La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

lunedì 28 dicembre 2015

Quel che abbiamo realizzato sinora. Intervista a Jeremy Corbyn

Intervista a Jeremy Corbyn di Hilary Wainwright e Leo Panitch
Leo: La tua notevole campagna per la dirigenza non solo ha raddoppiato la base del partito ma ha anche galvanizzato complessivamente 400.000 persone a iscrivervisi. E’ francamente una cosa senza precedenti dovunque in termini di mobilitazione di un partito di sinistra nei decenni recenti. Che cosa pensi rifletta questo in termini delle possibilità di una nuova politica, non solo in Gran Bretagna ma più diffusamente, specialmente in Europa?
Jeremy: Penso che la nostra campagna abbia appassionato persone che erano molto depresse per i risultati elettorali e molto depresse per l’analisi che era offerta al termine di essa, che consisteva sostanzialmente nella considerazione che il Labour non era sufficientemente manageriale e che avremmo dovuto essere dirigenti migliori per far meglio in futuro. Io sono arrivato sulla scheda davvero solo per una combinazione di persone, da quelli che volevano assolutamente soltanto che fosse proposta un’alternativa e quelli che pensavano che avrebbe dovuto esserci un dibattito democratico nel partito. Questo ha dato il via alla campagna sui media sociali che ha incoraggiato altri a partecipare.
Alla fine ce l’abbiamo fatta ad arrivare sulla scheda – che richiedeva la firma di 35 parlamentari per una candidatura – con un voto in più e all’ultimo minuto. Poi nella campagna elettorale in cui si tenevano i dibattiti della dirigenza del partito il punto di vista da me proposto ha avuto una buona accoglienza. E quando abbiamo cominciato a organizzare incontri a margine, la campagna improvvisamente è decollata. Il primo è stato a Nottingham, dove abbiamo organizzato un incontro in una sala per cento persone e se ne sono presentate trecento. Da allora in poi non hanno fatto che aumentare e per la fine di luglio, inizi di agosto, avevamo mille persone in ogni manifestazione che organizzavamo. La maggior parte faceva il pienone con un preavviso di solo un giorno. In un posto abbiamo riempito una sala per 1.500 persone con solo quattro ore di preavviso su Facebook.
Leo: Hai la sensazione che questo stesso genere di cose stia accadendo altrove?
Jeremy: Sì. Perché questo non ha avuto nulla a che fare con me. Ha avuto a che fare con persone che vogliono un modo diverso di fare politica; in particolare i giovani che sono venuti ed erano molto entusiasti. La nostra campagna è stata una combinazione di giovani e anziani, ben poco nel mezzo; quelli di mezza età non c’erano. Era o sotto i trent’anni o sopra i sessanta la maggior parte di quelli che sono venuti a lavorare per la campagna e il lavoro che hanno fatto al telefono è stato straordinario. C’è stata un’occasione in cui ho visto questa ragazza asiatica diciottenne con un burka che spiegava a una novantenne come usare il cellulare per fare chiamate, ed entrambe se la cavavano benissimo. Ed era una cosa a suo modo adorabile.
Abbiamo avuto 400 persone su una campagna di banca via telefono una sera. Non sono sicuro di quante telefonate abbiano fatto; hanno fatto una quantità di conversazioni tra loro. La maggior parte dei nostri fondi è stata raccolta mediante finanziamento collettivo, piccole donazioni; la donazione media è stata di 25 sterline e abbiamo ricevuto fondi dai sindacati. Così metà della campagna è stata finanziata dai sindacati e l’altra metà dalle collette.
Hilary: Su che cosa esattamente stavi battendo nella coscienza pubblica?
Jeremy: La base della campagna è stata l’opposizione all’austerità; tutta la base è stata quella.
Hilary: E l’appello alla ‘nuova politica’, il nuovo modo di organizzare la politica; come vedi il collegamento tra i due temi?
Jeremy: Oh, sono le due facce della stessa medaglia. L’austerità fa essenzialmente pagare la crisi bancaria al sistema sociale dell’intera Europa e a ciò si accompagna una sensazione popolare o di rassegnazione o di rabbia. Così l’idea che esiste un’alternativa, che possiamo fare le cose in modo diverso, è molto importante. E’ per questo che abbiamo ricevuto gli attacchi più incessanti contro di me fin dal primo giorno della campagna. Alcuni sono così bizzarri da essere divertenti.
