La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 10 dicembre 2016

La commedia del Pd

di Luigi Pizzolo
“Chi spout ‘n cil, ‘mbaccj l’ov”. Chi sputa in cielo, se la ritrova in faccia (la saliva). E’ un vecchio e saggio modo di dire che qui dalle mie parti – Cerignola, Puglia, Italia – ripetiamo per ammonire che è sciocco, oltre che poco igienico, sfidare le più elementari regole della fisica e del buon senso. Si rischia di pagarne le conseguenze. Anche in politica esistono alcune regole elementari che bisognerebbe tenere a mente. Una di queste insegna che dopo una estenuante battaglia che ha diviso pesantemente il più grande (pare) partito d’Italia, saggezza consiglierebbe di deporre un attimo le armi e valutare con la massima serenità possibile quali scenari immaginare per il futuro e, se possibile, condividerli.
Scenari che non dovrebbero contemplare alcuna vendetta o rivincita personale, quanto piuttosto il tentativo di riunire, riappacificare, una comunità politica in una prospettiva chiara e coerente con le proprie radici, con la propria storia. Purtroppo, al momento, non si ha alcuna avvisaglia in tal senso. La direzione nazionale del PD di mercoledì scorso, sembrava riproporre la trama di “Sarto per Signore”, una grottesca commedia degli equivoci di Georges Feyedau, che narra di un luogo dove si incontrano una moltitudine di persone ognuna di esse guidata da qualche inconfessabile motivo ma pochissime ritengono di doversi avvalere delle (false) qualità sartoriali di Monsieur Molineaux .
Dunque vediamo di capirci qualcosa, di sbrogliare l’incredibile matassa post voto referendario. Alcuni, renziani della prima e della seconda ora ma i più determinati paiono quelli della terza, spingono per capitalizzare il 40% ottenuto al referendum e sulla base di quello affrontare le elezioni il prima possibile senza se e senza ma. Nel caso specifico i “se” e i “ma” non significano necessariamente aver paura del voto e, quindi, della democrazia, quanto, piuttosto, con quale legge elettorale e con chi eventualmente allearsi. Con l’Italicum eventualmente corretto dalla Corte Costituzionale? Con una nuova legge elettorale proporzionale? Maggioritaria? Con il partito che non c’è, e dubito ci sarà in tempi brevi, di Pisapia e Zedda, posto che l’autoproclamatosi conducente del carro di Orione dei partitini e movimenti alla sinistra del PD, Nicola Frantoianni, ha dichiarato in nome di tutti la propria indisponibilità? Con i centristi di Alfano e Verdini? Aspettiamo lumi dai vari Lotti e Moretti. Poi ci sono quelli che potremmo definire gli “arenziani”, meglio noti come “Giovani Turchi” che, proprio come gli originali dell’inizio del secolo scorso, sono tentati di deporre il Sultano e individuare un proprio Maometto V. Mentre questi tramano per Maometto, altri (Bersani) cercano un “Belotti”, altri ancora (Cuperlo) un “Papa straniero”. Franceschini, intanto, prova a proporsi direttamente per Palazzo Chigi ricevendo dalla cover band di Enzo Iannacci, attualmente domiciliata in Largo Nazareno, un sonoro e netto “no, tu no!”.
Oltre che far macerare di invidia l’anima di Feyedau, una riflessione su quanto questa triste commedia comprometta il nostro futuro come partito e rischi di spalancare le porte a chi ritiene che il reddito di cittadinanza sia (il congiuntivo è mio, non di Di Maio) l’unica e sola proposta politica ed economica per il Paese, sarebbe utile? Siamo oramai così assuefatti all’idea, e alla pratica, di un partito leaderistico, all’idea di “chi” ci debba guidare, che continua ad essere completamente assente dall’agenda del PD il “per cosa”. Intanto eleggiamo il leader e poi “Cristo vede e provvede”. Altro modo di dire dalle mie parti – Cerignola, Puglia, Italia – molto meno saggio del primo.
Non so se e quanti dirigenti nazionali del mio partito leggano “L’Argine”. Se lo leggessero forse capirebbero che non è il castrum dei pretoriani di Enrico Rossi, ma un gruppo di donne e uomini, candidati a nulla, che cercano di ragionare sull’attualità, di studiarla e provare a fare proposte sensate. Se leggessero cosa ha scritto Peppino Caldarola, troverebbero di assoluto buon senso, oltre che forse unica via d’uscita per non continuare a dilaniare il già martoriato corpo del partito, quella di individuare una personalità che si dedichi a ricostruire regole e senso dello stare insieme in una comunità politica, sulla base di un progetto chiaro, di un’offerta politica davvero innovativa, con solide radici, che rifugga dalle ambiguità del tardo blairismo, e dall’attuale inadeguatezza di un riformismo da secolo breve. Intanto stasera sostituisco Feyedau con un DVD di Lino Banfi da Canosa, – Puglia, Italia – nell’incrollabile fede e speranza che si smetta di (auto) sporcarci il viso. Chi sputa in cielo……

Fonte: L'Argine 

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