La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

martedì 29 dicembre 2015

La minacciosa avanzata dell’estrema destra in Europa

di Marcello Musto
Il secondo turno delle elezioni regionali francesi nel dicembre 2015 è terminato con una sconfitta per il Fronte Nazionale. Questo partito è, tuttavia, una concreta minaccia per la Francia e per l’Europa. Sotto la leadership di Marine Le Pen, era balzato al 17,9% nelle elezioni presidenziali francesi del 2012, era diventato il più grande partito francese nelle elezioni europee del 2014, un quarto dei voti alle elezioni per i dipartimenti nel marzo 2015 e infine ha il 27,7% in queste elezioni regionali. E’ un successo che non si può spiegare soltanto in relazione all’attacco di Parigi in novembre; ha a che vedere con un cambiamento politico più profondo che sta avendo luogo in tutta Europa.
Negli scorsi 20 anni, i poteri decisionali sono stati trasferiti sempre di più dalla sfera politica a quella economica. L’economia ora domina la politica ed è spesso rappresentata come un settore separato non suscettibile al cambiamento, che l’agenda e assicura che le scelte fondamentali siano al di fuori del controllo popolare.
L’uniformità di approccio dei partiti socialdemocratici e conservatori alle questioni politiche ed economiche, e la crescente ostilità dell’opinione pubblica verso la tecnocrazia di Bruxelles, hanno contribuito a produrre un’importante trasformazione nel contesto politico.
Vento populista
Negli anni recenti, si è sviluppata una profonda avversione verso qualsiasi cosa che possa essere definita ‘politica’. Alcuni sistemi bipartitici sono semplicemente implosi, come nella Spagna e nella Grecia del dopo-dittatura, dove le forze socialiste e di centro-destra di solito rappresentavano i tre quarti dell’elettorato. Simili tendenze sembrano avere influenzato i sistemi politici in Francia e in Italia dove per decenni i voti erano divisi tra i blocchi di centro-destra e di centro-sinistra.
Il panorama politico politico-elettorale è stato modificato dall’astensionismo, dalla nascita di nuove formazioni populiste, dall’importante avanzamento delle forze di estrema destra, e in alcuni casi dal consolidamento – un’alternativa di sinistra alle politiche neoliberali – un argomento che merita una considerazione separata.
Il primo di questi fenomeni è principalmente attribuibile al crescente distacco dai partiti politici in generale.
Il secondo si è sviluppato sulla cresta dell’ondata anti-Unione Europea. Nuovi movimenti ‘post-ideologici’, sono sorti in anni recenti, guidati da una generale denuncia dell’esistente sistema corrotto, dal mito della democrazia online come garanzia di partecipazione di tutti i membri ordinari al contrario della solita pratica dei partiti politici, e dall’euroscetticismo. Sulla base di questi principi, fu fondato
quasi simultaneamente un Partito Pirata* in Svezia e in Germania. Il movimento Cinque Stelle creato dal comico Beppe Grillo divenne la prima forza politica in Italia, con il 25% dei voti. Alternativa per la Germania, Il Fiume (To Potami) in Grecia, e Ciudadanos (Cittadini) in Spagna divennero importanti protagonisti politici nei loro rispettivi paesi. Infine, nelle recenti elezioni presidenziali in Polonia, il cantante populista di destra, Pawel Kukiz, prese il 21,3% dei voti, e il suo movimento, Kukiz’15, è diventato la terza forza politica del paese nelle elezioni legislative nell’ottobre 2015.
Nello stesso periodo, molte formazioni già esistenti hanno incrementato la loro presenza sulla base di analoghe piattaforme politiche. L’esempio più straordinario è il Partito dell’Indipendenza del Regno Unito che è stato il primo nelle elezioni europee del 2014, con il 26,6%.
Il “nuovo” volto della destra
In molti paesi europei, i partiti xenofobi, nazionalisti o apertamente neofascisti, hanno fatto grandi progressi quando gli effetti della crisi economica si sono fatti sentire.
In alcuni casi, hanno modificato il loro discorso politico, sostituendo la classica divisione tra destra e sinistra con una nuova polarizzazione specifica per la società contemporanea: quello che Marine Le Pen chiama il conflitto ‘tra coloro che stanno in cima coloro che stanno in ‘fondo’. In questo si suppone che i candidati di destra rappresentino il ‘popolo’ contro le élite che sono a favore di un mercato libero che ha un potere assoluto.