Leo: Peggiori di quelli che subì Tony Benn?
Jeremy: Difficile dirlo, altri tempi, un’altra epoca. A volte fanno male, anche se non ho mai reagito ad alcuno di essi, mentre Tony a volte ha cercato di farlo e penso sia un errore. Voglio dire: non lo biasimo per questo. All’epoca, in quei giorni, io ero con Tony a reagire a tutto ciò. Ma se reagisci a questo genere di grotteschi attacchi personali, finisci in una palude o in un fosso con quella gente.
Ti farò un esempio: sono stato accusato di non essermi inchinato correttamente alla regina. Ho deciso di non reagire. Se avessi reagito il dibattito sarebbe stato su quanto avrei dovuto inchinarmi. E oggi, cinque giorni dopo [all’epoca dell’intervista] tutti quelli che non avevano seguito la questione da vicino direbbero: “Perché il leader del Partito Laburista si dedica a un dibattito pubblico su come ci si dovrebbe inchinare alla regina?” Penserebbero: “E’ interessato solo a questo? Io sto per perdere la casa e lui, il leader del Partito Laburista, non ha nulla da dire al riguardo?” Così fin dall’inizio ho deciso non avrei reagito a nulla di tutto ciò.
Hilary: Il che ci porta a una domanda che stavo per porre, che era che hai questa reputazione che ha volte è simbolizzata, per esempio nelle vignette di Steve Bell sul Guardian di te che affronti Darth Vader in Guerre Stellari, o del mago saggio in Harry Potter. Appari impavido. Sei sempre stato impavido? E’ qualcosa che viene dalla tua famiglia e dalla tua storia, o è qualcosa che hai imparato o coltivato gradualmente, intuitivamente attraverso le tue esperienze, i tuoi trent’anni da parlamentare? Quando hai attaccato interessi potenti, buttandotici a capofitto ogni giorno da parlamentare, hai mai avuto paura?
Jeremy: Ci sono due punti qui, in realtà. Uno è che questa visione religiosa del diciottesimo secolo che in tutti c’è qualcosa di buono. A volte occorre darsi parecchio da fare per trovarla. A volte è molto difficile da trovare e ci si chiede se c’è davvero. In secondo luogo, poiché non ho mai avuto un’istruzione superiore di alcun genere non ho mai avuto timore di quelli che ce l’avevano o provato un senso di superiorità nei confronti di quelli che non ce l’hanno. La vita è la vita. A volte le persone più sagge che s’incontrano spazzano le nostre strade.
Un mio amico, un operaio edile – purtroppo è morto, si è suicidato l’anno scorso; sono stato molto rattristato da ciò e sono molto triste per non essergli stato accanto all’epoca – la cui casa era molto molto semplice, un mucchio di questa cosa riciclata e di quell’altra riciclata e qualcuno gli aveva chiesto: “Jim, perché vivi in questo modo?”. Lui disse, molto saggiamente, disse: “Vivo semplicemente perché altri possano vivere semplicemente”. E tu pensi, un momento, è qualcosa di davvero profondo. Dunque occorre avere un po’ di rispetto per le persone. Io provo rispetto per le persone e in realtà io provo un vero piacere nell’incontrare la gran varietà di persone che mi capita d’incontrare. Il mio elettorato parla probabilmente 70 lingue diverse, persone da tutto il mondo. C’è il grande, c’è il buono e c’è un mucchio di persone che sono state nel sistema carcerario. Ci sono davvero tutti.
Quello che è fondamentale è l’atteggiamento con cui si avvicinano le persone; è un atteggiamento nei confronti dell’ambiente, il tuo atteggiamento nei confronti degli altri. E’ interessante che il primo leader del Partito Laburista, Keir Hardie, che era un uomo più riflessivo di quanto spesso gli sia riconosciuto, fosse più interessato all’istruzione e alle opportunità per le donne che alla nazionalizzazione.
