La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 19 maggio 2017

Quando finiscono le guerre militari, cominciano quelle sanitarie

di Robert Fisk
I particolari erano orripilanti. Fuori della città assediata di Mosul, 13.000 feriti civili oggi aspettano interventi di chirurgia ricostruttiva, soltanto in questa battaglia di sette mesi. Altri 5000 miliziani iracheni sono in attesa dello stesso tipo di intervento chirurgico per curarsi dopo le recenti offensive militari, nel loro caso per essere seguiti dal ministero degli Interni iracheno. Ma le infrastrutture sanitarie che esistono in tutto l’Iraq, non possono prendersi cura di questi feriti. Di conseguenza, alcuni si rivolgono a Damasco – nel mezzo delle atrocità della guerra siriana – per gli interventi chirurgici che non possono ottenere nella loro città. Un trapianto a Damasco costa 200 dollari.
Nella mite estate arrivata prima del previsto questa settimana a Beirut, sono arrivati questi nuovo orrori descritti in dettaglio della Guerra in Medio Oriente. Infatti medici di tutta la regione, Iraq, Siria, Yemen e Palestina, insieme alla Croce Rossa e a Medici Senza Frontiere, sono arrivati qui a parlare delle loro paure per i feriti e i malati e della loro convinzione che i batteri resistenti ai farmaci stano aumentando negli ospedali in Medio Oriente. Proprio il modo di occuparsene forse dipendere dalle conoscenze delle autorità mediche militari, ma dalle mani dei dottori civili.
Questo è cominciato in Bosnia, come sospetta un medico, dove le vittime militari e civili si univano le une alle altre; dopo tutto era una guerra dove un civile si trasformava in militare e poi riemergeva come civile nel momento in cui entrava in un ospedale? Oppure gli indizi si trovano molto più indietro, nelle feroci sanzioni imposte dall’ONU all’Iraq di Saddam, dopo l’invasione del Kuwait a opera del dittatore, nel 1990? Il primo Congresso Globale sulla Medicina nei Conflitti, organizzato dal Professor Ghassan Abu-Sittah, preparatosi a Glasgow e capo del reparto di chirurgia plastica e ricostruttiva al centro medico a Beirut, ha sollevato questi problemi in modo crudo e doloroso.
Ha detto che la resistenza ai farmaci non esisteva nella guerra tra Iran e Iraq del 1980-88, quando 150 soldati iracheni venivano feriti ogni giorno nelle sole battaglie della penisola di Fao – e quindi che cosa è successo durante il periodo delle sanzioni del dopo 1990? “Agli iracheni è stato permesso di usare soltanto tre antibiotici per 12 anni,” dice Ghassan. “Questi erano gli unici che l’ONU permetteva che arrivassero. I metalli pesanti sono stati usati nella guerra del 1991 [liberazione del Kuwait]. Si trovava il celinium [presente nel cemento frantumato delle case distrutte], il tungsteno e il mercurio nell’involucro esterno delle bombe perforanti. Quali sono gli effetti a lungo termine di questi metalli sul corpo umano?
In un’analisi di Medici Senza Frontiere – presentata alla conferenza da Abu Sittah e dal Dottor Omar Dewachi che dirigono insieme un Programma di Medicina dei Conflitti, di recente creato presso l’AUB (Università Americana di Beirut), appoggiato da Jonathan Whitall di Medici Senza Frontiere – si diceva che i batteri resistenti a molteplici farmaci [MDR] ora spiegano la maggior parte delle infezioni delle ferite di guerra in tutto il Medio Oriente e tuttavia la maggior parte delle strutture mediche nella regione non hanno neanche il laboratorio in grado di diagnosticare gli MDR, cosa che provoca significativi ritardi e cattivo trattamento clinico delle ferite infettate. Oltre il danno fisico causato dagli armamenti, ha aggiunto Whitall, “l’igiene distrutta o degradata, facilita l’infezione delle ferite ad opera di microrganismi. Il corpo, indebolito dalla ferita, viene ferito di nuovo quando interagisce con l’ambiente ostile e fisicamente degradato.”
Dewachi, preparatosi in Iraq, educato ad Harvard, professore assistente di antropologia medica dell’Università Americana di Beirut, ha parlato a lungo del calvario delle vittime della guerra in Iraq e cita il caso di un paziente iracheno che aspetta le cure a Beirut. “La maggior parte dei dottori bravi ha lasciato il paese,” ha detto l’uomo a Dewachi, “e quelli che restano hanno perduto la loro umanità.” Il prossimo libro di Dewachi, Ungovernable Life: Mandatory Medicine and Statecraft in Iraq che traccia la storia medica dell’Iraq dalla Prima Guerra mondiale al 2003, rivelerà che i governi iracheni dopo il 2003 hanno visto mandare negli ospedali di Beirut, civili, personale militare e forze di sicurezza, parlamentari e perfino la milizia e membri di partiti politici.
La vita per i medici è così pericolosa in Iraq, dove le famiglie dei pazienti feriti spesso vogliono la vendetta a causa di cure di scarsa qualità da parte dei dottori – che di recente il governo di Baghdad ha permesso ai dottori di avere un’arma quando sono in ospedale o negli ambulatori. Quasi metà della forza medica in Iraq, è scappata negli scorsi 20 anni di Saddam e in quelli dopo di lui, e il Servizio Sanitario Nazionale Britannico, dove molti iracheni si sono preparati, “ospita una delle più vaste popolazioni di medici iracheni fuori dall’Iraq”, secondo Dewachi. Il Mandato Britannico dopo la Prima Guerra mondiale ha creato degli standard di tirocinio medico nel Regno Unito in Iraq e questa cooperazione è continuata a lungo dopo l’indipendenza.
