La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 26 febbraio 2016

Angelino mezzo vuoto e le unioni incivili

di Alessandro Robecchi
Si volesse darne una definizione scientifica, ecco qui: “Dicesi Angelino Alfano il vino che manca dal bicchiere mezzo vuoto”. Una questione risolta a sinistra – nella sinistra governativo-renzista, non essendone disponibili altre – con un semplice ribaltamento di senso: il bicchiere è mezzo pieno, e piantatela di rompere le scatole.
Così si assiste a numerosi testacoda. Il tweet esultante di Matteo Renzi sulla “svolta storica”, e il rapido accodarsi di chi per un’altra legge (la Cirinnà originaria, con adozioni e tutto) si era battuto, forse davvero, forse per finta, nel Partito della Nazione. O alle proteste delle associazioni Lgtb fuori da Senato contrapposto all’accontentarsi dei loro referenti politici dentro al Senato.
Proprio mentre si legifera sulla famiglia (o su una specie di succedaneo per omosessuali), il famoso motto che Longanesi voleva sulla bandiera (“Tengo Famiglia”) andrebbe cambiato e sostituito con “Meglio di niente”. L’ultima trovata sull’obbligo di fedeltà, perdonate il tocco medievale, aggiunge grottesco a grottesco, si voleva differenziare l’unione civile dal matrimonio etero, ed ecco fatto: niente adozione, separazioni più rapide, niente fedeltà. Matrimoni di serie B. Italiani di serie B. Con la postilla che “Meglio di niente” si può dire di tutto, ma non dei diritti, considerati non negoziabili ma, come si vede, negoziabilissimi, e pure al ribasso.
L’unione civile più riuscita, alla fine, è quella tra Matteo Renzi e Denis Verdini:uno accoglie in maggioranza l’altro al grido di “chi ci sta ci sta”, l’altro sembra il gatto col sorcio in bocca. Il “meglio di niente” rimbomba negli echi della propaganda, mentre Verdini e i suoi – la continuazione del berlusconismo con altri mezzi – sembrano dire “meglio di così non poteva andare”.
Resta l’amarissimo sapore di una “questione di coscienza” diventata una questione di fiducia e di allineamento, di disciplina di partito, di bicchiere mezzo vuoto che tocca dichiarare mezzo pieno. Vince Alfano, insomma, e qui si potrebbe divagare. Perché, insomma, si buttò a mare il proporzionale per non dover sentire più parlare di ago delle bilancia e di compromessi, quando l’ago della bilancia aveva il dieci per cento.
E ora, modernissimi ed efficienti, l’ago della bilancia ha lo zero virgola, qualche ministro, molti sottosegretari e guida, di fatto, il governo “più di sinistra degli ultimi trent’anni”, cit. Matteo Renzi, febbraio 2014). E succede così che riflettori, applausi, consenso e piaggeria siano riservatI a Renzi, mentre invece governa Alfano, il vino che manca al bicchiere mezzo vuoto.

Fonte: pagina99

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