La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 11 giugno 2016

L’Europa sta chiudendo bruscamente le porte davanti a una storica crisi umanitaria

di Vijay Prashad
Nella settimana scorsa, l’Agenzia dell’ONU per i Rifugiati dice che 880 persone sono morte nel Mar Mediterraneo. Stavano cercando di arrivare in Europa – per molti il faro di un futuro che non sono stati in grado di costruirsi nei loro paesi. Questi migranti erano partiti dalla regione di Sabratha – la costa nordoccidentale della Libia – dove l’economia locale dipende ora dal commercio dei migranti. Quasi il 50% del PIL di questa zona proviene dai trafficanti di esseri umani. L’Europa si preoccupa di quella che nel continente viene percepita come un’invasione nelle sue terre. I gruppi di estrema destra parlano apertamente della loro avversione, ma, in una certa misura, riflettono la meschina intolleranza di sezioni della società. E’ facile prendersela con i migranti e i rifugiati, dato che la loro disperazione fa cedere tali gruppi a ogni tipo di fantasie: che i migranti rubano i lavori o che sono violenti o che importano vecchie usanze sociali in Europa.
Queste sono vecchie idee, antiche come il 19° secolo. Quando il colera dilagò in Russia nel 1831, il parlamento francese credeva che la malattia si sarebbe fermata ai confini della Francia; nessuna malattia antidiluviana poteva penetrare sul suolo democratico dell’Europa. Il colera infranse le barriere e dilagò in tutta Parigi. La “malattia orientale” non poté essere fermata. Il pregiudizio non è un muro sufficientemente solido.
Turchia
L’anno scorso quasi il 90% del milione rifugiati e di migranti che hanno tentato di entrare, lo hanno fatto attraverso la Grecia. Lungo l’asse dell’Europa dell’Est e il terribile intoilleranza da parte del governo greco, hanno ora sostanzialmente chiuso quella strada. Un accordo dell’Unione Europea con la Grecia dl 18 marzo, ha ora spinto i rifugiati nei campi in Turchia. Coloro che affrontano il viaggio, lo fanno rischiando molto. La Turchia non è però stata un vero paradiso.
Un briefing di Amnesty International del 3 giugno, dimostra che la politica della Turchia verso i rifugiati è messa a dura prova. Le cifre ufficiali indicano che ci sono quasi 3 milioni di rifugiati e mezzo milione di altri che cercano asilo e che provengono da zone dell’Africa e dell’Asia (compreso l’Afghanistan) tormentate dalla guerra e dalla povertà. Queste cifre vanno al di là della portata delle autorità turche. Il rapporto di Amnesty dimostra che la maggior parte dei rifugiati vive in alloggi al di sotto dello standard, con poche possibilità di guadagnarsi da vivere ( questo è il motivo per cui i bambini che ci sono tra i rifugiati cercano lavoro in gran numero). Una persona che cercava asilo ha detto ad Amnesty: ‘Forse moriremo, forse non arriveremo, ma non importa perché non possiamo più stare in Turchia.”
Dove potrebbero andare i rifugiati? I percorsi per uscire dalla Turchia sono difficili. Rientrare in Siria non è immaginabile. La Grecia ha chiuso le porte. I modesti numeri di rifugiati accettati dall’Europa e dagli Stati Uniti, con grande ostentazione davanti alle telecamere, non hanno alcun impatto sulla crisi. Perfino il Dalai Lama se ne è uscito dicendo che la Germania ha già preso un numero sufficiente di rifugiati. Questa sua affermazione è scandalosa quanto la stessa realtà. Il Dalai Lama e una grande parte della popolazione tibetana vennero in India come rifugiati nel 1959. Hanno arricchito la società indiana. Che cosa pensa il Dalai Lama che questi rifugiati possano fare?
La maggior parte dei rifugiati usciti dalla Siria vorrebbero tornare a casa – ma essa è svanita nella guerra senza fine. Il governo siriano di Bashar al-Assad e le forze ribelli non prendono sul serio i tentativi dell’ONU di far entrare aiuti umanitari essenziali nelle città assediate. Questo produce acuta sofferenza tra la gente per la quale la fuga diventa l’unica alternativa. Ma dove possono fuggire? La Giordania e il Libano sono sature. Soltanto la fine dell’uso degli aiuti come arma di guerra e la fine della guerra potrebbero risolvere questo esodo dalla Siria.
La tensione è alta tra Germania e Turchia a causa della censura del parlamento tedesco riguardo al genocidio degli Armeni compiuto dai Turchi nel 1915. Di conseguenza, l’accordo di marzo potrebbe fallire. Il nazionalismo è una spada fragile nelle mani dell’attuale governo turco. Non può permettersi di accettare tranquillamente questa condanna.
Libia
Nel frattempo, in Libia, si raduna un gran numero di rifugiati per attraversare il pericoloso Mediterraneo fino all’isola italiana di Lampedusa – la testa di ponte dell’Europa. Questi sono migranti che da lungo tempo hanno abbandonato le economie distrutte dell’Africa Occidentale e il Corno d’Africa devastato dalla guerra. Sono nelle mani di contrabbandieri di esseri umani che agiscono in tutto il deserto del Sahara, con ben noti centri operativi in Niger. Stanno traendo vantaggio di uno stato libico distrutto dalla guerra della NATO del 2011.