Leo: E’ interessante al riguardo che prima che tu fossi eletto nel 1983, tu eri già associato al tentativo di cambiare la vecchia politica statalista e parlamentare del Partito Laburista. Tony Benn aveva articolato benissimo negli anni ’70 l’idea che il vero problema non è più stato o meno stato, è un tipo diverso di stato e, soprattutto, uno stato britannico più democratico che sia capace di introdurre un’economia cooperativa, ugualitaria e democratica. Sarebbe molto orgoglioso di te per aver ottenuto ciò che lui voleva con così tanta forza: essere il leader del Partito Laburista dedicato a questo.
Jeremy: Vorrei che fosse ancora tra noi. Ho conosciuto Tony molto, molto bene per moltissimo tempo. La differenza tra Tony e me era che mentre lui era uno di quegli insoliti politici che aveva realmente molto successo nel percorso convenzionale della carriera, io sono stato monumentalmente inetto nel percorso convenzionale della carriera.
La prima volta che incontrai Tony era il periodo 1969-70, quando lui rifletteva sulle sue esperienze di ministro del governo negli anni ’60. Quello che era interessante in lui era che, mentre la maggior parte dei ministri del governo che rifletteva sull’esperienza parlava dell’auto ministeriale, della falsità dell’opposizione e di come avrebbero vinto di nuovo, Tony aveva riflessioni molto diverse e più interessanti su ciò che aveva fatto o non fatto.
Leo: Sì, e sulla base di tali riflessioni egli scrisse nel 1970 un opuscolo fabiano intitolato ‘La nuova politica: una ricognizione socialista’, in cui esaminava tutti i movimenti sociali anti-autoritari dei tardi anni ’60 – il potere nero, il movimento delle donne, l’opposizione alla guerra del Vietnam – e diceva “dobbiamo introdurre quello spirito nel partito. E’ questo quel che ci manca”.
Jeremy: Ricordo quelle discussioni con lui e allora collaborai con lui molto da vicino a metà degli anni ’70 sulla democrazia industriale. A volte egli era idealisticamente troppo eccitato. Tendeva a dire: “Sì, sta per succedere tutto adesso”.
Leo: Nei diari di Tony sei citato per aver detto che attribuivi la sconfitta alle elezioni del 1983 alla “grande incompetenza della macchina del partito”. Dunque quello che voglio chiederti è: intendevi ciò nel senso della sua incapacità di proiettare la promessa della nuova politica che condividevi con Tony oltre i membri attivi del partito, e questo resto vero oggi?
Jeremy: Onestamente non ricordo di aver detto questo ma posso immaginare il processo mentale che avevo, che era che il partito nel 1983 presentava una piattaforma elettorale molto interessante ma molti nel partito ne erano parecchio spaventati, e i Conservatori conducevano essenzialmente una campagna elettorale parecchio xenofoba incentrata sulla guerra delle Falkland, che non avevamo mai contestato. Avevamo anche di fronte il SDP creato da quei parlamentari laburisti di spicco che avevano lasciato all’epoca il Partito Laburista, dunque era un periodo molto interessante. Io sentivo che il partito non capiva davvero ciò che stava succedendo.
Leo: Ma riguardo all’incompetenza della macchina?
Jeremy: In alcuni casi era proprio l’organizzazione materiale sul campo a essere scarsa.
Leo: Questo ti preoccupa oggi?
Jeremy: No, per nulla. Il partito oggi è in una condizione molto diversa. L’operatività sul terreno, come la chiamiamo, alle elezioni generali è stata in realtà ottima.
Leo: Davvero?
Jeremy: Oh, sì. Abbiamo avuto molte più persone attive di quante riesca a ricordare. Mi sono recato in molte circoscrizioni, circoscrizioni chiave. E gli iscritti erano molti di più, il doppio che in passato. Quello che mi preoccupa ora è che il partito deve allargarsi e coinvolgere una gamma più vasta di persone. Questo è il mio messaggio principale.
