La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

lunedì 6 giugno 2016

Buone notizie su Renzi...

di Gianluca Graciolini
Prima questione: Luigi de Magistris. Surclassa tutti ed esce vittorioso dalle elezioni in cui Renzi, da premier e da segretario del PD, si era speso con più arroganza, a sostegno di una candidata che non accede neanche al ballottaggio. Eppure c'avevano provato a mani basse, con promesse e ricatti di ogni natura, dando perfino ad intendere che il governo si sarebbe impegnato per la capitale del Mezzogiorno solo in caso di vittoria della Valente, arrivando addirittura ad ostentarne la presenza ad una riunione operativa con il Prefetto, con il sindaco in carica assente. Il che è tutto dire sul senso delle istituzioni di Renzi e compagnia: si agisce e ci si pone come in un regime de facto, dove la giustapposizione tra governo e partito diventa costituzione materiale. Contro questa tendenza, vince un candidato nettamente di sinistra, connesso ai sentimenti del proprio popolo, che non ha mai fatto mistero di voler porre la sua Città in irridubile alternativa al renzismo, alle sue controriforme e alle politiche del neoliberismo.
Seconda questione: Virginia Raggi. Doppia l'uomo agli ordini di Renzi, nella capitale d'Italia. Si presenta anch'ella con una piattaforma di alternativa popolare: ripristino della legalità, difesa dei beni comuni, priorità ai servizi pubblici locali, ricontrattazione del debito. Uno schiaffo sonoro al renzismo commissariale, amico dei potentati affaristici che hanno assoluti rilievo e proiezione nazionali. 
Terza questione: il voto ai Cinque Stelle. È il voto più politico di queste elezioni: lo stesso simbolo e lo stesso programma in ogni città, diffusamente percepiti da larghi strati popolari come l'unica alternativa a Renzi in campo nazionale. Ci piace? Non ci piace? Oggi è così, per merito loro, per incapacità, ritardi, incongruenze e pasticci nostri. 
Quarta questione: l'astensione. L'astensionismo è strutturale ed indica una patologia grave della democrazia italiana. Pesano certo la sofferenza sociale, il disincanto, l'indifferenza, l'analfabetismo politico e civile diffuso, il senso di abbandono. Ma la causa di fondo e di lungo corso è la gabbia del bipolarismo in cui è stata artificiosamente costretta una società che bipolarista non è né è stata mai, con milioni di cittadini progressivamente espulsi dal sistema della rappresentanza. Se la controriforma di Renzi verrà confermata nel referendum di ottobre, si sanzionerà per legge una situazione patologica, senza più alcuna possibilità per la democrazia italiana e per i suoi sistemi politici ed istituzionali di recuperare alla partecipazione ed alla rappresentanza milioni di cittadini, con gravi conseguenze sociali. 
Quinta questione: il rilievo nazionale di questo voto. Il dato politico vero è la sconfitta grave di Renzi, del Pd e di un governo sceso direttamente in campo nella competizione, utilizzando ogni mezzo di persuasione, con una propaganda abnorme a reti e grandi media unificate. 
Sesta questione: in Italia la sinistra rinasce e riacquista influenza politica solo se si sconfigge Renzi e si cancella il Pd, uscendo da ogni equivoco ed agendo movimento, organizzazione, rottura. 
Ultima questione: una convergenza per l'alternativa. Serve "una convergenza tra le migliori energie della sinistra, finalmente depurata dal poltronismo e dall’opportunismo che l’hanno giustamente screditata fra ampi strati della popolazione, e le migliori energie del Movimento Cinque Stelle". A partire dai prossimi ballottaggi, intanto, e, soprattutto, cominciando a parlarsi e ad ascoltarsi: i comitati per il No al Referendum costituzionale di ottobre possono servire anche a questo.

La foto in apertura è di Rosario Dello Iacovo

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