La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 28 ottobre 2016

Così Matteo Renzi fa felici gli evasori

di Vittorio Malagutti
I vostri soldi? Chiudeteli in una cassetta di sicurezza, nascondeteli in casa, magari sotto il materasso, oppure fate una bella buca e teneteli sottoterra come riserva d’emergenza. E soprattutto lasciateli cash, in contanti, lontani da un conto bancario e quindi dal fisco. In estrema e brutale sintesi, questo è il messaggio inviato nei giorni scorsi dal governo ai cittadini-contribuenti. È bastato l’annuncio di una possibile sanatoria sulle somme possedute in nero, perché l’esercito degli evasori nostrani trovasse l’ennesimo incentivo a seguire la strada di sempre. Che significa pagamenti senza fattura e all’occorrenza un taglio netto a contributi e Iva.
Del resto, perché mai i pirati delle tasse dovrebbero mettersi in regola se perfino l’esecutivo che si definisce «il Real Madrid della lotta all’evasione» (parole di Matteo Renzi) ha studiato una norma che permette di farla franca, con il versamento di una semplice penale pari al 35 per cento, al massimo, delle somme tenute in contanti al riparo delle imposte?
Come ben sanno i lettori dell’Espresso, la truffa al Fisco è uno sport che nel nostro Paese può contare su milioni di assidui praticanti. Negli ultimi tre anni una serie di inchieste del nostro giornale hanno raccontato con dovizia di particolari il mondo fatato dei conti offshore, da Montecarlo ai Caraibi fino a Panama, popolato da migliaia e migliaia di furbetti e furboni. E proprio il mese scorso, dopo il gran clamore dei Panama Papers, svelati insieme all’ International consortium of investigative journalism (Icij), l’Espresso ha alzato il velo su un altro rifugio antitasse come le isole Bahamas.
Stime attendibili calcolano che oltre 100 miliardi di euro restino nascosti ancora all’estero dopo i tre scudi fiscali dei governi di Silvio Berlusconi e la cosiddetta voluntary disclosure (una forma di sanatoria light) dell’anno scorso. Dopo che la Svizzera ha inaugurato un nuovo corso più collaborativo con le autorità fiscali dell’Unione Europea e degli Stati Uniti, molto di questo denaro è stato costretto a emigrare verso lidi più accoglienti come per esempio Dubai e alcune isolette caraibiche tipo Turks and Caicos.
Somme ben più importanti però sono quelle che rappresentano il “nero domestico”. Soldi spesso frutto di piccole evasioni quotidiane da parte di artigiani, piccoli imprenditori, professionisti, ma anche di sofisticate operazioni finanziarie che spesso trovano complicità negli istituti di credito.
E del resto le cose non potrebbero andare diversamente in un Paese in cui, come spiega la recente relazione di un gruppo di esperti presieduta da Enrico Giovannini, l’evasione fiscale e contributiva ammonta all’astronomica cifra di 109 miliardi l’anno. Ben consapevole della situazione, il governo si accinge quindi a varare una seconda edizione della voluntary disclosure con l’intento di far emergere quanto più possibile questo colossale iceberg. E oltre ai conti offshore, il ministero dell’Economia punta molto anche sui contanti mai dichiarati e blindati nelle cassette di sicurezza.
In verità, anche la precedente edizione della sanatoria dava la possibilità di mettersi in regola ai cosiddetti evasori domestici. La legge però non era chiara in merito alle somme da pagare per chiudere i conti con il Fisco. Secondo alcune interpretazioni si poteva arrivare a versare anche oltre l’80 per cento del contante nascosto. Questa volta, in base alle indiscrezioni circolate in questi giorni, il governo dovrebbe fissare aliquote certe per la sanatoria.
Resta la questione dei reati penali. L’esecutivo garantisce che l’adesione alla disclosure del contante non si tramuterà in un colpo di spugna su frodi e riciclaggio connessi alla creazione e all’occultamento dei soldi in nero. Se questa promessa sarà mantenuta è quindi probabile che molti evasori se ne staranno ben nascosti per evitare problemi penali. In effetti, l’esperienza insegna che il rischio di essere scovati è molto basso. E semmai i furbetti nostrani avessero dei dubbi in proposito, la sbandierata abolizione di Equitalia è certamente in grado di rassicurarli.

Fonte: L'Espresso

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