La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 20 agosto 2016

Mari pericolosi: la Cina e gli Stati Uniti

di Conn Hallinan
Un insieme di avvenimenti recenti sostenuti da antiche tensioni storiche, risalenti a più di 60 anni fa, ha trasformato il Pacifico occidentale in uno dei luoghi più rischiosi del globo. Le tensioni tra Cina e Stati Uniti “sono uno dei temi più impressionanti e pericolosi della politica internazionale,” dice Gideon Rachman, da lungo tempo opinionista del Financial Times ed esperto di Cina. Soltanto negli scorsi cinque mesi, le navi da guerra di entrambe le nazioni, compreso il più stretto alleato di Washington nella regione, cioè il Giappone, non hanno fatto altro che sfidarsi.
E, dato che Pechino continua a costruire basi su isole sparse nel Mar Cinese meridionale, gli Stati Uniti stanno dislocando bombardieri strategici con capacità di imbarcare testate nucleari a lungo raggio, in Australia e nell’isola di Guam.
A volte la retorica da entrambe le parti è raggelante. Quando Washington ha inviato nella zona due gruppi di portaerei con velivoli da combattimento, il portavoce del ministero della difesa cinese, Yang Yujun, ha avvertito gli americani di “stare attenti.” Mentre un ammiraglio statunitense suggeriva di tracciare “la linea” alle Isole Spratly, vicine alle Filippine, un editoriale pubblicato sul giornale in formato tabloid Global Times, prodotto dal quotidiano ufficiale del Partito Comunista Cinese, avvertiva che le azioni degli Stati Uniti “aumentavano il rischio dello scontro fisico con la Cina.” Il giornale proseguiva avvertendo che “se la conclusione degli Stati Uniti è che la Cina deve fermare le sue attività, allora è inevitabile una guerra tra Stati Uniti e Cina nel Mar Cinese meridionale.”
All’inizio di questo mese il Ministro della Difesa cinese, Chan Wanquan ha detto che Pechino dovrebbe prepararsi per una “guerra popolare in mare.”
Aggiungete a questo la nomina di un ministro della difesa del Giappone, dell’ estrema destra nazionalista e la decisione di impiegare intercettori di missili anti-balistici nella Corea del Sud, e capirete che il termine “regione instabile” è un grosso eufemismo.
Alcune di queste tensioni risalgono al Trattato di San Francisco del 1951 che pose fine ufficialmente alla II Guerra mondiale. Quel documento, secondo la ricercatrice canadese Kimie Hara, era stato redatto per essere deliberatamente ambiguo circa la proprietà di un po’ di isole e di barriere coralline sparse nel Mar cinese orientale e nel Mar cinese meridionale.
L’attuale stallo tra Cina e Giappone riguardo alle isole Senkaku/Diaoyu – i giapponesi usano il primo nome, i cinesi il secondo – è una diretta conseguenza del trattato. Mentre Washington non ha alcuna posizione ufficiale circa il paese che è proprietario del minuscolo arcipelago disabitato, si è impegnato a difendere il Giappone nel caso di qualsiasi conflitto militare con la Cina. Il 2 agosto, il ministro della difesa giapponese ha accusato la Cina di impegnarsi in “azioni pericolose che potrebbero provocare conseguenze non volute.
Il nuovo ministro della difesa giapponese, Signora Tomomi Inada, visita regolarmente il santuario Yasukuni che onora i criminali di guerra giapponesi ed è critica nei confronti dei processi per i crimini del dopo-guerra a Tokyo. Ha chiesto anche di riesaminare il massacro di Nanchino del 1937 che ha visto trucidare fino a 300.000 cinesi. La nomina di Tomomi Inada fatta dal primo ministro Shinzo Abe sembra quasi calcolata per far arrabbiare Pechino.
Abe sta anche facendo forti pressioni per revocare una parte della costituzione giapponese che vieta a Tokyo di usare le sue forze armate per qualsiasi altro motivo che non sia la sua difesa. Il Giappone ha una delle marine militari più evolute del mondo.
Nelle scorse settimane, delle imbarcazioni della Guardia Costiera cinese e dei pescherecci hanno contestato le rivendicazioni territoriali del Giappone sulle isole, e gli aerei cinesi e giapponesi hanno fatto una gara di coraggio. In un incidente particolarmente inquietante, un caccia giapponese ha messo il suo radar da combattimento in condizione di identificare un cacciabombardiere cinese e di seguirne i movimenti.
Dietro il bellicoso comportamento di Cina e Stati Uniti c’è un’insicurezza di base, una situazione pericolosa quando due potenze in possesso di armi nucleari sono ai ferri corti.
Dalla prospettiva di Pechino, Washington sta tentando di “contenere” la Cina circondandola di alleati americani, proprio come avevano fatto gli Stati Uniti con l’Unione Sovietica durante la Guerra Fredda. Date le recenti mosse nella regione, è difficile litigare per la conclusione di Pechino.
