La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 13 febbraio 2016

Rete europea per il disarmo: subito una moratoria sulle armi ai sauditi

di Giampaolo Petrucci
Il dramma dello Yemen e l'indiscriminato flusso di armi verso l'Arabia Saudita, se è vero che non occupano le prime pagine dei grandi media nazionali (più attenti a non disturbare il manovratore che a promuovere una coscienza critica nell'opinione pubblica), continuano quantomeno a movimentare il dibattito in rete, nella base cattolica e in quella pacifista. Con Adista abbiamo già raccontato i movimenti di sistemi d'arma verso il regno saudita, autorizzati dal governo italiano in barba alla Legge 185 del 1990 (che proibisce la vendita di armi a Paesi in guerra o che violano i diritti umani), e le iniziative di opposizione dell'associazionismo.
In ultima istanza, l'esposto contro il governo italiano presentato da un gruppo di realtà pacifiste – Rete italiana per il disarmo, Opal Brescia, Archivio disarmo, Movimento Nonviolento, Pax Christi e Beati i Costruttori di Pace – alle Procure di Roma, Brescia, Cagliari e Pisa (v. Adista Notizie n. 6/16).
Ma la vendita di armi ai sauditi coinvolge anche, e in taluni casi in misura maggiore, altri Paesi del vecchio continente. Ed è per questo motivo che anche il movimento di opposizione travalica i confini dei singoli Stati per organizzarsi su scala comunitaria, coordinando una serie di iniziative volte ad arrestare questo ignobile traffico.
11 organizzazioni europee per la pace ed il disarmo – che aderiscono alla rete internazionale “European Network Against Arms Trade” (Enaat) – «hanno deciso di condurre una serie di azioni presso le istituzioni europee affinché fermino il sostegno militare all'Arabia Saudita». È quanto afferma, il 5 febbraio, la Rete italiana per il disarmo (www.disarmo.org), che fa parte dell'Enaat, in un comunicato stampa indirizzato ai ministri degli Esteri dei Paesi europei. Tra il 2009 e il 2014, vi si legge, il 59% delle armi acquistate dai sauditi proveniva dall'Unione e l'Arabia Saudita «figura tra i primi destinatari delle esportazioni del nostro Paese dell'ultimo quinquennio». Il vero problema, aggiunge nel comunicato Giorgio Beretta dell'Opal (Osservatorio permanente sulle armi leggere), «è che negli ultimi mesi dal nostro Paese si sono originate diverse spedizioni di ordigni che poi, e la notizia è accertata, sono stati utilizzati nei bombardamenti» che hanno distrutto anche fondamentali infrastrutture yemenite, comprese scuole ed ospedali. «Vogliamo continuare ad essere complici della distruzione di un intero Paese e di un'intera popolazione?».
Il network europeo
Fondata nel 1984 durante una conferenza internazionale sulla produzione di armi e sulle esportazioni militari, la rete di organismi pacifisti contro la proliferazione e il commercio di ordigni Enaat (www.enaat.org) si incontra ogni anno per discutere sulle politiche che riguardano le esportazioni di armi e le strategie d'azione e di sviluppo nell'ambito dell'industria bellica. Luogo privilegiato per lo scambio di informazioni sulla materia e per ottenere un quadro il più completo possibile dello stato del commercio di armi a livello europeo, l'Enaat riunisce una dozzina di organismi europei, tra cui la Rete italiana per il disarmo. «L’industria bellica – si legge sul sito dell'Enaat – opera sul piano internazionale, ma l'export di armi resta prerogativa dei singoli governi» che si dotano di legislazioni più o meno restrittive, ma sempre in linea con “Posizione Comune”, normativa comunitaria per il controllo delle esportazioni di tecnologia e attrezzature militari. «La legislazione sull'export di armi dunque – si legge ancora – resta separata dai generali trattati internazionali di libero scambio e questo perché il commercio di armi non rappresenta solo una questione di economia e di mercato, ma anche di politica estera e strategia».
I tre nodi dell’appello
Nonostante la conclamata violazione del diritto internazionale perpetrata dalla coalizione alleata dell'Arabia Saudita in Yemen, denuncia la rete Enaat, «molti Paesi europei tra cui la Francia, la Gran Bretagna, la Germania, il Belgio, la Spagna e l'Italia hanno continuato ad autorizzare contratti e licenze per trasferimenti di armi verso il Regno arabo», violando di fatto sia la Posizione Comune europea che il Trattato Internazionale sugli Armamenti». Per questo, l'Enaat fa appello gli Stati membri dell'Ue affinché sospendano «immediatamente tutti i trasferimenti di armi e qualsiasi supporto militare all'Arabia Saudita e ai suoi alleati nel conflitto in Yemen». Ai Paesi membri chiede anche di «approntare ed applicare misure che configurino una più stringente interpretazione della Posizione Comune». E ancora chiede alla vicepresidente della Commissione ed Alto Rappresentante per la Politica Estera, Federica Mogherini, «di promuovere nell'ambito del Consiglio degli Affari Esteri l'istituzione di un embargo su armi ed addestramento militare nei confronti dell'Arabia Saudita». 

Fonte: Adista News

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