La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 1 aprile 2016

Mine antipersona: quel silenzio complice del governo Renzi

di Alfio Nicotra
Il 4 aprile è l'undicesima Giornata internazionale indetta dalle Nazioni Unitesul problema delle mine e a sostegno della Mine Action.
La giornata venne dichiarata con la Risoluzione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite A7RES/60/97 approvata l'8 dicembre 2005 per mantenere alta l'attenzione degli Stati e della pubblica opinione su tutte quelle minacce connesse dalle mine disseminate - specialmente in Africa ed in alcune zone dell'Asia e dell'America Latina (senza dimenticare, in Europa, le aree della ex-Jugoslavia) - copiosamente nel corso di decenni.
La giornata ha anche lo scopo di allargare lo sguardo all'insieme dei residuati bellici inesplosi, bombe cluster, ordigni esplosivi improvvisati (i cosiddetti IEDS) e armi e munizioni abbandonati negli ex teatri di guerra. La presenza - o a volte anche solo il sospetto - di questi ordigni impedisce di fatto il diritto alla sicurezza, alla vita e alla salute di intere popolazioni. È come se il mostro della guerra tornasse a fagocitare i sopravvissuti della stessa tanto è triste e diffusa la contabilità dei feriti e dei morti, specialmente tra la popolazione civile, nelle aree contaminate da questi ordigni.
Lo sminamento e la bonifica dei territori contaminati è una priorità umanitaria che però registra una preoccupante disattenzione da parte della comunità internazionale e dei singoli governi. L'Italia ha certamente assicurato la prosecuzione del proprio impegno finanziario nei confronti dell'ISU anche nel corso del 2015, continuando a versare i propri contributi al Centro Interazionale per lo Sminamento Umanitario di Ginevra (GICHD). La gestione delle risorse per lo sminamento da parte dell'ISU è resa, infatti, più difficile a fronte dell'aggravarsi delle crisi umanitarie internazionali che richiedono maggiori fondi e a causa della nota congiuntura economica sfavorevole.
Alcuni donatori inoltre, come la Norvegia, hanno rinunciato a continuare a farsi carico dei costi di funzionamento dell'Unità, mentre altri, come l'Australia, hanno ridotto la propria quota di finanziamenti. Per quel che riguarda la proposta veicolata da alcuni Stati di introdurre contributi obbligatori, non vi è per il momento consenso tra gli Stati parte, mentre sono state soltanto avanzate proposte tese a migliorare la sostenibilità dell'attuale sistema di finanziamento volontario.
Di fronte a questo stallo sarebbe quanto mai opportuno che il parlamento europeo approvasse una risoluzione tesa a rendere obbligatori e certi i contributi all'ISU da parte dei paesi dell'Unione. Questo avrebbe - oltre ad assicurare fonti economiche certe - un effetto di trascinamento sul resto dei paesi della comunità internazionale, in una sorta di "contagio" positivo.
D'altronde i paesi dell'Unione europea sono stati in passato tra i principali produttori ed esportatori di mine antipersona e una iniziativa tesa a rendere obbligatori i fondi per l'ISU non sarebbe altro che un piccolo risarcimento delle indicibili sofferenze inflitte ai popoli vittime di questi odiosi ordigni.
Il parlamento europeo ha più volte manifestato sensibilità sul tema del controllo degli armamenti, come dimostra la recente approvazione di una risoluzione sullo Yemen (qui il link agli aggiornamenti della Rete Disarmo) contenente un esplicito Emendamento, votato da 359 Parlamentari con 212 voti contrari, che richiama la necessità di fermare il flusso di armi nella regione, attuando un embargo sulle armi nei confronti dell'Arabia Saudita.
A questa risoluzione non ha però fatto ancora seguito alcun atto concreto da parte del Governo italiano (delle cui contraddizioni ho già scritto in questo blog), mentre la magistratura italiana deve ancora prendere in esame l'esposto denuncia presentato nel febbraio scorso in diverse procure italiane dalla Rete Italiana per il Disarmo .
Anche per questa ritrosia del governo italiano a voler affrontare le proprie responsabilità, la Campagna italiana contro le Mine coglie l'occasione della XI Giornata internazionale dell'Onu per dedicare questa ricorrenza al conflitto in Yemen che rappresenta una delle principali emergenze umanitarie con 1,4 milioni di persone sfollate, migliaia di civili uccisi e l'80% della popolazione che necessita per sopravvivere di cibo, acqua e medicine.
La coalizione guidata dall'Arabia Saudita (paese che riformiamo di armi e con il quale, recentemente, l'Aeronautica Militare italiana ha firmato una convenzione bilaterale per addestrarne i piloti nonostante le proibizioni della legge 185 del 1990) continua a fare uso delle Cluster bomb, nonostante esse siano proibite dalla Convenzione sulle Munizioni Cluster (CCM) firmata ad Oslo il 3 dicembre 2008. Sarebbe ora di fermarli invece di continuare a farci affari sulla pelle del popolo yemenita.

Fonte: Huffington Post - blog di Un Ponte per...

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