Dopo un’assenza di 20 anni, le forze armate americane sono ritornate nelle Filippine. Washington sta dislocando sistemi anti-missili nella Corea del Sud e in Giappone e sta intensificando le sue relazioni militari con Australia, Vietnam, Indonesia e India. Il “perno in Asia” dell’amministrazione Obama ha spostato la maggior parte delle forze armate statunitensi dall’Atlantico e dal Medio Oriente in Asia. La strategia di Washington della battaglia di aria e di mare – appena ribattezzata “Concetto congiunto per l’accesso e la manovra nei domini di risorse globali comuni” – immagina di neutralizzare la capacità della Cina di difendere le sue acque nazionali.
La Cina sta modernizzando gran parte delle sue forze armate, specialmente perché Pechino è stata spaventata da due operazioni militari. Primo, i cinesi sono stati scioccati dalla velocità con cui l’esercito degli Stati Uniti aveva annientato l’esercito iracheno nella Prima guerra del Golfo, praticamente senza vittime da parte americana. Poi si è dovuto cedere nel 1996 quando l’amministrazione Clinton ha dovuto impegnare gruppi da battaglia a supporto di due portaerei nello Stretto di Taiwan in un periodo di acuta tensione tra Pechino e Taipei.
Malgrado tutti i suoi aggiornamenti, le forze armate della Cina sono molto lontane dall’essere in grado di sfidare gli Stati Uniti. La marina cinese ha soltanto una piccola portaerei, gli Stati Uniti ne hanno 10 enormi, più un arsenale nucleare largamente più grande che la modesta forza di Pechino. L’ultima guerra della Cina è stata la sua disastrosa invasione del Vietnam nel 1979, e l’idea generale che hanno gli Stati Uniti dell’esercito cinese è che sia un drago di carta.
Questa opinione è simile in Giappone, il che è inquietante. L’aggressivo governo nazionalista del Giappone è più probabile che inizi qualcosa con la Cina invece che con gli Stati Uniti. Per esempio, la crisi per le isole Senkaku/Diaoyu è stata iniziata dal Giappone. Per prima cosa Tokyo ha violato un accordo con Pechino arrestando dei pescatori cinesi e poi si è annesso unilateralmente le isole. Le forze armate giapponesi hanno sempre avuto un’opinione ultra esagerata di se stesse e per tradizione hanno sottovalutato le capacità cinesi.
In breve, gli Stati Uniti e il Giappone non sono intimiditi dal Nuovo Esercito Modello della Cina e non lo considerano una minaccia grave. E’ una considerazione pericolosa che porta alla conclusione che la Cina cederà sempre quando uno scontro prenderà una brutta piega. La belligeranza e l’illusione sono compagni pericolosi nell’attuale atmosfera di tensione.
Il programmato impiego dei sistemi anti-missili THAAD (Difesa d’area terminale ad alta quota), Difesa d’area terminale ad alta quota), Terminal High Altitude Area Defense, già denominata Theater High Altitude Area Defense, ha convinto Pechino che gli Stati Uniti stanno cercando di neutralizzare la forza missilistica nucleare della Cina, il che non è una conclusione irrazionale. Mentre i sistemi anti-missili sono pubblicizzati come “difensivi”, possono essere altrettanto facilmente considerati parte della fondamentale strategia statunitense di contropressione che richiede un primo attacco ai missili del nemico, protetto da un sistema di missili anti-balistici che distruggerebbero qualsiasi missile nemico che il primo attacco avesse mancato.
La Cina ha promesso di non usare per prima le armi nucleari, ma, dato l’anello di basi militari americane e lo spiegamento di sistemi anti-missilistici, questa situazione potrebbe cambiare. La Cina sta considerando di spostarsi verso una strategia di “attacco con preavviso”, LOW (Launch on warning) (una strategia di rappresaglia con un’arma nucleare che ottenne il riconoscimento durante la guerra fredda tra USA e URSS che aumenterebbe molto la possibilità di una guerra nucleare accidentale. 
La strategia della battaglia in aria e in terra richiede attacchi tradizionali con i missili che mirino a eliminare i centri di comando e gli impianti radar in territorio cinese. Data, però, la strategia statunitense di “contropotere”, i comandanti cinesi potrebbero ipotizzare che quei missili convenzionali siano nucleari mirati a decapitare il deterrente nucleare della Cina.
Secondo Amital Etzioni dell’Università di Washington ed ex consulente senior del Presidente Jimmy Carter, “la Cina è probabile che risponda a quello che in effetti è un considerevole attacco sulla sua terraferma con tutti i mezzi militari a sua disposizione – compresa la sua scorta di armi nucleari.”
Un rapporto dell’Unione degli scienziati interessati, ha concluso che se la Cina adotterà la strategia di “attacco con preavviso”, questo cambiamento “aumenterebbe molto il rischio di uno scambio nucleare per errore – un cambiamento pericoloso che gli Stati Uniti potrebbero contribuire a evitare.”