Ho appena parlato a Birmingham, a un congresso molto grande dei rappresentanti del sindacato Unite. Ho detto: “Di fatto ciascuno di voi in questa sala è un esperto, ognuno di voi ha un’opinione, ognuno di voi ha ottimismo, ognuno di voi ha speranze. Voglio una struttura di partito e una struttura sindacale che consenta alla vostra intelligenza di venire alla ribalta e di essere parte della costruzione della nostra politica. Dunque non dobbiamo arrivare a un 2020 in cui io, come leader, me ne vado a scrivere un programma. Arriviamo a un 2020 in cui sia del tutto evidente a tutti nel paese quale sarà il nostro programma – sulla casa, la sanità, il lavoro, tutte queste cose – perché tutti hanno avuto una parte nel formularlo. Dunque dobbiamo allargarci, ampliare la nostra organizzazione per renderci un partito a base comunitaria.”
Leo: E pensi che gli organizzatori regionali del partito sappiano come farlo?
Jeremy: Beh, la questione non è tanto se gli organizzatori sanno come farlo, ma se noi tutti sappiamo come farlo. Non sono un esperto al riguardo che ci proverò. Metteremo alla prova diversi esperimenti su come allargarci e su come coinvolgere le persone, su come utilizzare i media sociali, su come utilizzare gli strumenti digitali per condividere idee e sapere. L’idea è che abbiamo un congresso di comunità sulla politica in cui alcuni sono presenti di persona, alcuni sono su Skype, alcuni sono su flussi in rete dal vivo, alcuni inviano email, qualsiasi cosa. Tutti che dicono qualcosa, perché tutti hanno qualcosa da dire.
E’ proporci alle persone e capire che quello che non siamo riusciti a fare nel 1983 è stato conquistare parti dei media nazionali perché la storia era scritta dal programma Radio 4 Today e dal The Sun. Radio 4 Today c’è ancora ed è influente. The Sun c’è ancora ed è influente, ma sono entrambi molto meno influenti che in passato.
Pubblico questo video YouTube settimanale; le cifre più basse che abbiamo avuto sono state 400.000, le più altre sono state superiori al milione. E’ il numero di persone che vogliono vederlo. Così noi facciamo tutto questo, e io passo parecchio tempo anche a viaggiare in treno.
Hilary: Questo è collegato a ciò che abbiamo fatto per preparare questa intervista. Ispirati dal tuo approccio alla Sessione Domande del Primo Ministro alla Camera dei Comuni, abbiamo chiesto alle persone quali domande volevano ti facessimo.
Jeremy: Dave da Witney, qual è la sua domanda?
Hilary: Beh, Dave da Witney non se n’è uscito con nulla, ma Tim, da Barking, ha una domanda sulla democratizzazione dello stato; chiede quali sono le tue idee su un Regno Unito federale, considerato che la nuova politica e democratizzazione implicano certamente una condivisione del potere.
Jeremy: Sì, sono contento che sia venuta fuori questa domanda, a motivo dei problemi che sono derivati dal fatto che il Regno Unito è uno stato così centralizzato. Sta cambiando, perché la Scozia è ovviamente molto diversa oggi; con il governo in Scozia decentrato, esso ha ora poteri di imposizione di tasse, che può esercitare o no. Ma quale che sia l’esito in Scozia – indipendenza o altro – l’Inghilterra non è ancora decentrata per nulla. George Osborne sta offrendo un decentramento cittadino ad alcune località, riguardo al quale ho delle preoccupazioni perché è un decentramento a città grandi e non include necessariamente un finanziamento adeguato dei servizi decentrati. Così si potrebbe finire con una forma di decentramento che non include alcun genere di autonomia finanziaria o di fonte alternativa di reddito. Si negozia ogni anno un finanziamento limitato con il governo centrale, che si affida a te perché tu gestisca sempre più servizi per conto suo.
Sull’altro lato della scala c’è il modello totalmente federale che ha la Germania, non solo con i livelli molto potenti di governo regionale dei “Lander”, ma anche con città molto potenti e uno stato federale relativamente debole. Penso si debba avere al riguardo un dibattito molto interessante sui modelli federali. Non voglio che andiamo al governo nel 2020 affermando semplicemente che ci penseremo. Così ho chiesto a Jon Trickett di istituire una convenzione costituzionale, cosa che sta facendo; è adesso in corso. Si occupa dei poteri del governo, dei poteri del parlamento, dei poteri della Camera dei Lord, di una seconda camera eletta. Poi problemi di diritti e responsabilità nella società, una specie di carta dei diritti, che protegge la Carta dei Diritti Umani ma procede anche oltre da essa, naturalmente, a come si scelgono i governi regionali inglesi.
