La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 16 dicembre 2016

Il ministro dei voucher ha paura del voto

di Nicola Fratoianni 
È sempre più vero che questi signori del governo individuano nella democrazia il problema principale, come andiamo ripetendo ormai da mesi e come si evinceva chiaramente dall'impianto della riforma costituzionale. Il Ministro dei voucher, anche conosciuto come Giuliano Poletti, oggi chiede una corsa al voto politico in modo da evitare il voto sui referendum per cui, con la Cgil, milioni di cittadini e cittadine hanno raccolto le firme, che prevedono la revisione del Jobs Act, la cancellazione della vergogna dei voucher e il ripristino dell'articolo 18, che consente ai lavoratori di avere maggiori tutele rispetto ai licenziamenti, che abbondano sempre di più e senza giustificato motivo.
La questione mi pare davvero incredibile: Mister voucher, il suo capitano Renzi e compagnia varia, temono di prendere un'altra sonora sberla dai cittadini italiani, che potrebbero bocciare senza appello le mirabolanti riforme fatte sul mercato del lavoro, che grazie a loro è sempre più un mercato, senza il lavoro.
E siccome hanno una paura matta, pensano di poter sfruttare una norma che impedisce di celebrare elezioni politiche e referendum contemporaneamente, costringendo quindi a spostare di un anno i referendum. E allora "si vada subito al voto in primavera, prima dei referendum!" tuona il Ministro.
Probabilmente Poletti è ben conscio del disastro combinato sulla pelle dei lavoratori, al di là delle dichiarazioni di facciata su quanto sia utile e buono il Jobs Act. Ma vorrei dirgli che a nulla servono le manovre per sottrarre ai cittadini la possibilità di esprimersi in maniera compiuta, dovrebbero averlo capito domenica 4 dicembre.
Farebbero prima Poletti e la sua maggioranza, se vogliono evitare l'ennesima bocciatura popolare, a mettere da parte il Jobs Act, a ripristinare l'articolo 18 e a eliminare i voucher. Temo, ma spero di essere smentito, che non lo faranno e proveranno invece a mettere la museruola ai milioni di lavoratori che stanno pagando amaramente le scelte del governo.
E noi faremo la nostra parte, come già abbiamo fatto, consegnando nelle mani del presidente Mattarella la nostra preoccupazione al riguardo. Si possono votare i referendum sociali alla prima data utile dopo che la Consulta si sarà espressa sulla ammissibilità, e subito dopo, anche a giugno, si possono celebrare le elezioni politiche.
In democrazia funziona così, caro Poletti. Capisco che possa non essere più abituato alla possibilità delle bocciature, considerando che ormai, sembra diventato un Ministro a tempo indeterminato. Ma così è davvero troppo.

Fonte: Huffington Post - blog dell'Autore 

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