Si dice che il Presidente Obama stia considerando di fare la promessa di non essere mai i primi a usare armi nucleari durante un combattimento, ma ha incontrato la dura opposizione delle sue forze armate e dei Repubblicani. “Sarei preoccupata di una politica di questo genere,” dice la Segretaria dell’aviazione militare, Deborah Lee James. “Avere un certo grado di ambiguità non è necessariamente una brutta cosa.”
In ogni caso, la possibilità di incidenti – o di panico da parte dei comandanti militari – l’ambiguità aumenta il rischio che qualcuno potrebbe interpretare un’azione in modo sbagliato. Una volta cominciato uno scambio nucleare, potrebbe essere impossibile fermarlo, in particolare sapendo che la strategia statunitense di contropressione, mira ai missili dell’avversario. “Usatele o le perderete” è un vecchio detto tra coloro che combattono con armi nucleari.
In ogni modo, la reazione tipica a un sistema anti-missilistico è di costruire altri propulsori e testate nucleari, una cosa di cui non ha più bisogno.
Mentre la Cina ha legittimi interessi per la sicurezza, il modo in cui li ha perseguiti gli ha procurato pochi amici nella regione. Pechino ha prevaricato il Vietnam nelle isole Paracel, ha vessato le Filippine nelle isole Spratly e si è alienata praticamente tutti nella regione, tranne i suoi stretti alleati in Corea del Nord, in Laos e in Cambogia. Le rivendicazioni della Cina – la sua cosiddetta linea di “dieci trattini” – copre la maggior parte del Mar cinese meridionale, un’area attraverso la quale passano ogni anno circa 5 trilioni di dollari di scambi commerciali. E’ anche una zona ricca di minerali e di risorse ittiche.
L’approccio maldestro della Cina ha fornito agli Stati Uniti l’occasione di introdursi nella disputa come “difensore” di piccole nazioni con le loro proprie rivendicazioni sugli scogli, le isole e i fondali. Gli Stati Uniti hanno incrementato pattuglie aeree e marittime nella regione che ha volte hanno visto navi da guerra cinesi, americane e giapponesi prua contro prua e i loro aerei da guerra con le estremità alari vicinissime.
La recente decisione presa dalla Corte permanente di arbitrato dell’Aia che la Cina non ha un rivendicazione esclusiva sul Mar cinese meridionale, ha temporaneamente accresciutole tensioni, anche se dà la possibilità di risolvere alcune delle dispute in corso senza continuare le attuali minacce di guerra.
La Cina è firmataria del Trattato del 1982 sul diritto del mare, come anche altri paesi al confine con il Mar cinese meridionale (il Senato degli Stati Uniti si rifiuta di ratificare il Trattato). La Cina non ha mai cercato di interferire con l’enorme volume di commerci che attraversa la regione, un commercio che, in ogni caso, beneficia notevolmente i cinesi. La maggior preoccupazione di Pechino è la difesa della sua lunga costa.
Se i paesi nella regione facessero affidamento sulla Legge del mare per risolvere le dispute, probabilmente andrebbe bene per tutti coloro che sono coinvolti. I cinesi dovrebbero tirarsi indietro rispetto alle loro rivendicazioni basate sulla “linea con i nove trattini, nel Mar cinese meridionale, ma è probabile che finirebbero per controllare le isole Senkakus/Diaouyu nel Mar cinese orientale.
Per calmare le attuali tensioni, Washington però, dovrebbe anche diminuire il suo potenziamento militare in Asia. La cosa per gli Americani sarebbe difficile da accettare. Fin dalla fine della Seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti sono stati nel Pacifico occidentale, ma questo sta arrivando alla fine. Secondo il Fondo monetario internazionale, la Cina ha superato l’economia statunitense nel 2014 ed è diventata la più grande del mondo. Delle quattro maggiori economie del globo, tre sono in Asia: Cina, Giappone e India.
La semplice demografia sta spostando l’equilibrio del potere economico e politico dall’Europa e dagli Stati Uniti all’Asia. Nel 2015, più del 66% della popolazione mondiale risiederà in Asia. Gli Stati Uniti, invece , costituiscono il 5% e l’Unione Europea il 7%. Nel 2050 il “codice pin del mondo sarà 1125: un miliardo di persone in Europa, un miliardo nelle Americhe, 2 miliardi in Africa, e 5 miliardi in Asia. Anche la CIA prevede che: “L’era dell’influenza americana nella politica internazionale, iniziata nel 1945, si sta rapidamente esaurendo.”
Gli Stati Uniti possono resistere a questo fatto inevitabile, ma soltanto facendo affidamento sulla loro enorme potenza militare e sulla costruzione di un sistema di alleanze che ricordi quello della Guerra fredda e che darebbe una tregua a tutte le parti impegnate. Il mondo è stato fortunato a venir fuori da quel periodo buio senza una guerra nucleare, ma fare affidamento sulla fortuna è una strategia pericolosa.

Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
Originale : Dispatches From The Edge
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2016 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY NC-SA 3.0

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.