La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 10 giugno 2016

Gentrification: tutte le città come Disneyland?

di Francesco Gastaldi
Se volete sapere qualcosa di più su gay gentrification, pink economy, social mixing,marginal gentrifier, studentification, family gentrification e new cultural class il libro di Giovanni Semi - Gentrification. Tutte le città come Disneyland?, edito da il Mulino nel 2015 - fa sicuramente al caso vostro: vi troverete molte risposte, ma al contempo lo lascerete con nuovi dubbi su cause ed effetti delle trasformazioni nella città contemporanea occidentale. L'autore, partendo da un'ampia e aggiornata rassegna della letteratura internazionale e dall'osservazione attenta di quattro casi studio di città italiane - il centro storico di Genova, il Quadrilatero Romano e San Salvario a Torino, il quartiere Isola a Milano, il Pigneto e il rione Monti a Roma - si interroga sulla gentrification tentando di rispondere alle sempre più ricorrenti domande sul tema: si tratta di un fenomeno positivo o negativo?
E positivo o negativo per chi? Da quali punti di vista? Inoltre: la gentrificationva combattuta? Può essere innescata e/o controllata da adeguate scelte di politiche urbane. Qual è il ruolo del "pubblico" nel supportarla o arginarla?
In uno scenario di progressiva trasformazione della qualità della vita, delle abitudini e dei consumi a livello urbano nelle città occidentali - aumento del tempo libero, sviluppo del turismo e delle spese culturali - si è assistito, anche nel nostro Paese, a una nuova attenzione verso alcune componenti immateriali dello sviluppo e verso processi di rigenerazione urbana, talvolta indotti (o favoriti) da interventi di politiche pubbliche, altre volte orientati da dinamiche di mercato. In particolare, le aree centrali degradate di molte città paiono tornate a essere desiderabili: da un lato se ne apprezza l'autenticità, dall'altro sono percepite nell'immaginario collettivo con una nuova immagine, più dinamica, come luoghi catalizzatori di nuovi utenti, nuovi fruitori temporanei, ma anche di mode e tendenze che hanno determinato l'innescarsi di processi di riqualificazione edilizia e ricambio commerciale e sociale. Oggi l'insediamento in zone caratterizzate da un patrimonio abitativo degradato non è più una scelta di ripiego per fasce di popolazione debole e marginale, ma è condizione ideale per giovani coppie senza figli e single di buon livello culturale, con forti bisogni di interazione e rappresentazione sociale, attratti da valori storico-culturali e ambientali, e contemporaneamente mossi dalla ricerca di investimenti - non solo monetari, ma anche simbolici - remunerativi. Succede dunque che ambiti urbani trascurati fino a pochi decenni fa non siano più in crisi ma si trasformino significativamente. In questi, lo spazio pubblico appare in rapida evoluzione, si ridefinisce nella sua conformazione fisica e soprattutto in quanto a modalità d'uso e fruizione, come luogo delle relazioni sociali e delle forme di aggregazione.
Per l'Italia tuttavia - come rileva Semi -, se si esclude il caso milanese, ci troviamo quasi sempre di fronte ad una soft gentrification: non troppo stravolgente, con deboli processi di espulsione degli abitanti tradizionali, che però provoca omologazione nel tessuto commerciale - negozi vintage, botteghe finto-tradizionali, ma anche marchi internazionali - e nell'uso del patrimonio abitativo riconfigurando i quartieri nelle loro caratteristiche identitarie. Nel libro le zone soggette a fenomeni di gentrification sono così presentate anche come ambiti urbani ricchi di "conflitti". L'apertura di nuovi locali "alla moda" e in generale l'evoluzione del tessuto commerciale in funzione dei nuovi fruitori genera frequenti ostilità fra vecchi e nuovi residenti - ognuno di questi gruppi si caratterizza per stili e tempi di vita diversi -, fra popolazioni stabili e temporanee. Le proteste dei residenti per il rumore dei locali notturni hanno come effetto rivendicazioni sull'amministrazione pubblica con richieste di maggiori regole, impianti di videosorveglianza, interventi sull'illuminazione pubblica, nuovi regolamenti sull'uso dei parcheggi e, più in generale, degli spazi pubblici.
Semi sembra però rifiutare quelle letture "radicali" che interpretano la gentrificationcome un fenomeno con caratteristiche quasi unicamente negative - venir meno dello spirito pubblico, declino delle consuetudini comunitarie ed erosione dei codici di base della cittadinanza - e dove prevalgono visioni nostalgiche e vernacolari del passato. Le città occidentali - osserva - hanno spesso dimostrato una sorprendente capacità di mettere in atto strategie di rilancio. Esse rappresentano un incredibile luogo d'innovazione, offrono chance e opportunità di crescita economica e sociale a milioni di individui. Per questo mutano costantemente e occorre saper leggere questi cambiamenti. Il rischio maggiore è quello di leggere la realtà secondo vecchie categorie interpretative arrivando a risultanti fuorvianti e distorti: occorre invece "cambiare le lenti degli occhiali" per vedere chiaramente le trasformazioni in corso.
Per esempio, nella parte iniziale del libro - quella dedicata alle origini storiche del fenomeno - Semi ci ricorda quanto da secoli la "borghesia" abbia giocato un ruolo fondamentale nella costruzione della città occidentale, cercando di rinnovare, attraverso varie modalità, lo spazio urbano a proprio uso e consumo o come propria forma di rappresentazione. I processi più recenti di rinnovamento e trasformazione urbana - secondo l'autore - si muoverebbero in continuità con questa linea di tendenza. Per questoSemi è attento alle questioni immobiliari spesso trascurate dalla ricerca sociale sul tema, al mutare del significato di abitare e ai cambiamenti intervenuti nel mondo del lavoro che hanno implicazioni sull'abitare stesso. D'altra parte l'andamento dei valori immobiliari rappresenta sempre una significativa misura degli esiti indotti dalle azioni di trasformazione urbana e fornisce "indizi" di possibili mutamenti in atto: gli imprenditori del settore edilizio non sono solo (o tutti) speculatori, ma sono soggetti non trascurabili in ogni serio approccio di policy analysis che - come nel caso torinese del Quadrilatero Romano - intuiscono potenzialità di un luogo e nuovi caratteri della domanda. 

Fonte: casadellacultura.it 

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