La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 13 febbraio 2016

Il partito laburista israeliano adotta il mantra dell’apartheid


di Neve Gordon 
Domenica 7 febbraio il partito laburista israeliano ha approvato all’unanimità il piano diplomatico del suo leader.
Il capo del partito laburista, Isaac Herzog, aveva esposto la sua visione alcune settimane prima presso l’Istituto di Studi sulla Sicurezza Nazionale di Tel Aviv, dichiarando all’uditorio che egli “desidera la separazione da quanti più palestinesi sia possibile, al più presto possibile”. Herzog ha proseguito spiegando che “erigeremo un grande muro tra di noi. Questo è il genere di coesistenza che è possibile oggi […] Ariel Sharon […] non ha portato a termine il lavoro. Noi vogliamo finirlo, completare la barriera che ci separa.”
Esaminando più attentamente il nuovo piano del partito laburista, ciò che diviene amaramente chiaro è che “noi siamo qui, loro sono là” non significa il ritiro della potenza israeliana dai territori palestinesi, bensì piuttosto un modo subdolo di radicare ancor di più l’impresa coloniale.
L’assunto di base di Herzog è che nella situazione attuale è impossibile una soluzione a due stati. Egli è, tuttavia, irremovibilmente contrario a una soluzione a uno stato, in cui ebrei e palestinesi vivano insieme da uguali. Il suo obiettivo consiste nel formulare un piano che garantisca la continua esistenza di uno stato ebraico, con circa cinque milioni di palestinesi residenti all’interno del suo territorio.
Da un lato, allora, Israele non dovrebbe compiere passi che minino la soluzione a due stati, perché sostenere la chimera dei due stati è cruciale per prevenire l’alternativa: uno stato democratico tra la Valle del Giordano e il Mediterraneo in cui i palestinesi, come gli ebrei, godano di piena cittadinanza. D’altro canto Herzog si rende conto che la soluzione a due stati non è più un’opzione. Egli perciò espone il progetto di un piano che in effetti è un regime di apartheid.
Apartheid effettivo
I dettagli che informano il piano, approvato dal partito laburista, non sono in realtà nuovi, ma il fatto che sono stati formulati per iscritto è un altro passo cruciale del consolidamento e della legittimazione del regime di apartheid.
Il piano promuove sfacciatamente Bantustan palestinesi. Herzog segnala che i palestinesi guadagneranno maggiore autonomia per gestire la loro vita quotidiana nelle aree A e B, che comprendono solo il 40 per cento della West Bank. “I palestinesi avranno totale libertà nelle materie civili ma non in quelle militari”, ha affermato. “Saranno in grado di costruire nuove città e di ampliare quelle esistenti, di sviluppare agricoltura, industria, occupazione”.
Al fine di assicurare il consolidamento della divisione della West Bank in arcipelaghi, il piano sottolinea l’importanza di completare la barriera di separazione attorno ai blocchi di insediamenti nella West Bank, poiché i blocchi, secondo Herzog, rimarranno sempre sotto la sovranità israeliana e “saranno parte della soluzione permanente”.
Al fine di liberarsi dei palestinesi residenti in Israele e intestatari di una carta d’identità israeliana, Herzog sottoscrive la separazione dei villaggi palestinesi da Gerusalemme. Nelle sue parole: “Issawiya non fa e non farà parte dell’eterna capitale d’Israele. Né il campo profughi di Shuafat. Li separeremo da noi. Costruiremo un muro. I terroristi non avranno accesso agli ebrei. Quelli che vogliono lavorare e guadagnarsi da vivere anziché accoltellare persone … quelli li lasceremo alla valutazione della dirigenza militare”.
Infine l’esercito israeliano, secondo Herzog, dovrebbe continuare a controllare l’intera West Bank.
Riguardo a Gaza, Hamas, nelle parole di Herzog, “non godrà di alcuna immunità e per ogni attacco pagherà un duro prezzo. Non si tratterà di stupidi bombardamenti di aree vuote.”
Herzog ha così criticato il governo di Benjamin Netanyahu per essere troppo debole con i palestinesi; il governo Likud, afferma, non sta realmente bombardando i palestinesi di Gaza, ma solo spazi vuoti.
Ha proseguito annunciando che se conquisterà il potere impiegherà un “pugno di ferro”, compresa la chiusura di stazioni radio e televisive palestinesi e assicurando che non disporranno di Internet o di servizi di telefonia mobile.
Approccio bantustano
Esaminando attentamente il piano laburista diviene chiarissima la logica che vi è dietro: poiché è difficile immaginare uno stato palestinese nel futuro prevedibile, Israele non dovrebbe più vergognarsi di adottare un approccio bantustano.
E’ cruciale ricordare che i Bantustan in Sudafrica era classificati come “auto-amministrati” e che gli africani che vivevano in quei territori non avevano la cittadinanza sudafricana e dunque non godevano della maggior parte dei diritti politici fondamentali.
Inoltre, poiché nei Bantustan non poteva essere sviluppata alcuna economia sostenibile, quelle aree erano tenute a galla da massicci sussidi offerti dal governo sudafricano.
Analogamente i palestinesi sono attualmente tenuti a galla dall’Unione Europea, dagli Stati Uniti e da pochi altri paesi. Concentrando larghe parti della popolazione africana nei Bantustan il regime suprematista bianco dell’apartheid riuscì a conservarsi per molti anni. Questa, in una parola, è anche la visione di Herzog.
Il partito laburista, che è la sola alternativa realizzabile all’attuale governo del Likud e che è considerato da molti, sia in Israele sia tra i leader internazionali, il solo sostituto progressista, ha, in altri termini, unanimemente appoggiato un piano che sarebbe stato applaudito dal Sudafrica dell’apartheid.
Considerata questa realtà, non pare probabile che una soluzione giusta al ginepraio palestinese verrà da Israele. In effetti, in questo frangente storico, la pressione internazionale è forse la sola speranza ed è disperatamente necessaria.

Da ZNetitaly – Lo spirito della resistenza è vivo
Originale: Aljazeera
traduzione di Giuseppe Volpe
Traduzione © 2016 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 3.0

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