La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 13 agosto 2016

La futilità degli attacchi aerei nella guerra al terrorismo

di Vijay Prashad 
La guerra globale al terrorismo – o comunque sia oggi chiamata – non sta andando bene. Dall’Afghanistan alla Libia gli avversari dell’occidente sembrano impassibili ai bombardamenti occidentali. I talebani avanzano verso Lashkar Gar nella provincia di Helmand (Afghanistan), mentre gruppi quali il Consiglio della Shura dei Rivoluzionari di Benghazi e persino l’ISIS tengono le loro posizioni nella Libia centrale e orientale.
Il vantaggio dell’occidente e dei suoi alleati (Arabia Saudita e Israele) è il suo dominio dei cieli. Nessuno dei gruppi – né i talebani né l’ISIS – ha una forza aerea o contraerea seria. Sono alla mercé dei bombardieri d’alta quota – droni compresi – che possono volare sul loro terreno e colpirli a volontà. Ma questo vantaggio aereo ha una capacità limitata. Può distruggere bersagli identificabili: ciò che possono vedere i suoi uomini a terra o i suoi occhi nel cielo. Questo è possibile. Quello che è meno possibile è annientare – senza vaste vittime civili – i guerriglieri sul terreno. Non sono schierati in formazione, in attesa di essere distrutti dall’alto. Questi combattenti si muovono in piccoli gruppi, si tengono in prossimità di protezioni naturali dentro e fuori aree civili. Colpirli dall’aria è difficile.
Quando i bombardieri cominciano a girare sopra di loro gli eserciti guerriglieri dei talebani e dell’ISIS svaniscono. Questo è stato evidente nel 2001, quando i talebani, sotto pesanti bombardamenti statunitensi, si sono tolti i turbanti e sono andati a casa o sono passati in Pakistan. Hanno atteso fino a quando è sorta l’opportunità di prendere le armi in luoghi in cui sapevano di godere di sufficiente sostegno. Quando i bombardamenti sono ricominciati, sono spariti. Un funzionario dei servizi di sicurezza afgani mi ha detto “I talebani sono come i Jinns”, le creature spettrali della mitologia islamica. “Mangiano ossa”, ha detto, citando il Corano. Era il loro aspetto spettrale che lo interessava. “Sappiamo dove i talebani si nascondono”, ha detto, “ma non siamo in grado di colpirli. Colpirli duro in certi posti significa che dovremmo distruggere intere popolazioni civili”.
Le vittime civili di questi attacchi aerei sono in gran numero, ma sono riferite con noncuranza. Nella battaglia chiave nella Siria settentrionale per la cittadina di Manbij la linea del fronte si è spostata in un insieme di case del villaggio di Tokkar. Il 19 luglio bombardamenti aerei occidentali contro tali baracche hanno ucciso 100 persone, con 73 corpi identificati come civili (gli altri erano troppo carbonizzati per essere identificati). Truppe appoggiate dagli USA – le Forze Democratiche Siriane – avevano fatto notevoli progressi verso Manbij e probabilmente avrebbero preso la città chiave senza il pesante bombardamento aereo statunitense. Ciò che tale bombardamento ha prodotto è stato inasprire la sensibilità della popolazione contro la sua liberazione dal controllo dell’ISIS. Tali massacri centrali fanno poco per suscitare la fiducia della gente nei confronti di chi arriva sotto la copertura aerea che ha inflitto un pedaggio così terribile alla gente comune.
La futilità dei bombardamenti aerei è più chiaramente evidente in Yemen, dove il governo saudita va colpendo il paese con grande ferocia dal marzo 2015. Un Gruppo di Esperti riunito dal Segretario Generale dell’ONU riferisce che nei primi sei mesi di quest’anno la colazione saudita ha attaccato obiettivi civili, con un caso di violazione particolarmente oltraggiosa della legge umanitaria internazionale. Nel caso di un villaggio della provincia meridionale di Lahij, il 25 maggio, “è quasi certo che la casa civile è stata il bersaglio deliberato delle bombe aeree ad alto potenziale”. Altri incidenti rimangono sotto indagine. Il Gruppo ha incolpato i ribelli Houthi di aver usato civili come scudi umani. Ciò che suggerisce è che gli Houthi dovrebbero evitare la copertura di aree civili, schierarsi in campo aperto ed essere distrutti dalla superiore forza aerea saudita. E’ certamente vero che la legge umanitaria internazionale standard insiste che tutti i combattenti – nonostante la natura asimmetrica del conflitto – non mettano in pericolo i civili. Tuttavia questo è uno standard cui gli eserciti guerriglieri si oppongono sempre.
