di Nicola Fratoianni
Siamo tutti impegnati a raggiungere il quorum per il referendum del 17 aprile. Nonostante i tentativi di boicottaggio da parte del governo e di Renzi, nonostante le tante falsità raccontate in queste ultime ore sul referendum e i suoi effetti, pare si sia molto vicini all'obbiettivo.
La verità è che Matteo Renzi teme questo referendum e lo abbiamo compreso immediatamente, quando ha buttato via 300 milioni di euro per evitare di accorpare le elezioni amministrative e il quesito sulle trivelle. Vuoi mai che gli italiani esprimano il proprio punto di vista e che si scopra che la volontà dei cittadini sia contraria a quella del sovrano...
Ed è proprio questo il punto. Il referendum del 17 aprile è fondamentale per due ragioni: una riguarda il modello di sviluppo che vogliamo per il nostro paese e per il nostro futuro, e l'altra, strettamente connessa alla prima, è la possibilità per le comunità locali di esprimere il proprio punto di vista su questioni di fondamentale importanza, come l'impatto delle opere sui territori.
In sostanza, il 17 aprile si vota anche per tenere aperti gli spazi della democrazia, chiusi dallo scempio dello Sblocca Italia e dalla riforma costituzionale (sulla quale attendiamo ancora di conoscere dal governo la data nella quale potranno esprimersi i cittadini sempre attraverso il referendum). Entrambi i provvedimenti citati, hanno svuotato di senso non solo la possibilità per le comunità locali di esprimere pareri dirimenti su questioni cruciali, ma anche l'esistenza stessa di presidi locali che dovrebbero costituire una delle articolazioni politiche, democratiche e di rappresentanza del nostro Stato, come sancito dalla Costituzione.
Si vota per recuperare, quindi, la politica alla sua funzione più nobile, quella dell'organizzazione e della tutela dell'interesse collettivo, mentre oggi sta dimostrando di essere una sorta di passa carte degli interessi di pochi, delle lobby, delle grandi imprese. La vicenda di Viggiano, del famoso emendamento notturno per sbloccare tutto, la dice lunga sul tipo di cultura politica che ha questo governo. Facciamo tutto, facciamo in fretta, purché si faccia. Viggiano eTempa Rossa non possono restare confinate alla vicenda giudiziaria che farà il suo corso e su cui non voglio dire parola alcuna. Viggiano e Tempa Rossa sono fatti squisitamente politici di cui la politica deve preoccuparsi e occuparsi: per questo abbiamo chiesto una Commissione di Inchiesta che analizzi il rapporto fra le multinazionali del petrolio e il governo.
Il voto del 17 aprile può costituire anche da questo punto di vista una indicazione popolare sulla strada da intraprendere per il nostro paese: trovo, infatti, piuttosto assurdo che non si sia aperto il dibattito sul modello di sviluppo cui vogliamo guardare. Una cosa è abbastanza certa, il governo propende per continuare a utilizzare le fonti fossili, affidando di fatto la politica energetica (segnalo, per altro, che l'Italia non ha un Piano Energetico Nazionale) ad un modello vecchio e superato, mentre negli altri grandi paesi europei ormai ci si pongono obiettivi di medio termine per superare l'utilizzo di fonti inquinanti e si predispongono investimenti importanti nella filiera del rinnovabile. A questo si aggiunga, inoltre, che le multinazionali non devono nemmeno pagare moltissimo per ottenere a beneficio privato un bene pubblico come è il petrolio: le royalty imposte in Italia sono talmente basse da essere davvero ridicole e inutili. Regaliamo un bene pubblico per massimizzare i profitti di pochi privati e lo facciamo esponendoci a rischi ambientali inaccettabili per un paese come il nostro, che ha dimostrato negli anni di avere enormi ricchezze ambientali, paesaggistiche e naturali.
Queste sono solo alcune delle questioni che devono spingere tutti noi a votare il 17 aprile e a continuare la nostra campagna verso il quorum, città per città, quartiere per quartiere. Stasera a Bari ci sarà una grande manifestazione, promossa dai comitati, con la Fiom e la Regione Puglia. La Puglia è una delle terre maggiormente interessate dalle questioni petrolio e politica energetica e sta facendo ormai da anni la sua battaglia per preservare le proprie risorse e affermare la necessità di interlocuzione fra enti locali e governo. Purtroppo non potrò essere a Bari perché per lunedì Sinistra Italiana ha organizzato una serie di iniziative importanti (di cui leggerete molto presto) in Sicilia, un'altra terra che come la Puglia ha bene in mente cosa voglia significare il referendum del 17 aprile.
Ecco, qui sta il senso di tutto il nostro impegno: girare in lungo e in largo l'Italia non solo difendere i territori dall'aggressione delle lobby, ma per affermare i principi di democrazia e di preminenza dell'interesse pubblico, che è una questione che riguarda tutto il paese, non solo le regioni o i territori interessati dalle ricerche petrolifere.
Sono convinto che possiamo farcela.
Fonte: Huffington post - blog dell'Autore
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