L’analisi di Medici Senza Frontiere non soltanto ha sollevato domande circa gli effetti a lungo termine delle sanzioni dell’ONU al regime nel 1990, ma anche sull’inversione dei progressi medici nella cura del cancro e del diabete. “Questo è spesso dovuto all’incapacità dei sistemi sanitari e della tecnologia di fornire lo stesso livelli di cure in ambienti di guerra violenti e complessi. I pazienti con insufficienza renale non possono più accedere alle unità di dialisi, e la somministrazione della chemioterapia ai malati di cancro è gravemente compromessa…”
Dewachi ha paura del modo in cui la natura della malattia è cambiata durante le guerre in Medio Oriente, dove “il cambiamento nella linea guida dei cancri è diventata molto aggressiva”. Dice: “quando una giovane donna di 30 anni, senza una storia famigliare di cancro, ha due diversi cancri primari – al seno e all’esofago – ci si deve chiedere che cosa sta succedendo. Si deve sapere che cosa sta accadendo.” Dewachi è sopraffatto dal puro e semplice numero dei pazienti feriti in Medio Oriente. “C’era una bambina di nove anni con ferite da frammenti di proiettile sulla faccia. Era stata ferita a Baghdad nel 2007 da un’autobomba. Sua madre che si prendeva cura di lei, aveva un occhio di vetro a causa di una ferita. Suo padre aveva un braccio artificiale dopo un intervento di amputazione durante la guerra del 1980-88 tra Iran e Iraq. Abbiamo trovato un poliziotto iracheno ferito a causa di un’autobomba il quale veniva assistito da suo fratello che aveva perduto tre dita nella guerra tra Iran e Iraq.”
In Iraq, i pazienti feriti nelle guerre di Saddam, inizialmente vennero trattati come eroi: avevano combattuto per il loro paese contro l’Iran non arabo. Dopo l’invasione americana dell’Iraq del 2003, però, divennero motivo di imbarazzo. Il valore del ‘capitale’ delle loro ferite cambia da eroe a nulla,” dice Abu-Sittah. E questo significa che cambia anche la loro capacità di accedere all’assistenza sanitaria. Stiamo ora leggendo la storia della regione attraverso le ferite. Le ferite di guerra portano con loro la narrazione del ferimento che diventa un capitale politico.” Abu Sittah crede che la costruzione e la decostruzione dell’assistenza sanitaria vadano a braccetto con la costruzione dello stato e la sua distruzione. “Oggi, si tratta di smembrare le nazioni invece che di costruirle.”
Per Abu Sittah, non c’è nulla come le guerre che finiscono; in medicina questo lo chiamiamo ‘una condizione cronica con fasi acute!” In altre parole, le ferite di guerra continuano a causare dolore e uccidono, molto tempo dopo che le guerre sono finite e ricominciate. “Un corpo ferito invecchia in maniera diversa,” dice.
A Gaza, per esempio, una ferita da proiettile ha effetti per decenni su un paziente dopo che è stata inflitta la ferita. Abbiamo scoperto che i cecchini israeliani sparano alla parte posteriore del ginocchio della persona che stanno colpendo – al retro del ginocchio e al terzo inferiore della coscia. Questo non uccide, necessariamente, ma quasi sempre richiede l’amputazione. E’ la congiunzione del nervo sciatico, dell’arteria poplitea e dell’articolazione del ginocchio; con un proiettile si riesce a danneggiarli tutti e tre. Ecco il motivo per cui l’IRA di solito faceva le gambizzazioni in Irlanda del Nord.”
Una professoressa italiana di genetica dice che campioni di tessuti della guerra di tre settimane del 2008-2009 tra Israele e Hamas a Gaza mostrano residui di metalli pesanti nelle ferite dei palestinesi, sia cancerogeni che teratogeni che, ha detto possono causare cancri e neonati con deformazioni. Altri medici hanno osservato che il Corpo Medico di Hezbollah avevano trasformato le cure dei suoi feriti nella guerra siriana. Gli oratori al Congresso di Beirut comprendevano quei medici stranieri che sono stati testimoni del massacro nei campi profughi palestinesi di Sabra e Chatila, compiuto dalle milizie cristiane libanesi alleate di Israele.
Tutti i raccapriccianti svolgimenti nella storia medica delle guerre in Medio Oriente hanno spinto sia il Centro Medico dell’Università Americana di Beirut che Medici Senza Frontiere a creare un partenariato per la ricerca e la formazione nella medicina nei conflitti. Abu Sittah, Dewachi e Whitall fanno parte del comitato di direzione e questo significa che nessuno si aspetta che le cinque guerre importanti nella regione, finiscano presto. Nel complesso, penso sia una riflessione che fa pensare a tutte le guerre al ‘terrore’ che l’Occidente, la Russia e i loro cordiali dittatori sostengono di combattere ora in Medio Oriente, dove il cancro del potere nazionale e internazionale è proprio fatale come i cancri che tormentano i corpi delle vittime.

Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
Originale : The Independent
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2017 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY NC-SA 3.0

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