Che cosa succede quando un bombardamento aereo ha luogo contro aree civili in cui non c’è segno di combattenti? Il 7 agosto l’aviazione saudita ha bombardato il mercato del villaggio di Odhar, nel distretto di Nihm. Secondo la gente del luogo non c’erano combattenti in vista. Sono morti nove civili. Quaranta persone sono morte quando l’aviazione saudita ha attaccato un mercato vicino in febbraio. Non è derivato alcun vantaggio strategico da questi attacchi, né per l’Arabia Saudita né per i suoi bracci armati. I sauditi e i loro alleati perdono ogni frammento di legittimità possano aver avuto. Un tentativo di avviare una pratica contro l’Arabia Saudita presso le istituzioni dell’ONU per violazioni umanitarie è stato soffocato.
In larga misura vi è la stessa reazione contro ogni tentativo di costringere Israele e gli Stati Uniti a rispondere delle loro violazioni delle leggi di guerra. Una vecchia vignetta cinese del tempo della Rivolta dei Boxer rappresenta un inglese che picchia un cinese. La didascalia dice: “Civilizzazione”. Una vignetta accanto, di un cinese che picchia un inglese, ha la didascalia: “Barbarie”. Il doppio metro persiste.
L’estate è il periodo in cui i talebani lasciano i loro rifugi ed escono a portare colpi contro l’Esercito Nazionale Afgano e i suoi alleati della NATO. Tutti i discorsi circa le conquiste dell’”Impennata” [l’intensificazione statunitense degli attacchi] sono finiti. Nella provincia di Helmand, dove l’Impennata aveva avuto luogo, i talebani sono ora prossimi a conquistare centri urbani quali Lashgar Gar. Una volta che l’abbiano fatto, sradicarli richiederà molto più che bombardamenti aerei. Questo è ciò che l’occidente e i suoi alleati scoprono a Mosul (Iraq), Raqqa (Siria) e Sirte (Libia) ed è ciò che il governo siriano scopre ad Aleppo e ciò che le armate del generale Khalifa Haftar scopre a Bengasi (Libia). Combattere all’interno di aree urbane congestionate significa che sono necessari eserciti sul terreno e che dovranno causare considerevoli vittime mentre passano di strada in strada.
Per prevenire la perdita di vite ai propri eserciti, le forze dell’occidente e dei russi, nonché dei loro alleati, fanno affidamento sui bombardamenti aerei e gli assedi urbani. E’ una tattica usata anche dai loro avversari. Possono non avere aviazione, ma usano attentati suicidi. Nello spezzare il morale sono tanto efficaci quanto i bombardamenti dal cielo. Quando le forze dei ribelli siriani (compresi i ribelli appoggiati da al-Qaeda) hanno spezzato l’anello attorno ad Aleppo, hanno attuato il loro assedio. Le loro tattiche non sono migliori di quelle dei loro avversari. Combattono nel ventre delle città, spezzando il cuore della società.
Alcuni anni fa un combattente di un gruppo sostenuto da al-Qaeda in Siria mi ha detto che i soli avversari che rispettava erano i combattenti di Hezbollah. Combattevano così da vicino, ha detto, che “potevamo sentir battere i loro denti”. In larga misura lo stesso è riferito di come l’ISIS considera i combattenti curdi. Queste sono persone disposte a rischiare la loro vita per riconquistare territorio. Non si nascondono dietro bombardieri.
Forse è per questo che l’occidente ha rimandato alcune delle sue forze speciali in Libia e in Siria, pur negando la loro presenza in tali campi di battaglia. Emergono foto di forze speciali britanniche ad al-Tanf, dentro la Siria, vicino ai confini iracheno e giordano. Questi soldati hanno fornito addestramento al Nuovo Esercito Siriano, ancora un’altra delle forze “moderate” create dall’occidente. La loro base è stata presto invasa da truppe siriane dopo che i soldati britannici se ne sono andati. Soldati francesi sono morti nella caduta di un elicottero in Libia, suggerendo la loro presenza lungo la costa del Mediterraneo. Si tratta di piccoli distaccamenti di combattenti. Sono lì per fornire assistenza ai loro alleati. I guadagni lì sono molto magri. E’ conquistato territorio, ma non sono conquistati menti e cuori. Essi sono persi immediatamente quando un’altra bomba cade su un mercato o su una casa civili e uccide un’altra dozzina di bambini.
La rabbia mostruosa delle armi prosegue. Si essicca lo spazio per un processo di pace. Le discussioni saudite-yemenite sono finite a pezzi domenica, mente il processo di pace siriano suscita poche speranze. Non ci sono veri colloqui in direzione della pace in Afghanistan o Libia. La speranza riposta nei bombardamenti aerei come profilassi per la pace è assurda. Ci ha dato instabilità e caos. Devono essere aperte altre strade. Altri solchi vanno seminati.

Da ZNetitaly – Lo spirito della resistenza è vivo
Originale: AlterNet
Traduzione di Giuseppe Volpe
Traduzione © 2016 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 3.0

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