Il fatto che non ci siano voci regionali efficaci significa che c’è un livello sproporzionato di investimento di capitali a Londra e nel sud-est, rispetto al nord-ovest e al nord-est, ad esempio. Le East Midlands in effetti sono in coda ad ogni regione. Ho raccolto alcune idee al riguardo nel corso della campagna per la dirigenza sotto forma di uno dei nostri documenti consultivi. Ho realizzato 13 documenti consultivi su una quantità di materie differenti. Sono sul sito Jeremy4Leader. Esaminateli e ci troverete alcune idee. Sono tutti aperti ai commenti. La difficoltà che incontriamo al momento è semplicemente la capacità che abbiamo di rispondere a tutto questo, a causa del volume di materiale che stiamo ricevendo.
Leo: E, per alzare ancor di più la posta, che cosa dici della democratizzazione delle istituzioni europee?
Jeremy: Beh, le istituzioni europee … Io voglio che noi affrontiamo il referendum europeo sulla base di rivendicazioni di un’Europa sociale, rivendicazioni dei diritti dei lavoratori in tutta l’Europa, rivendicazione di protezione dell’ambiente in tutta Europa e trasformiamo tutto questo in un dibattito: volete un’Europa del libero mercato che controlla le persone o volete un’Europa in cui le persone controllano il mercato? Essenzialmente promuovendo tal genere di alternativa.
Ora, io non sono sicuro di fin dove siamo arrivati con tale dibattito, c’è una strada lunga da percorrere. Sto avendo una quantità di discussioni su questo con la gente del sindacato in questo momento. Il nostro problema è semplicemente la capacità di rispondere a tutto. Dopo solo due o tre mesi in carica abbiamo scoperto che avevamo un arretrato di circa centomila email inviate a me. Avevamo un arretrato di un migliaio di inviti a parlare in località di tutto il paese, e di tutto il mondo, quanto a questo. Siamo partiti da zero con il nostro ufficio, cosicché la semplice gestione complessiva di tutti i problemi a riguardo è enorme. Ora va molto meglio, sta migliorando. Abbiamo più personale, una squadra migliore; stiamo crescendo ma è parecchio difficile.
Sono anche molto preoccupato per il fatto che se passo il tempo in ufficio qualcuno mi troverà sempre qualcosa da fare. C’è sempre una crisi che necessita della tua attenzione urgente. Se non ci fossi, o la crisi non ci sarebbe oppure non richiederebbe la mia attenzione urgente. Ma il fatto che ci sono significa che diventa un problema mio, non di qualcun altro. Perciò sono molto deciso riguardo alla necessità che io viaggi in giro per il paese. Trascorro fondamentalmente tre giorni alla settimana in viaggio. Dunque stiamo andando dappertutto. Ho tenuto un centinaio di eventi nel corso della campagna per la dirigenza e per la fine dell’anno probabilmente avrò tenuto da 400 a 500 riunioni pubbliche.
Hilary: Come organizzi il materiale che ricevi nel corso di quelle riunioni?
Jeremy: Quella è la parte difficile. Quella è la parte difficile. Non può stare tutto nella mia testa; non è in grado di trattenere tutte quelle informazioni. Questa è in effetti l’area problematica, come gestire tutto questo. E così, quando avremo finalmente al lavoro il resto della squadra individueremo siti web più interattivi e idee interattive. Gran parte della cosa dipende da computer e media sociali. Non lo si potrebbe fare senza computer e media sociali.
Ricordo la campagna di Tony Benn per la vicepresidenza nel 1981. Ricordo lo sciopero dei minatori nel 1984. Ripenso al movimento per la democrazia in fabbrica dei primi anni ’70. In tutte queste cose fui molto coinvolto, ma avrebbe avuto tanto maggiore successo e sarebbero state molto migliori se avessimo avuto forme di comunicazione migliori. Dovevamo scrivere lettere a tutti e passare un mucchio di tempo a leccare francobolli.
