La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

martedì 19 settembre 2017

Sinistra: costruire una nuova egemonia

di Vincenzo Vita
Parlare di sinistra, oggi, significa innanzitutto chiarirsi sull’oggetto reale di cui si discute. Non si può e non si deve confondere, tanto per cominciare, il capitolo – pur delicato – della presenza elettorale alle prossime elezioni politiche e il prolegomeno della scadenza siciliana, con la ricostruzione di un autonomo soggetto politico. Certamente i due piani sono legati. Ma guai a sovrapporli. Errori già fatti, con conseguenze che pesano ancora.
Ma a che punto siamo? Qualcosa si muove. L’Associazione per il rinnovamento della sinistra ha promosso nelle scorse settimane due incontri seminariali, cui hanno partecipato Mdp-Articolo1, Possibile, Sinistra italiana, Rifondazione comunista, nuovo Pci, Altra Europa per Tsipras, Centro per la riforma dello Stato ...e Anna Falcone, protagonista con Tomaso Montanari della riuscita assemblea del Teatro Brancaccio di Roma del 18 giugno. A parole, tutti d’accordo. Anzi, proprio l’iniziativa nata “dal basso” promossa dall’avvocata vicepresidente del Comitato del No al referendum costituzionale e dal popolare storico dell’arte sembrava aver introdotto finalmente una svolta di metodo. Vale a dire l’attivazione di movimenti, associazioni, persone e cittadini delusi e orientati a non votare più: l’area reale e vasta di un potenziale luogo della sinistra. Accanto, e in “convergenza parallela” di memoria morotea, si svolge l’iniziativa di Campo progressista, il mondo animato dall’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia. Oggi qua, domani là, per citare il famoso brano di Patty Pravo. Si entrerebbe in contraddizione con le premesse se ci esercitassimo in qualche previsione alchimistica. Allo stato delle cose Pisapia – vedi la Sicilia – sta fuori dal consesso. Si vedrà.
Torniamo, però, alla questione. La sinistra riprenderà il suo cammino – non estremista, ma autonomo e non subalterno – se si confronterà con le grandi contraddizioni della post-modernità e della società digitale: la crisi della globalizzazione e la questione delle migrazioni; il lavoro di fronte alle macchine e ai robot; l’accesso libero alla conoscenza nell’era degli Over The Top (Google, Facebook, Amazon, Apple, e così via) ovvero gli oligarchi dei saperi; le pari opportunità di genere. E si rintracciano porzioni di sinistra più nelle parole di papa Francesco, che in numerose esternazioni del ceto politico. L’enorme tema dei migranti, ad esempio, ci interpella sul colonialismo. Ecco, allora, che il “Codice Minniti”, per evocare il prodotto del ministro degli Interni (laddove destra e sinistra si confondono, come vide per tempo Gaber), va sì contrastato, ma non solo con i giusti appelli umanitari. Una sinistra ha l’obbligo civile e morale di interagire con il senso comune, contrastandolo quando è necessario. Tutto ciò è emerso nei giorni scorsi in due affollate riunioni promosse dalla Cgil del Lazio e dall’Arci. 
Moderni e antichi, insieme. Ce l’ha insegnato Antonio Gramsci: costruire un’altra egemonia. O un altro immaginario, diverso dall’imbarazzante mainstream dei media.
Ecco, dunque, serve un programma semplice e chiaro, che torni agli orizzonti fondamentali di una sinistra che, o parla di libertà-solidarietà-eguaglianza, o non è. Per scegliere simile strada è doveroso riscoprire passione e umiltà, coscienza e anima. Credenti o non credenti che si sia. 
Nei mesi di settembre e di ottobre sono previsti mobilitazioni, gruppi di lavoro, seminari. Va trovato un filo conduttore che unisca le varie tessere del mosaico, senza defatiganti ricerche del leader. E sì, perché uno dei guai della stagione in corso riguarda la personalizzazione della politica, il linguaggio semplificato degli slogan, la sbornia dei talk televisivi. 
È difficile, ma non impossibile. Da un lato una accordo limitato per una “lista unica” alle elezioni, dall’altro un “cantiere” per un soggetto politico coraggiosamente inedito. 

Fonte: adista.it 

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