Ciò che ferma i rifugiati è il mare pericoloso. Già quest’anno, oltre duemila persone sono morte tra le onde – facendo sì che le probabilità di morire sia di una su 23,’ dice l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR). L’anno scorso, in questo periodo, erano annegati meno di 2.000 rifugiati, mentre l’anno prima la cifra era stata di soltanto 57 persone. L’aumento delle cifre dovrebbe essere allarmante per la comunità mondiale, ma non è così. William Splinder, dell’UNHCR ha detto che ‘il 2016 si sta dimostrando particolarmente letale.’
I rifugiati provenienti dall’Africa Occidentale – da Gambia, Senegal, Nigeria – fuggono da decenni di politiche strutturali di adeguamento indotte dal Fondo Monetario Internazionale (FMI) e da un’industria del cotone rovinata da inadeguati sussidi europei e americani per la produzione interna. Il FMI ha osservato di recente che i suoi schemi hanno creato ‘conclusioni inquietanti,’ ma le critiche interne saranno inutili. E’ facile per il FNI dire che gli dispiace per le sue azioni, ma è più difficile che raccolga i pezzi delle sue politiche. Dato che l’Europa era un protagonista fondamentale nel FMI, si potrebbe immaginare che esso sarebbe contrito per la devastazione in Africa Occidentale e dovrebbe fornire una certa tregua alle persone disperate che vivono là. L’Europa, però vorrebbe scollegare i problemi creati dal FMI dai popoli dell’Africa Occidentale che stanno seduti su pescherecci arrugginiti e su gommoni superaffollati.
Coloro che arrivano dal Corno d’Africa, fuggono dalla distruzione dei loro paesi causati da decenni di Guerra al Terrore. La discesa della Somalia nella follia negli anni ’90, era aggravata dall’invasione del paese a opera delle truppe etiopi tra il 2006 e il 2009 sotto l’egida della Guerra al Terrore voluta dal governo statunitense. Queste persone in fuga sono parenti dei pirati somali, spinti in questa industria dal sovrasfruttamento delle risorse ittiche da parte delle multinazionali e dall’inquinamento dovuto ai rifiuti scaricati sulla costa della Somalia. I giochi con questi fragili stati continuano a spostare un numero sempre maggiore di persone stufe della conflitto senza fine e della fragilità delle loro terre natie. Il reclutamento in Eritrea ha fatto andare migliaia di uomini verso l’ Europa – facendo degli Eritrei il gruppo più grande di uomini disperati in Libia.
La capacità della Libia di occuparsi di questo afflusso di migranti è limitata. Gli europei sono ansiosi di rafforzare il nuovo governo libico di unità nazionale, ma questo è un orizzonte molto basso. Ciò che l’Europa sembra volere è che il governo libico sia il gendarme di confine contro i rifugiati. Una Libia forte può soltanto chiudere la porta ai rifugiati. Non può affrontare la crisi che li produce, cioè il tipo di politiche imposte ai paesi dell’Africa Occidentale.
Soluzioni
La Convenzione per i Rifugiati del 1951, è anacronistica. E’ un documento da Guerra Fredda che incoraggia chi è ‘non libero” a cercare rifugio nelle società ‘libere’. Una tale definizione anacronistica permette agli stati di screditare certi rifugiati definendoli migranti solamente per motivi economici, come se non fossero rifugiati a causa di emergenze. E’ essenziale una nuova conferenza internazionale di stati, per riconsiderare le definizioni e mettere in evidenza le nuove sfide – come quelle causate dai rifugiati per colpa del FMI, dei rifugiati per colpa del cambiamento di clima, dei rifugiati per colpa dei cambiamenti di regime, e così via. Agli stati non si dovrebbe permettere di decider in maniera arbitraria chi è un richiedente ‘meritevole’ e chi non lo è. I paesi del Sud globale, chi fa campagne per i diritti dei rifugiati e per i rifugiati stessi, devono essere i primi a richiedere questa conferenza.
L’intero discorso sui rifugiati e sui migranti è suffuso di razzismo. Quando gli americani e gli europei vivono oltremare, vengono chiamati espatriati – non migranti. Sono i corpi con la pelle più scura che sono migranti e rifugiati. Questi corpi scuri sono considerati una minaccia per le ‘nazioni bianche’ dell’Europa e del Nord America. Ci potrebbe essere un qualche altro modo di comprendere la feroce retorica che emana dagli stati atlantici? Non esiste una vera crisi dei rifugiati. C’è, però una crisi di spirito umanitario in Europa e in Nord America.
L’anno scorso, Famara, un profugo del Gambia – stato dell’Africa occidentale – mi disse che il suo trasferimento in Europa lo aveva privato del suo senso di identità. Non è più un Gambiano, neanche un Africano. ‘Sono un rifugiato,” mi ha detto guardandomi negli occhi. “Ecco chi sono diventato.’

Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
Originale: Alternet
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2016 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY NC-SA 3.0

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