La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 25 marzo 2016

Ue/Turchia: l'accordo della vergogna

di Mehmet Ugur
Tempo fa mi piaceva occuparmi dell’integrazione europea perché l’argomento mi sembrava un ricco laboratorio di distillazione delle prove riguardo i lati oscuri dei governi nazionali. Ho imparato molto su come i governi del mio paese d’origine e d’adozione (Turchia e Regno Unito) hanno difeso l’’interesse nazionale’ in Europa. La mia lettura delle prove suggerisce che l’’interesse nazionale’ era in realtà nient’altro che il diritto di veto: piccoli ma ben organizzati gruppi di interesse in grado di catturare la politica pubblica proprio perché composti da pochi elementi organizzati in modo efficace. Al contrario, il grande pubblico (vale a dire l’origine legale e filosofica dell’interesse nazionale) è stato messo da parte a causa della sua debolezza intrinseca nella risoluzione dei problemi di azione collettiva – come ha dimostrato Mancur Olson.
L’immigrazione è un problema politico riguardo il quale i gruppi “di veto” hanno una migliore possibilità di mascherare i loro interessi egoistici con un indivisibile, ma in gran parte fittizio ‘interesse nazionale’.
Il recente accordo tra l’UE e la Turchia sui rifugiati siriani è un vergognoso esempio di politica pubblica europea inquinata dai gruppi di veto, che consistono in gruppi minoritari xenofobi e in politici preoccupati dalla loro possibilità di rielezione. L’accordo è costituito da tre elementi: (i) per ogni rifugiato siriano restituito dalle isole greche alla Turchia l’Unione Europea accetterà un richiedente asilo siriano dalla Turchia; (ii) l’accordo non si applica alle altre nazionalità (per esempio, i cittadini di Afghanistan, Pakistan o anche Iraq); (iii) assistenza finanziaria extra di 3 miliardi di euro alla Turchia, che raddoppia l’aiuto promesso a 6 miliardi di euro.
L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), Amnesty International e altri hanno già hanno denunciato che l’affare è moralmente sbagliato e potrebbe essere illegale. In sostanza, si riduce alla deportazione forzata perché i rifugiati siriani e non-siriani che devono essere restituiti alla Turchia saranno privati del loro diritto di essere giudicati dai tribunali. In secondo luogo, l’accordo implica l’invio di profughi in Turchia, un paese considerato pericoloso dalle organizzazioni per i diritti umani. Queste hanno criticato a lungo la Turchia poiché trattiene i rifugiati arbitrariamente, rimpatriandoli in paesi pericolosi e ostacolando il loro accesso al mercato del lavoro.
Oltre ai suoi difetti legali, l’affare è moralmente vergognoso per due motivi. In primo luogo, non fermerà il flusso di rifugiati in fuga dalle zone di guerra. Se va bene, il flusso può essere ridotto se la Turchia mantiene i patti. Data la mancanza di sicurezza e stabilità in molte parti del Medio Oriente e in altri paesi come l’Afghanistan, alcuni rifugiati continueranno a rischiare la vita per cercare asilo in Europa – o attraverso la Turchia o attraverso il Mar Egeo in Grecia. In secondo luogo, l’esclusione dei rifugiati di nazionalità non-siriana rappresenta una chiara violazione dello spirito della Convenzione di Ginevra dei rifugiati del 1951, che fornisce la parità di trattamento di tutti i rifugiati al fine di fuggire da zone di guerra a prescindere dalla loro nazionalità.
L’affare è anche viziato politicamente perché tutto si riduce a puntellare il governo autoritario turco e il Presidente, che stanno uccidendo civili innocenti (bambini compresi), distruggendo città e quartieri e fanno tacere il dissenso con il pretesto della lotta al terrorismo. L’aumento del numero di attacchi terroristici in Turchia non è indipendente dalla deriva autoritaria del governo e del Presidente, dal loro sostegno a gruppi terroristici in Siria e dai loro discorsi carichi di odio che ha favorito continui attacchi violenti contro il partito unico con un programma senza riserve rispetto ai diritti umani e la democrazia – il partito democratico dei popoli (HDP). La combinazione di politica estera avventata e soppressione dell’opinione interna turca è stata il fattore principale che ha aumentato la probabilità di nuovi attacchi terroristici.
Anche se suponiamo che gli attentati sono esclusivamente un problema di sicurezza, il modo in cui il governo turco e le sue forze di sicurezza (compresi i militari) hanno risposto costituisce una serie di reati punibili secondo ildiritto internazionale. Anche se la Corte europea dei diritti dell’uomo ha finora respinto richieste di ingiunzioni per motivi tecnici, vedremo una marea enorme di casi individuali che comportano la perdita della vita, la perdita della proprietà, la privazione di acqua e servizi igienico-sanitari, il trattamento crudele di uomini, donne e bambini e l’irrispettoso trattamento dei defunti.