Hilary: Questo introduce un’altra domanda relativa al partito. Viene da Thomas Barlow: la sua domanda è come aprirete il partito; sia l’apparato del partito sia il livello parlamentare del partito, ad apporti democratici e alla partecipazione alle decisioni politiche? E, aggiungerei, fino a che punto il partito della tua circoscrizione di Islington North potrebbe essere un modello per il resto del partito?
Jeremy: Non esiste un modello perfetto, ma quello che dico a tutti gli attivi nel partito è che abbiamo reclutato 200.000 nuovi membri, ma per favore non portateli alle riunioni di sezione. Si arriva alla propria riunione di sezione e si discutono i verbali della riunione precedente tranne uno; non è necessariamente molto attraente. La mia circoscrizione elettorale non è perfetta ma abbiamo moltissimi iscritti. Abbiamo avuto 3.300 membri nella mia costituente del partito e 2.000 sostenitori registrati. Così abbiamo avuto 5.000 persone e il voto del Partito Laburista è di 30.000, così un sesto del voto del Partito Laburista è di membri del partito.
Hilary: Dunque come li coinvolgete?
Jeremy: Abbiamo riflettuto a lungo su come condurre le riunioni. La nostra normale riunione mensile ha un oratore ospite, una discussione, un rapporto da parte mia e poi, dopo un’ora e tre quarti, sbrighiamo la faccenda in venti minuti.
Leo: Così hai trasmesso questo ad altre circoscrizioni del partito, agli organizzatori regionali?
Jeremy: Ci stiamo arrivando. Abbiamo organizzato una “trasferta” molto interessante della dirigenza nazionale in cui presenterò idee al riguardo.
Leo: Non è molto noto …
Jeremy: Lo sarà, non preoccuparti. Uscirà la voce e un giorno la BBC lo citerà.
Hilary: Forse potresti girare un piccolo film del tipo il tuo partito locale all’opera che mostri come potrebbero essere le riunioni …
Jeremy: Sì, ma l’intera cosa non dovrebbe essere incentrata su di me.
Hilary: Allora, andando oltre il personale, fin dove questo modello potrebbe influenzare il Partito Laburista Parlamentare? Dunque il problema è meno se i parlamentari saranno rieletti da candidati alle prossime elezioni da ciascuna delle loro circoscrizioni di partito, ma più che loro affrontino i loro partiti locali che sono così pieni di energia e capacità che loro non possono opporsi alla nuova agenda politica aggrappandosi alla politica vecchia.
Jeremy: Abraham Lincoln aveva ragione quando disse: “Con benevolenza nei confronti di tutti e malignità nei confronti di nessuno noi andiamo avanti”.
Leo: Ci sono delle linee rossi che non supererai, a proposito di questo?
Jeremy: Sì. Voglio dire, le mie idee sulle armi nucleari sono ben note. Le mie idee sulla giustizia sociale sono ben note. Il mio problema è che tutte le mie idee sono estremamente ben note su tutto. Per essere giusti, c’è parecchio baccano proveniente da un piccolo numero di membri del Partito Laburista Parlamentare. Ma c’è un gruppo molto più vasto che è in realtà molto interessato; molto interessato a chi ha aderito al partito, molto interessato al fatto che gli iscritti si sono raddoppiati. Alcuni sono nervosi, alcuni preoccupati, alcuni eccitati. Siamo tutti esseri umani. Dobbiamo cercare di capire le persone. La mia posizione naturale, a priori, consiste nel collaborare con tutti, non contro le persone. Mi rende la vita parecchio indaffarata.
Hilary: Così questo si collega a un’altra domanda dei nostri utenti, che è di Finn Smith, che chiede come pensi di cambiare la cultura politica presente. Dice che tu sei “rispettato perché sei umile, modesto e premuroso, ma ti trovi contro una narrativa dominante di guadagno personale, competizione, imprenditorialità privata. Come cambiamo la mentalità di questo genere neoliberista di narrativa?”