Anche il profilo ideologico di questi movimenti politici è cambiato. La componente razzista è spesso spostata sullo sfondo. La cieca limitativa opposizione alle politiche dell’Unione Europea per l’immigrazione, viene portata a uno stadio ulteriore giocando sulla ‘guerra tra poveri’, anche più che sulla discriminazione basata sul colore della pelle o sull’affiliazione religiosa. In un contesto di grande disoccupazione e di grave conflitto sociale, la xenofobia viene incrementata per mezzo della propaganda che asserisce che i migranti tolgono i posti di lavoro ai lavoratori locali e che questi ultimi dovrebbero avere la priorità nell’occupazione, nei servizi sociali e nel diritto ai programmi assistenziali.
Questo cambiamento di corso delle cose ha certamente svolto un ruolo nei recenti successi del Fronte Nazionale in Francia. Nel frattempo, in Italia, anche la Lega Nord ha subito una metamorfosi. Era nata nel 1989 e chiedeva l’indipendenza per la ‘Padania’ (il nome per l’Italia settentrionale), e dopo il 1996 aveva previsto la secessione unilaterale della regione. Recentemente, però, si è trasformata in un partito nazionale, con una piattaforma di ‘no all’euro’ e all’immigrazione. Come conseguenza, il suo risultato elettorale è aumentato moltissimo: è ora la più grande organizzazione del centro-destra italiano, avendo superato Forza Italia di Silvio Berlusconi. Sia in Francia che in Italia, alcune fortezze storiche della classe operaia e del voto comunista si sono trasformate in basi elettorali stabili dei due succitati partiti.
Un accordo di coalizione tra il Fronte Nazionale e la Lega Nord portò nel giugno del 2015 un’Europa delle Nazioni e della Libertà (ENL) al Parlamento Europeo a Bruxelles; questo include anche partiti politici consolidati che, insieme a organizzazioni minori, per un po’ di tempo hanno chiesto il ritiro dell’euro, una versione dei trattati sull’immigrazione e un ritorno alla sovranità nazionale. Tra le forze più rappresentative a questo riguardo ci sono il Partito Austriaco della Libertà che ottenne il 20,5 dei voti nelle elezioni nazionali del 2013, e il 30,8% alle elezioni viennesi nel 2015, e il Partito per la Libertà, in Olanda che ha ottenuto il 13,3% alle ultime elezioni europee. Gli ultimi due partiti sono arrivati a occupare la terza posizione nei loro sistemi di governo.
Le forze di estrema destra hanno fatto importanti progressi in varie parti del continente. In Svizzera, il Partito Popolare Democratico Svizzero che si distinse nel passato propugnando un referendum (in realtà approvato nel 2009) per un divieto sulla costruzione di nuovi minareti, hanno messo a segno il loro miglior risultato di sempre nel 2015, ottenendo il 29,4% nelle elezioni di ottobre.
In ogni nazione scandinava, anche loro sono una realtà riconosciuta. Nella patria per eccellenza del ‘modello nordico’, gli Svedesi Democratici (SD) che sono nati nel 1988 tramite una fusione di gruppi neo-nazisti, sono emersi come la terza forza politica con il 12,8% alle scorse elezioni. In Danimarca e in Finlandia due partiti fondati nel 1995, hanno ottenuto risultati ancora più sorprendenti, diventando i secondi maggiori partiti nei loro rispettivi paesi. Con stupore generale, il Partito Popolare danese ha ottenuto il più alto numero di voti alle scorse elezioni europee, con il 26,6% del totale; ha poi consolidato il suo successo con il 21,1% nelle elezioni legislative del 2015 ed è entrato nella maggioranza di governo. In Finlandia anche I Veri Finlandesi siedono ora ai banchi del governo, avendo attirato il 17,6% dell’appoggio alle elezioni del 2015. Infine, in Norvegia, il Partito del Progresso che aveva già raccolto il 22,9% dei voti nel 2009, e le cui opinioni politiche sono ugualmente reazionarie – è entrato nel governo per la prima volta con il risultato del 16,3 %.
