La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 12 febbraio 2016

Il governo Renzi e il vizio di famiglia: le banche







di Andrea Colli
La famosa frase intercettata a Piero Fassino “allora abbiamo una banca”, potremmo attenderla anche da parte del Giglio magico renziano, questa volta però senza intercettazioni. .Per raggiungere l’obiettivo della Banca “renziana” è stato stravolto in consiglio dei ministri, il testo di autoriforma presentato dalle stesso mondo del credito cooperativo. Autore dello stravolgimento, Luca Lotti. 
Fonti di governo hanno confermato l’interessamento del potente. sottosegretario di Palazzo Chigi al dossier concluso con la modifica del decreto banche.
La Banca si chiama Banca di Cambiano e ha sede a Empoli e, ovviamente, è renzianissima, anzi lottianissima visto che dirigenti ne sono Marco Lotti, padre del sottosegretario e il presidente è Paolo Regini, già sindaco Ds di Castelfiorentino, marito della senatrice Pd Laura Cantini, sostenitore del premier dalle primarie del 2012. 
Cambiano fu la banca d’appoggio per il fund raising: già nel 2009. Era stato l’istituto a concedere a Renzi il mutuo per la campagna elettorale da sindaco. Quindi i conflitti di interesse si sprecano. Ma non c’è solo Cambiano. Sopra i 200 milioni di patrimonio sta pure Chiantibanca - reduce da un giro di acquisizioni in regione, tra le quali spicca il fu Credito cooperativo fiorentino, già presieduto da Denis Verdini e messo in liquidazione coatta - che dovrebbe essere parte della futura banca “renziana” di Toscana creata dalla riforma Lotti. In primavera a presiedere Chiantibanca - e da lì l’intero nuovo gruppo – dovrebbe arrivare l’unico vero curriculum di cui disponga l’inner circle renziano nel settore: il fiorentino Lorenzo Bini Smaghi, ex membro del board Bce, che s’è pubblicamente detto “disponibile” all’incarico nell’istituto. 
Nel frattempo, Bini Smaghi è presidente della banca d’affari francese Société Générale, che è stato uno degli advisor per la vendita delle quattro nuove banche create il 22 novembre al posto delle decotte Pop Etruria, Banca Marche, Carife e Carichieti. Chissà che nel futuro gruppo toscano non finisca pure qualche pezzo della vecchia Etruria, già banca renziana (o boschiana). Si rischia, direbbe Massimo Giannini, un nuovo “rapporto incestuoso”, ma stavolta plurimo.

Fonte: pagina Facebook dell'Autore

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