Jeremy: Beh, riguarda la psicologia della nostra società. E’ esattamente da dove siamo partiti. Il socialismo riguarda il potere statale, il controllo statale, la proprietà statale e così via o il socialismo riguarda uno stato mentale delle persone. Penso che la reazione in tutta Europa alla crisi umanitaria dei profughi siriani sia molto interessante. Il governo ungherese non è costituito da gente molto bella, ed è molto duro contro i richiedenti asilo e i profughi. Ma quando quei poveri siriani stavano tentando di attraversare l’Ungheria diretti in Austria, la gente comune è uscita a dar loro vestiti e acqua. Avrebbero potuto rovesciar loro addosso spazzatura. Avrebbero potuto aggredirli. Non l’hanno fatto. C’è una fondamentale umanità nei confronti degli altri.
Naturalmente si deve liberare questo, quando i giovani sono cresciuti a interpretare la loro storia e la loro cultura in termini di consumismo, competizione e carriera personale. Così la mia passione assoluta è che, partendo dalle strutture prescolari, l’accento andrebbe posto sulle scuole come luoghi di interazione sociale, in cui si impara a giocare insieme e dove è chiesto: il progresso di una comunità deriva dalla capacità di qualcuno di diventare ricco a spese degli altri, oppure il progresso della comunità si ha quando non c’è nessun senzatetto, nessuno disoccupato, nessuno che dorme all’addiaccio? Dobbiamo insistere che si “va avanti” solo se andiamo avanti tutti.
Qualcuno mi ha detto: “Non parli a favore dell’avere aspirazioni”. Così io ho detto: “Oh sì, lo faccio, ho un’aspirazione reale”. E lui ha detto: “D’accordo, dunque di che cosa si tratta?” E io ho detto: “Che tutti abbiano una casa”.
Hilary: E quanto all’attirare gli elettori dell’UKIP? E’ necessario ridefinire il patriottismo?
Jeremy: No, è solo necessario aprire un dialogo e dire: beh, in realtà, la carenza di alloggi è creata dalla mancanza di case; la carenza di medici è creata dalla mancanza di medici; i limiti alle scuole dalla mancanza di scuole. Smettetela di incolpare gli altri. Guardate le nostre soluzioni.
Leo: Dunque pare che tu te la goda in questa nuova posizione di capo?
Jeremy: Sì, naturalmente.
Leo: Sul serio?
Jeremy: Sì, ci sono stato spinto, ma sono felice di esserlo stato.
Hilary: Ci sono state delle sorprese? Voglio dire: è come ti aspettavi? O ci sono cose diverse, in meglio o in peggio?
Jeremy: Sono costantemente preoccupato per il fatto di trascorrere tutto questo tempo a fare tutto che ciò che comporta l’attività del mio ruolo di capo e a volte avverto uno strappo tra questo e le mie responsabilità nei confronti della comunità che rappresento. Così devo combattere settimanalmente con il programma fissato nel mio diario. E’ qui che divento molto deciso, perché insisto nel passare del tempo con quelle persone e quei gruppi che ho sempre rappresentato, anche se oggi percorro l’intero paese; e mi assicuro anche di avere tempo per me stesso. Mezza giornata, o un giorno alla settimana, così posso zappare il mio terreno.
Hilary: Bene, solo una domanda finale. Sei noto per la tua esemplare mancanza di settarismo. Collabori con chiunque partecipi alla causa. Hai lavorato con i Verdi, per esempio, in ‘Stop the War’, sulle piattaforme contro l’austerità, e così via. Ora la gente è preoccupata – e questo è riflesso nelle domande che abbiamo raccolto – dell’approccio elettorale del partito ai Verdi e in particolare se il Partito Laburista dovrebbe astenersi nelle prossime elezioni dallo sfidare il loro leader, Caroline Lucas, nella circoscrizione di Brighton, di cui è parlamentare. Come si estende un’etica non settaria a quel livello, da leader di partito?
Jeremy: Quello è un problema di domani, non di oggi. Dobbiamo costruire idee, poi sviluppare il movimento e poi vedremo. L’oggi è quello che abbiamo realizzato sinora.

Questa intervista è pubblicata congiuntamente da Red Pepper e Jacobin.
Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
Originale: redpepper.org
Traduzione di Giuseppe Volpe
Traduzione © 2015 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 3.0

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.