La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 12 agosto 2016

I ricchi in guerra contro il No e la Costituzione

di Gianluca Graciolini
I tamburi della guerra di classe dei ricchi contro tutti gli altri risuonano ridicoli e prepotenti pressoché quotidianamente, contro il No al referendum in difesa della Costituzione. Ieri è stato il turno del Financial Times che mette in guardia dagli effetti dell'onda lunga del No e della sua probabile vittoria, per un'ulteriore disintegrazione dell'Unione Europea, come se si trattasse di un referendum Italexit. 
Questo è il ragionamento della testata portavoce delle bande finanziarie: "...le conseguenze di un voto per il No sarebbero gravi. La riforma costituzionale verrebbe come minimo ritardata, portando ad una situazione insostenibile in cui il nuovo sistema elettorale verrebbe applicato alla Camera ma non al Senato... Un governo tecnico non avrebbe efficacia. Se si tenessero elezioni anticipate sarebbe improbabile avere un nuovo governo con un mandato favorevole alle riforme.... La vittima immediata e di lungo termine di questa situazione sarebbe la crescita... Un voto per il No potrebbe portare ad un colpo anche più grave alle prospettive dell'Eurozona, tanto politiche quanto economiche". 
I sinistri e funesti rollii di quest'ultimo tamburo hanno immediatamente riecheggiato nei media mainstream italiani cui non è parso vero di testimoniare il Verbo del pensiero unico che considera la democrazia come una catastrofe, di dare credito e cieca fede all'opinione del brogliaccio quotidiano della City, del Vangelo delle oligarchie. L'episodio è un'ulteriore conferma sulla reale posta in gioco del referendum ed è un ulteriore invito a votare No. Per la democrazia di tutti, contro il potere di pochi esercitato via Renzi ed edulcorato dalle sue pecore. È così semplice da capire...

P.S.: Nel frattempo sono usciti i dati ISTAT sul Prodotto interno lordo. Crescita zero per l'Italia nel secondo semestre del 2016. E che non sia questione di referendum lo hanno capito anche i bambini. Avvertite il Financial Times.

Nota di aggiornamento al 17 agosto: Ciò che avevo scritto in questo post vale per l'articolo odierno del Wall Street Journal. Vedrete che a ridosso del referendum sarà poi la volta delle tre sorelle del rating, Moody's, Standard & Poor's e Fitch, quelle che danno le pagelle agli Stati e ai loro corsi economici sotto il diretto controllo delle grandi banche, esposte e coinvolte pesantemente nella finanza derivata e responsabili della crisi. Lo schema è chiaro: terrorismo finanziario per ridurre ancora la democrazia, il primato del profitto per cancellare i diritti sociali, bankfare contro welfare. Ci facciamo fregare una volta di più? Se vi volete far fregare dovete votare Sì, altrimenti seppelliamoli sotto una bella valanga di No.

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