Vittime dell’accordo
L’accordo prevede anche che la Turchia goda almeno della tacita approvazione europea nel continuare il suo attacco sui curdi con il pretesto della lotta al terrorismo. L’esperienza internazionale suggerisce chiaramente che i conflitti armati non hanno vincitori. La storia della Turchia nel 1990 è un caso che prova ulteriormente il concetto. Le principali vittime degli assalti della Turchia ai Curdi saranno I civili curdi: uomini, donne e bambini.
La seconda vittima sarà l’opposizione emergente sotto l’ombrello HDP. Dei due altri partiti di opposizione, il partito di azione nazionalista (MHP) si basa su principi razzisti, xenofobi e oppressivi di ideologia nazionalista turca; le SUE credenziali includono la giustificazione del genocidio armeno e l’ammirazione per il nazismo. L’altro partito di opposizione – partito repubblicano della gente (CHP) – include sia i nazionalisti sia i socialdemocratici, ma si sposa ad un’ideologia statalista, in cui l’ ‘unità’ dello stato turco (come si voglia definito) ha la precedenza su qualsiasi questione politica, economica o sociale nel paese. Questa è la ragione per cui, non più tardi della scorsa settimana, un suo leader ha proclamato di essere contro qualsiasi cambiamento costituzionale che riconosca diverse etnie in Turchia e ponga fine al regime in cui l’unica lingua ufficiale del paese è quella turca. Ciò malgrado il fatto che i curdi e altri gruppi etnici costituiscono circa il 15% della popolazione.
L’accordo è giustificato sulla base della crisi dei rifugiati che tromenta Europa. Tuttavia, la giustificazione riflette una tendenza a mettere le speranze (o la fiducia nell’attuale governo turco) prima dei fatti. Le istituzioni europee hanno prodotto numerosi report, emesso diverse sentenze giudiziarie e investito un sacco di tempo del personale in riunioni – tutto con lo scopo di “ancorare” la democratizzazione turca. Ma lo stato della democrazia in Turchia è oggi peggiore che nel 1990s– o rispetto agli inizi del 2000 quando AKP giunse al potere. L’UE e i governi nazionali, in particolare il governo tedesco, si sono spesi sul fatto che la firma dell’accordo dovrebbe fornire ai cittadini europei prove su come l’accordo funziona e consegnare la “merce” in modo umano. A meno che questa operazione venga eseguita, l’Unione Europea finirà per puntellare un regime autoritario in un momento in cui anche gli Americani hanno cominciato a criticarlo duramente a causa del suo ruolo in Siria e della sua oppressione al dissenso interno.
Il governo turco ha usato i rifugiati siriani come merce di scambio con l’UE. I verbali trapelati di una riunione del 5 ottobre 2015 tra il Presidente della Commissione europea (Jean-Claude Juncker) e il presidente turco (Recep Tayyip Erdogan) dimostrano che questo intento risalge a molto tempo fa. Il documento trapelato indica che Erdogan non solo ha insultato Juncker, ma era anche traditore sull’implementazione della sua parte del patto. Inoltre, rivela che la Commissione aveva deliberatamente ritardato la pubblicazione di un Report di avanzamento che criticava il governo turco riguardo il processo di democratizzazione fino a dopo le elezioni in Turchia, che l’AKP ha vinto cavalcando una campagna di violenza di stato orchestrata.
Guardando avanti al bizzarro incontro durante il fine settimana, possiamo vedere che solo Cipro sta impuntandosi nella sua minaccia di veto dell’affare. Anche se il Presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, ha visitato Nicosia per ammorbidire le obiezioni cipriote, il Presidente di Cipro, Nicos Anastasiades, ha ribadito che Cipro non avrebbe accettato le richieste turche. Francia e Italia hanno mugugnato all’inizio di marzo ma poi deciso di allinearsi al fine di salvare il piano della Merkel. Anche la Grecia è stata diffidente rispetto all’accordo, ma le mani del suo governo sono legate all’affare del salvataggio che ha dovuto accettare sotto costrizione. Il governo del Regno Unito, come previsto, ha dichiarato l’appoggio per l’affare.
Nel complesso, sembra come se l’Unione Europea sia vicina a firmare l’accordo con la Turchia – tradendo i valori europei e lasciando il primo ministro turco e Presidente a fregarsi le mani con il sorriso di un venditore di tappeti orientalei Così Mancur Olson si è dimostrato profetico – l’opinione pubblica europea che ci tiene ai valori della democrazia e dei diritti umani può essere messa da parte nuovamente questo fine settimana. Ma ricordate: la prevalenza dei punti di veto in politica è un preannunciatore significativo della caduta e non del sorgere delle ‘nazioni’.

Articolo pubblicato su Social Europe
Fonte: vocidallestero.it

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