La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 26 marzo 2016

Un database genetico per il controllo totale

di Alessandro Avvisato
Difendere la libertà con tutti i mezzi, anche eliminando la libertà. È questa, ridotta all’essenziale, la reazione del potere europeo agli attenti di Bruxelles e alla minaccia – la certezza, dice anche il più banale buon senso – di un aumento di attentati man mano che la macchina bellicista va a colire altri paesi del Medio Oriente e del Nordafrica (la Libia è lì lì, se solo fossero stati trovati complici locali giusti).
Il governo ha dato ieri il via libera al regolamento per la costituzione di un immenso database genetico in mano alle forze di polizia. Si tratta di una banca dati destinata a raccogliere, dicono al ministro dell’interno, i profili genetici di tutti i condannati. Se così fosse, si tratterebbe di una banca dati inutile rispetto al fine dichiarato (la “lotta al terrorismo”), peraltro estremamente indeterminato. Se comprendesse davvero, infatti,soltanto il Dna dei “condannati” per qualche reato sarebbe uno strumento utilizzabile unicamente per verificare la “recidiva”, ossia la commissione di un nuovo reato da parte della stessa platea di persone. Buono per ladri e rapinatori, dunque, e tutta una serie di figure che hanno nella ripetizione dello stesso comportamento un tratto caratteristico.
Le cronache parigine e belghe ci hanno in effetti posto davanti a diverse tipologie di jihadisti, alcuni dei quali con un passato da piccoli delinquenti metropolitani. Ma non se ne può certo trarre una regola generale applicabile, ossia che solo gli extralegali di piccolo o grande cabotaggio siano suscettibili di trasformarsi in stragisti.
Quindi lo scopo di questa immensa biblioteca non può essere quello dichiarato. E la tipologia degli schedati sarà certamente più vasta, comprendendo tutti i “fermati” (il prelievo di capelli non sarebbe certo complicato), per qualsiasi ragione. In primo luogo, per dimensione, tutti gli immigrati e i profughi che arrivano in questo paese, e a seguire soprattutto i protagonisti delle manifestazioni d’opposizione sociale e politica.
Non è un sospetto, ma una certezza. In buona parte confermata dallo stesso ministro Alfano: «Si tratta di uno strumento di formidabile potenza dal punto di vista informatico. Insieme al ministro Andrea Orlando, abbiamo realizzato un passo in avanti che ha pochi precedenti in Europa e che consentirà l’archiviazione di dati, dal punto di vista scientifico e del Dna, che saranno importantissimi sia nella lotta al terrorismo che nella lotta criminalità organizzata e nel contrasto all’immigrazione irregolare».
“Terroristi” (e come si fa a sapere chi lo è prima che agisca come tale?), criminali e migranti. Tutti insieme nella stessa lista di sospettati a prescindere. Senza forse neppure l’esatta consapevolezza di aver dato vita a una mostruosità, lo stesso ministro si è lasciato scappare che si tratta, appunto, di una misura che «ha pochi precedenti in Europa». Ci deve essere un motivo, se “ha pochi precedenti”. Ma basta non dirlo, vero?
Ma non è l’unica misura partorita dalle fervide menti della security italiana e dell’Unione Europea, reduci da un veloce consiglio straordinario dei ministri di Interno e Giustizia europei, in cui i Ventotto si sono impegnati su un maggiore scambio di informazioni e hanno esortato il Parlamento europeo a dare un via libera rapido a una banca dati dei passeggeri aeree.
Una circolare del capo della polizia, Alessandro Pansa, prevede l’attivazione di «mirati e frequenti posti di blocco», nonché «l’intensificazione dei controlli su strade e autostrade, soprattutto in prossimità di caselli, barriere e snodi stradali maggiormente congestionati». Come ha rilevato tutti gli esperti di tecniche militari (anche gli attentati lo sono, se non ci si ferma alla giaculatoria), si tratta di “messe in scena” della sicurezza che servono più a intimorire la popolazione che non a impedire azioni stragiste.
Per una più articolata demistificazione di questa “reazione securitaria” consigliamo la lettura dell’articolo di Simon Jenkins, apparso nei giorni scorsi su The Guardian:http://www.theguardian.com/commentisfree/2016/mar/24/scariest-brussels-reactoin-paranoid-politicians-isis-atrocity-belgium.
Perché “la libertà non emerge mai dal nido di un cobra”. E qualsiasi strumento il potere costruisce, servirà a proteggere il potere, contro la popolazione che pretende di controllare. A nient’altro.

Fonte: contropiano.org 

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