliersi il peccato, fa ricorso al culto non per espiare in esso questa colpa, bensì per renderla universale, martellarla nella coscienza e infine e soprattutto includere Dio stesso in questa colpa per infine interessare lui stesso all’espiazione. Quest’ultima non la si deve qui attendere nel culto stesso, e nemmeno nella riforma di questa religione, che dovrebbe potersi attenere a qualcosa di sicuro in essa, né nel rinnegarla. Inerisce all’essenza di questo movimento religioso, che è il capitalismo, il perdurare fino alla fine, fino alla finale, piena colpevolizzazione di Dio, il raggiunto stato di disperazione del mondo che per ora ancora si spera. In questo risiede lo storicamente inaudito del capitalismo, che la religione non è più riforma dell’essere, ma la sua distruzione. L’espansione della disperazione a stato religioso del mondo dal quale si debba attendere la salvezza. La trascendenza di Dio è caduta. Ma egli non è morto, egli è incluso nel destino dell’uomo. Questo passaggio del pianeta uomo attraverso la casa della disperazione nell’assoluta solitudine della sua orbita è l’ethos che costituisce Nietzsche. Quest’uomo è il superuomo, il primo che riconoscendo la religione capitalistica inizia ad adempierla. Il quarto tratto di essa è che il suo Dio dev’essere tenuto segreto, ci si può rivolgere a lui solo allo zenit della sua colpevolizzazione. Il culto viene celebrato davanti a una divinità ancora immatura, ogni idea, ogni pensiero rivoltole ferisce il mistero della sua maturazione.
La teoria di Freud appartiene anch’essa al dominio sacerdotale di questo culto. È pensata in modo totalmente capitalistico. Il rimosso, l’idea peccaminosa è per la più profonda analogia, ancora da chiarire pienamente, il capitale che paga gli interessi all’inferno dell’inconscio. II tipo del pensiero religioso capitalistico si trova espresso magnificamente nella filosofia di Nietzsche. L’idea del superuomo sposta il “salto” apocalittico non nella conversione, nell’espiazione, nella purificazione, nella penitenza bensì nell’incremento apparentemente costante, ma nell’ultimo suo tratto esplosivo, discontinuo. Perciò sono inconciliabili l’incremento e lo sviluppo nel senso del non facit saltum. Il superuomo è l’uomo storico arrivato senza conversione, quello cresciuto oltre il cielo. Questo far esplodere il cielo per mezzo di umano intensificato, che religiosamente è e rimane (anche per Nietzsche) produzione di colpa, lo ha pregiudicato Nietzsche. E analogamente Marx: il capitalismo che non si converte diviene, con gli interessi e gli interessi composti, che sono in quanto tali funzione della colpa/debito (vedi la demoniaca ambiguità di questo concetto), socialismo. Il capitalismo è una religione di puro culto, senza dogma.
Il capitalismo – come dev’esser da dimostrare non solo nel calvinismo, ma nelle restanti direzioni cristiane ortodosse – in occidente si è sviluppato parassitariamente sul cristianesimo e in modo tale che alla fine nell’essenziale la sua storia è quella del suo parassita, del capitalismo.
Confronto tra le immagini dei santi di diverse religioni da un lato e le banconote di diversi stati dall’altro. Lo spirito che parla dell’ornamento delle banconote.
Capitalismo e diritto. Carattere pagano del diritto. Sorel Reflexions sur la violence p. 262
Superamento del capitalismo tramite la migrazione Unger Politik und Metaphysik p. 44 Fuchs: struttura della società capitalistica o s. Max Weber: Ges. Aufsätze zur Religionssoziologie 2. Bd. 1919/20 Ernst Troeltsch: Die Soziallehren der chr. Kirchen und Gruppen (Ges. W. 1912)
Vedi innanzitutto la letteratura citata in Schönberg sotto II Landauer: Aufruf zum Sozialismus p. 144
Le preoccupazioni: una malattia dello spirito che è propria dell’epoca capitalistica. Assenza spirituale (non materiale) di via d’uscita nella povertà, monachesimo – vaganti – mendicanti. Uno stato che è così privo di via d’uscita e colpevolizzante. Le “preoccupazioni” sono l’indice di questa coscienza della colpa dell’assenza di via d’uscita. “Preoccupazioni” insorgono nell’angoscia dell’assenza di via d’uscita commisurata alla comunità, non in quella individuale-materiale. Il cristianesimo dell’età della Riforma non ha favorito il sorgere del capitalismo, bensì si è tramutato nel capitalismo.
Metodologicamente si dovrebbe innanzitutto indagare quali collegamenti con il mito abbia istituito il denaro nella storia, fino a che dal cristianesimo ha potuto trarre a sé così tanti elementi mitici da poter costituire il proprio mito.
Guidrigildo / Thesaurus delle buone opere / compenso che è dovuto al prete. Plutone come dio della ricchezza. Adam Müller: Reden über die Beredsamkeit 1816 p. 56 ss.
Connessione con il capitalismo del dogma della natura risolutiva, per noi in questa [sua] qualità al tempo stesso redentiva e omicida, del sapere: il bilancio come il sapere redentivo e liquidatorio. Contribuisce alla conoscenza del capitalismo come religione il richiamare alla mente che il paganesimo originario di sicuro ha concepito in primo luogo la religione non come un interesse “superiore”, “morale” bensì come l’interesse più immediato, pratico, che cioè, in altre parole, proprio come l’odierno capitalismo, non è stato affatto in chiaro circa la propria natura “ideale” o “trascendente”, e anzi nell’individuo irreligioso o eterodosso della sua comunità vedeva un membro certo di essa, proprio nel senso in cui la borghesia odierna lo vede nei suoi appartenenti non produttivi.

Traduzione di Gianfranco Bonola e Michele Ranchetti
Questo frammento, databile alla metà del 1921, è tratto da: Walter Benjamin, Sul concetto di storia, a cura di Gianfranco Bonola e Michele Ranchetti, Einaudi 1997.

Fonte: francosenia.blogspot.it

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