La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

mercoledì 30 dicembre 2015

Pensioni e welfare. È guerra contro le donne

di Gianluca Graciolini
La notizia di ieri non sono le fregnacce di Renzi, ma lo scatto del gradino pensionistico per le donne. Un'infamia: per andare in pensione dovranno lavorare fino a 22 mesi in più. Se vorranno andarci prima dell’età di vecchiaia potranno farlo solo in presenza di 41 anni e 10 mesi di contributi: doppia infamia. 
Tutto ciò è l'effetto "automatico" delle previsioni della riforma Fornero/Monti su cui il governo Renzi avrebbe dovuto intervenire nella Legge di stabilità con un provvedimento di correzione, che prevedesse una maggiore flessibilità di uscita.
Non l'ha fatto deliberatamente, ha preferito elargire mance elettorali qui e là ai più ricchi, in particolare, e questo è il risultato: un vero e proprio programma dovete morire.
Le donne, come i giovani, sono l'anello più debole del mercato del lavoro in Italia, hanno salari e stipendi generalmente e talvolta drammaticamente più bassi degli uomini, subiscono maggiormente i ricatti padronali, non hanno un welfare civile e moderno su cui contare, suppliscono alle sue vergognose carenze nei servizi per la maternità, l'infanzia e l'assistenza, si fanno carico, oltre che della riproduzione sociale, del lavoro di cura, di educazione e di quello domestico.
Biologicamente parlando, le donne, nel corso della loro vita attiva, lavorano fino al doppio degli uomini, fino all'esaurimento di ogni forza, con tutte le loro forze.
Estendere la loro vita lavorativa oltre ogni ragionevole capacità fisica e morale significa spremerle fino al midollo, condannarle ad una vecchiaia di stenti e di malattia: dovete morire prima, è il messaggio, per l'appunto.
Questa è l'Italia vera che fa ingresso nel 2016. E non è bella come le slides di un Premier sempre più bugiardo e millantatore vorrebbero farci credere. È un'Italia incivile, sulla via della barbarie e della brutalità sociale. E la guerra contro le donne, contro i giovani e contro le lavoratrici ed i lavoratori ne è il segno più concreto e tangibile.

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