La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 9 dicembre 2016

E ora fermiamo il CETA

di Alex Zanotelli 
«Le disuguaglianze e il riscaldamento climatico sono le principali sfide del nostro tempo» afferma l’economista francese Thomas Piketty, studioso delle disuguaglianze strutturali generate dal capitalismo nei paesi sviluppati. E aggiunge: «Per far fronte a queste sfide, è necessario promuovere un modello di sviluppo sostenibile. Mentre non è affatto sostenibile, anzi è fuori dal tempo e quindi va respinto, l’Accordo economico e commerciale globale tra Canada e Unione europea (Ceta)». Piketty, autore de Il Capitale del XXI secolo,motiva così il suo giudizio sul Ceta: «Questo trattato è di natura strettamente commerciale e non contempla alcuna misura vincolante sul piano monetario o climatico».
Penso che Piketty abbia focalizzato, in poche parole, perché il Ceta va fermato. E va fermato ora. Infatti il 30 ottobre si sono chiusi a Bruxelles i negoziati portati avanti, per sette anni, in maniera quasi segreta, dalla Commissione europea e dal governo canadese. Questo nonostante le proteste popolari culminate nella coraggiosa opposizione del parlamento della Vallonia, una delle tre regioni che formano il Belgio, purtroppo superata dal “sì” del parlamento belga. Un “sì” condizionato però all’assenso non solo dei parlamenti del Canada e dell’Unione europea, ma anche di quelli dei 27 paesi Ue.
Ora tocca al parlamento europeo discuterlo ed approvarlo, probabilmente a fine gennaio/inizio febbraio. Per questo è necessario far montare, come abbiamo fatto per il Ttip (Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti), una campagna di informazione e mobilitazione contro il Ceta.
Dobbiamo fare uno sforzo rilevante per informare i cittadini sul perché questo accordo va rifiutato. Questo trattato è prima di tutto un grande regalo alle multinazionali e va a corrodere il ruolo e le competenze dei governi e degli enti locali. Prevede l’abbattimento delle cosiddette “barriere non tariffarie”. Questa è espressione definisce l’attacco al diritto al lavoro, alla difesa dei beni comuni e dei servizi pubblici come acqua, scuola, sanità. Prevede il diritto delle multinazionali di chiedere compensazioni agli stati contro l’“espropriazione indiretta” dei profitti previsti, citando gli stati davanti a tribunali arbitrali. E ci sono clausole che impediscono la ripubblicizzazione dei servizi idrici, ferroviari… E ancora, ecco il Forum sulla cooperazione regolatoria che istituzionalizza l’influenza delle lobby nel processo legislativo.
In poche parole il Ceta consentirebbe ad almeno 40mila multinazionali Usa di ottenere grandi benefici nei 27 paesi della Ue. Se approvato dal parlamento europeo, aprirà le porte agli altri due trattati ancora più pericolosi: il Ttip e il Tisa (Accordo sul commercio dei servizi).
Il Ttip è ora su un binario morto sia per la forte opposizione popolare sia per l’arrivo di Trump. Ma in questo momento i prestigiatori finanziari potrebbero tirar fuori dal cilindro l’insidioso Tisa che impedirebbe i monopoli pubblici (educazione nazionale ad esempio) e fornitori esclusivi di servizi, anche a livello regionale e locale (per esempio, le municipalizzate per i servizi idrici).
Come cittadini non possiamo accettare l’approvazione di questi accordi che consegnerebbero l’Europa e il mondo alle sole logiche del mercato. Anche papa Francesco ha bollato con forza «l’autonomia assoluta dei mercati e della speculazione finanziaria».
Se vogliamo bloccare questa deriva, dobbiamo fermare ora il Ceta che apre le porte a tutto il resto. Il tempo è breve, febbraio è alle porte. Per approfondire, Campagna Stop Ttip.
Mobilitiamoci! È quanto ci invita a fare papa Francesco, che parlando al terzo Congresso mondiale dei movimenti popolari tenutosi a Roma il novembre scorso ha detto: «Quando strillate, quando gridate, quando pretendete di indicare al potere una impostazione più integrale, allora non siete tollerati più tanto perché state uscendo dalla casella, vi state mettendo sul terreno delle “grandi decisioni” che alcuni pretendono di monopolizzare in piccole caste».
Insieme ce la possiamo fare.

Fonte: Nigrizia.it 

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.