di Gianluca Graciolini
Fabrizio Barca, che qualche buontempone immaginava a capo di una sinistra alternativa a Renzi, s'è "infine" deciso per il Sì. Qualcuno aveva dubbi al proposito? Io no. Di per sè è una non notizia, un atto di nessun interesse. La prendo però a pretesto per capire bene la posta in gioco in questo referendum. Questa gente, compreso Barca, in questi trent'anni ha sbagliato tutto fuorché le carriere personali. Questi qui hanno detto Sì a tutto. Hanno detto Sì alle guerre finto-umanitarie, sì allo strapotere della finanza sregolata, sì alla globalizzazione neoliberista e antipopolare, sì alle leggi che hanno precarizzato il lavoro e falcidiato il welfare, sì alla distruzione ecologica, sì alla concentrazione della ricchezza in poche mani. E oggi dicono Sì alla chiusura di quel cerchio in Italia, con l'approdo alla postdemocrazia di fatto.
La scusa è sempre quella: fare argine alle destre permale. Capite? Capite bene la tortuosità morbosa ed ammorbata dei loro ragionamenti? In buona sostanza dicono così: ci accingiamo a demolire la Costituzione per conto di banche, finanza e padroni, riduciamo la sovranità popolare, cancelliamo un pò di garanzie democratiche ed accentriamo tutti i poteri su uno, perché altrimenti arriva l'uomo nero. Barca arriva persino a dire che "un testo costituzionale vale l'altro: sono indifferente." La storia, evidentemente, neanche quella recentissima e contemporanea, e dell'Europa e degli USA, a questa gente qui, a questi apprendisti stregoni in servizio permanente effettivo tra il pentolame della diabolica cucina del neoliberismo, non insegna più niente.
Aveva ragione qualche tempo fa Guido Rossi, redarguendo sulla gestione della crisi in Europa: siamo al collasso intellettuale di un'intera classe dirigente. Una vera e propria bancarotta, aggiungerei, una bancarotta politica, morale e culturale. Con una differenza essenziale, ahinoi. Che, nel caso di specie, i bancarottieri continueranno a gozzovigliare spregiudicati o a scrivere corbellerie di complemento come Barca. Mentre noi ci leccheremo le ferite. A noi restano i voucher e il Jobs Act, precarietà e disoccupazione, la pensione raggiunta per indebitamento bancario, la carta igienica da infilare negli zainetti dei nostri figli perché la buona scuola non te la passa. E senza neanche più una Costituzione dignitosa che ci permetta almeno il sogno di cambiare. Mille volte No!

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