di Roberto Barbieri
È un mondo di giovani. Ma non è un mondo per giovani. Perché un mondo "per" giovani dovrebbe coniugare ogni azione, programma, investimento, al futuro. Ma la realtà è purtroppo un'altra. Opposta. Oggi nel mondo ci sono più giovani che in qualsiasi altro momento della storia: sono 1,8 miliardi quelli tra i 10 e i 24 anni. Eppure oltre 500 milioni di ragazzi tra i 15 e 24 anni vivono con meno di 2 dollari al giorno, e moltissimi di loro sono esclusi dai processi decisionali e sempre più esposti all'impatto delle crisi economiche.
È quanto emerge dal nuovo rapporto di Oxfam: "I giovani e la disuguaglianza: è tempo di rendere le nuove generazioni protagoniste del proprio futuro". Un titolo che è anche un impegno all'azione. Una "sfida all'ingiustizia" cui nessuno deve sottrarsi. Il rapporto è stato pubblicato in concomitanza con l'inizio delWorld Social Forum di Montreal. Un forum che per essere incisivo deve sancire una svolta nell'agire di quanti hanno gli strumenti per farlo. Dietro i numeri, ci sono storie, volti, speranze frustrate, volontà di farcela contro tutto e tutti. Dietro i numeri c'è la vita. E come tale va raccontata. Ma i numeri servono per dare la dimensione di una tendenza che fa del mondo di oggi un mondo ostile alle giovani generazioni.
Sono proprio i giovani ancora oggi i più colpiti dagli effetti della crisi economica internazionale iniziata nel 2008: il 43% della forza lavoro giovanile a livello globale è infatti disoccupata o vittima di retribuzioni inadeguate. Un dato generale che non risparmia l'Italia dove il tasso di disoccupazione giovanile (tra i 15 e 24 anni) ha toccato a giugno il 36,5%, secondo i dati Istat. E preoccupa ancor di più quel 16% di Neet (not in education, employment or training) giovani che non sono a scuola, non frequentano corsi di formazione e non lavorano. Di fronte, un contesto globale quindi dove, nonostante un aumento del 50% (tra il 2013 e il 2014) del numero di governi che hanno adottato Piani nazionali per le politiche giovanili, resta ancora molto da fare.
Dalle parole ai fatti, il principale impegno necessario. Il report di Oxfam contiene la fotografia del presente, indica le tendenze del futuro e lancia un appello ai leader mondiali affinché rendano i giovani veri attori e motore di un cambiamento da cui tutti possano trarre beneficio. Di questo cambiamento strutturale la società civile vuol essere, e può essere, protagonista. In una feconda interazione con i governi nazionali e le istanze internazionali. Un patto per il futuro. Un futuro in cui sia garantito l'accesso a servizi e diritti essenziali come l'istruzione, la sanità e il lavoro. Un diritto negato a milioni di giovani. Nel mondo infatti ancora oggi quasi 126 milioni di giovani, soprattutto nei paesi poveri, sono vittime dell'analfabetismo, mentre in alcuni paesi le ragazze hanno più probabilità di morire di parto che di finire gli studi. Un contesto globale che richiede quindi una riflessione che parta proprio dai giovani per trovare nuove e diverse soluzioni. Perché di questa sfida per il cambiamento, i giovani non sono i potenziali beneficiari, ma i protagonisti. Partecipi, attivi, solidali.
Questa è l'idea forte che ha spinto Oxfam a promuovere, proprio in occasione del World Social Forum di Montreal, lo "Youth Summit on Inequality", un incontro che a partire dai temi proposti dal report porterà giovani attivisti di Oxfam da tutto il mondo a confrontarsi per trovare possibili soluzioni e proposte, che saranno raccolte in un vero e proprio manifesto, presentato ai partecipanti al World Social Forum. Artefici del proprio futuro è questo: combinare la protesta con la proposta, l'idealità con la concretezza. Tentarci è già di per sé un'avventura che vale la pena affrontare. Insieme. Per costruire ponti di dialogo. Di questi tempi è una vitale iniezione di speranza.
Fonte: Huffington Post - blog dell'Autore
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