La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 30 luglio 2016

Cara Merkel: la sicurezza richiede stop a guerre, più welfare e stop austerità

di Sahra Wagenknecht 
Il piano Merkel in nove punti per la sicurezza non prende in considerazione le questioni più importanti. Chi effettivamente vuole occuparsi della sicurezza, deve smettere di prendere parte alle guerre nel Medio e Vicino Oriente per il petrolio e il gas, che provocano innumerevoli vittime civili, deve lasciar da parte il sostegno logistico ai droni assassini americani e interrompere subito l’esportazione di armi nelle zone in crisi. È necessario, inoltre, smettere di sostenere dittatori come Erdogan, che con la sua reazione vuole costringere molti oppositori e giornalisti critici a lasciare la loro patria.
Chi davvero vuole ridurre il numero degli immigrati, deve anche smettere di imporre ai paesi poveri accordi di libero scambio, che minano la loro agricoltura locale, privandoli di qualsiasi possibilità di industrializzazione.
Inoltre l’integrazione sociale in Germania, deve essere accelerata, con la creazione di abitazioni e posti di lavoro.
Purtroppo la cancelliera fa esattamente il contrario di quanto detto: rifiuta ai comuni il denaro necessario per l’integrazione, fa in modo che le esportazioni tedesche di armamenti raggiungano anno dopo anno nuovi record e conferma l’impegno in guerra dell’esercito tedesco.
Affermando che in Turchia non sempre viene rispettato il principio di proporzionalità, la cancelliera Merkel non fa che minimizzare il contro golpe di Erdogan in modo totalmente inaccettabile.
Angela Merkel finora non è riuscita a vincere le sfide e fare in modo che sia realizzata un’integrazione sociale. Serve una svolta decisiva, altrimenti l’integrazione degli immigrati fallirà.
La Germania necessita del ripristino delle infrastrutture sociali e di una politica che procuri a tutti case, posti di lavoro e di formazione. Invece di continuare a tagliare i fondi per i servizi pubblici e le infrastrutture, dovrebbero essere assunti più lavoratori sociali e psicologi, che si occupino degli immigrati, protagonisti, nei loro paesi d’origine, di esperienze terribili. Solo così la politica di integrazione può portare ad una prevenzione in termini di sicurezza. 

Traduzione di Laura Gualeni
Fonte: Rifondazione.it 

1 commento:

  1. Ottime osservazioni, ne aggiungo di mie.
    Figurati in Italia, sì quello che spesso l'informazione tace, mettendo i cittadini gli uni contro gli altri come complici in tutto e per tutto delle decisioni del governo, è che anche in Germania si smantella lo stato sociale, per quanto gli stipendi siano ben più alti. Una certa destra parla di volontà di esproprio da parte degli invidioso, ma che mi si dice dell'esproprio quotidiano della proprietà dei poveri, sottoforma di usura, pignoramenti, tasse da pagare su terreni agricoli che non rendono?
    Cambiando discorso, oltre a ciò che si denuncia, in termini di mancata integrazione dei migranti, non si deve omettere per onestà, una parziale mancanza di volontà in questo senso da parte di una parte dei migranti alcuni rimasti chiusi nelle loro comunità.
    Certo il clima economico non ha aiutato e se tale situazione può tirare fuori il razzismo recondito in gente che fino a tempo prima non lo mostrava, non stupisce come forse in ognuno di noi ci sia un lato oscuro latente. Non so se era razzismo o prendersela con il sintomo, cosa comunque colpevole.
    Molta sinistra ha però omesso di dire che in tale situazione e con questo paradigma economico, l'immigrazione economica e in parte anche quella di profughi, è insostenibile. Forse si sperava che ragionevolmente tenere aperta la frontiera costringesse i governi e l'Europa a cambiare marcia per evitare di destabilizzarsi, non l'hanno fatto e forse non ne avevano l'intenzione, godendo anzi a giocare col fuoco della contrapposizione immigranti/nativi, che la sinistra non è riuscita a sindacalizzare per fare fronte comune contro lo sfruttamento.
    Proliferarono quindi caporalati e banlieue varie. Nel caso dell'Islam, purtroppo va detto, sacche di radicalizzazione, probabilmente legate a tensioni geopolitiche tra i due grandi soggetti politici orientali e occidentali. Cose che forse hanno portato, a torto, a vedere ogni cosa associata alla "civiltà occidentale" come il male, compresa purtroppo la laicità, e l'estremismo e l'odio come un baluardo. Odio molto poco informato e indirizzato, privo di teoria economica o di conflitto.
    Non che ogni estremista sia un diseredato o vice versa, ovviamente, però cosa significa darsi all'estremismo dopo una o due generazione in Europa? Essere molto conservatori? Covare odio verso l'occidente che ha dato ospitalità e cittadinanza? Sentirlo colpevole come imperialista di stragi nei confronti di quella che, non a torto si sente ancora come "la propria gente" ?
    Oppure non sertirsi europei perchè gli europei non vi ci hanno fatto sentire,(ovviamente una parte di essi, incontrata secondo la propria esperienza).

    Sentire di essere usati o stati usati solo come cittadini di serie B per lavori "umili"? Mancare di sentirsi invece uniti agli autoctoni come vittime della stessa strategia di risparmio sulla manodopera e aumento dell'offerta della stessa?

    Alla luce di ciò far ricadere tale colpa, spesso figlia di decisioni governative su un intero popolo? Decisamente imperdonabile, efferato e barbarico, sia chiaro, la responsabilità individuale di reagire o ribellarsi adeguatamente è fuori discussione.
    Vale per le "reazioni smisurate" (cit. Netanyahu) e gli imperialismi occidentali, ma a maggior ragione per chi è tentato dal terrorismo, che dà un cattivo nome ad una fede che per quanto controversa non può essere identificata con ciò, è quindi un atto contro l'umanità, anche perchè la paura uccide l'umanità. Non di meno le cause vanno indagate e "non c'è più tempo" da perdere per delle politiche attive e adeguate sui territori e fuori dal "salotto borghese" e dal "buonismo" di maniera.
    Le radicalizzazioni sono state in parte un risultato delle trame statunitensi fin dai tempi dei Mujaheddin in Afghanistan contro i governi laici filorussi, per finire con le "primavere arabe" sfuggite di mano in Egitto, Libia e in Siria, con l'Is finanziato contro Assad.

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