L’affermarsi quasi uniforme di questi partiti, in una regione dove le organizzazioni del movimento dei lavoratori avevano esercitato un’egemonia indiscussa per lunghissimo tempo, può anche essere attribuita al fatto che avevano accettato battaglie e argomenti una volta cari sia alla Sinistra Social Democratica che alla Sinistra Comunista. Altri due fattori utili, anche se non fondamentali, sono il loro simbolismo politico accuratamente progettato e l’aumentare di giovani leader esperti nella comunicazione con i media. La Destra ha fatto i suoi passi avanti per mezzo di strumenti reazionari classici, come le campagne contro la globalizzazione, ma anche con l’arrivo dei nuovi richiedenti asilo e lo spettro della ‘Islamizzazione’ della società. Tuttavia chiedevano soprattutto politiche sociali tradizionalmente associate alla Sinistra, in un periodo in cui i Social Democratici optavano per tagli alla spesa pubblica e la Sinistra radicale era ‘imbavagliata’ a causa del suo appoggio al governo o per una reale partecipazione a questo. Il welfare di destra è di un genere diverso: non più universale, inclusivo e basato sulla solidarietà, ma basato su un principio che alcuni teorici hanno descritto come ‘nazionalismo del welfare’. In altre parole, esso implica l’offerta di diritti e servizi soltanto ai membri della comunità nazionale già esistente.
Oltre al suo vasto appoggio nelle zone rurali e nelle province, che sono spesso spopolate e colpite da molta disoccupazione a causa della crisi economica, l’Estrema destra è in grado di ricorrere a un significativo numero di lavoratori che hanno ceduto al ricatto di ‘o l’immigrazione o lo stato sociale’.
Il pericolo a est
La Destra radicale è anche riuscita a riorganizzarsi in molti paesi dell’Est europeo, fin dalla fine dei regimi filo sovietici di là.
In Polonia il partito populista Legge e Giustizia, ha vinto le elezioni presidenziali nel maggio 2015 e, avendo ottenuto il 37,6% nelle elezioni legislative nell’ Ottobre 2015, detiene la prima maggioranza assoluta dei seggi in parlamento fin dalla fine della Guerra Fredda. A differenza dei soliti appelli al nazionalismo e ai valori religiosi ultra conservatori, il programma economico di Legge e Giustizia, mette in risalto le promesse di incrementare la spesa sociale, di migliorare i livelli salariali e di abbassare l’età del pensionamento. E’ una piattaforma di sinistra, in un paese dove la socialdemocrazia è confinata in un piccolo spazio residuo dopo il perseguimento di politiche che hanno colpito gli strati più deboli della società.
Il caso più allarmante in questa parte di Europa, è, comunque, l’Ungheria. Dopo che il Partito Socialista di governo aveva imposto severe misure di austerità, per ordine della Troika, causando una contrazione della deflazione, l’Unione Civica Ungherese /Fidesz, ha preso le redini della carica. Poi, nel 2012, avendo epurato la magistratura e portato i media sotto controllo, il governo introdusse una nuova costituzione con implicazioni autoritarie che portarono il paese pericolosamente molto lontano dallo stato di diritto.
Come se non bastasse, il Movimento per una Ungheria Migliore (o Jobbik) , è stato il terzo partito del paese fin dal 2011, guadagnando il 20,5% dei voti nelle elezioni del 2014. Diversamente dalla maggior parte della Destra radicale nell’Europa Occidentale e in Scandinavia, Jobbik è un esempio classico – ora dominante all’Est – di una formazione di estrema destra che usa l’odio per le minoranze (specialmente Rom), l’anti-semitismo e l’anti-comunismo come importanti strumenti di propaganda e di azione.
Per completare questa mappa, dovremmo citare alcune delle organizzazioni neo-naziste diffuse in parti dell’Europa. Una di queste ha ottenuto buoni risultati alle elezioni. In Grecia Alba Dorada ha raccolto il 9,4% dei voti nelle elezioni europee del 2014 e il 7% nelle elezioni generali del 2015, imponendosi come la terza forza politica del paese.
In anni recenti, perciò, i partiti della Destra populista, nazionalista o neofascista, hanno considerevolmente ampliato il loro appoggio in quasi ogni parte d’Europa. In molti casi si sono dimostrati in grado di egemonizzare il dibattito politico e talvolta sono entrati al governo in una coalizione con la Destra più moderata.
E’ un’epidemia allarmante alla quale è certamente impossibile rispondere senza combattere il virus che per prima lo ha provocato: il mantra neoliberale della Troika ancora così in voga a Bruxelles.

Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
Originale: non indicato
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2015 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY NC-SA 3.0

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