La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

martedì 7 giugno 2016

Le nostre urgenze

di Giancarlo Montalto 
Che il Pd abbia preso una (meritatissima) scoppola,non c'è bisogno di ripeterlo e comunque non mancherà l'occasione per approfondirne l'analisi. Ma ora mi preme innanzitutto il risultato nostro. Provo a memorizzare,alla rinfusa. Senza un "sogno",nessuno è invogliato a sognare. Per i grillini è l'onestà. Per i fascioleghisti è l'autarchìa xenofoba. Per noi qual è? Senza una idea-forza, non hai neanche una bussola per attraversare il deserto. E la parola "socialismo",comunque declinata, ormai la usa solo Sanders. Negli USA. In Italia ormai è una parolaccia. Se ne trovi un'altra,ammesso che ce ne sia. Se qualcuno vuole ancora rinchiudermi nello sgabuzzino del "col Pd sì-col Pd no" ,faccio gentilmente notare che siamo riusciti a perdere o a vincere a prescindere dal rapporto che abbiamo avuto con quel Partito. Cagliari e all'opposto Sesto Fiorentino dovrebbero dire qualcosa. Il problema prioritario non è una alleanza. Il problema innanzitutto è cosa siamo noi.
Il fritto misto di nomi e simboli sparsi nel pianeta sembrava fatto apposta per rendere difficile farci votare. Per chi non fosse avvezzo ai rituali elettorali,spesso era un'impresa orizzontarsi in una selva di geroglifici e di nomi. Ieri,durante le elezioni,ho ricevuto almeno 7/8 telefonate di miei ex alunni che mi chiedevano dove cacchio fosse il nostro logo sulla scheda,avendo dimenticato il nome (assurdo) della nostra Lista. Ergo,io propongo: niente più lista civica e smettiamola con questa stupidaggine del neo-municipalismo. Un nome e un simbolo e basta,in tutto il pianeta.
Un nome e un simbolo vuol dire un partito. Unico. Presto. Di massa. Le confederazioni o gli arlecchini non ci servono. Già è difficile preservare unità e armonia in uno stesso partito,figuriamoci con gli altri.
Un partito di massa non può che essere un partito organizzato. Chi occhieggia,senza dirlo, al partito "leggero", è pregato di accomodarsi. Preferisco un partito "pesante" che sia capace di piantare gambe e piedi in ogni quartiere e che sia capace di programmare una campagna elettorale come dio comanda.
Una campagna elettorale si fa innanzitutto nelle strade e nelle piazze. I convegni tematici (al chiuso) devono essere l'eccezione, non la regola. Occorre parlare ai tanti che non sono ancora convinti, non ai pochi che sono intellettualmente già convinti.
E' giusto selezionare e indicare gli obiettivi programmatici. Ma da soli essi servono a poco per convincere un elettore a votarci. I lavoratori ci devono "vivere" sempre,non solo durante una campagna elettorale. E per "viverci" occorre condividere i nostri obiettivi e sapere che noi lottiamo REALMENTE per affermarli. Quindi ci illudiamo se pensiamo che basti un voto ben dato in un'aula parlamentare o una forbita dichiarazione di un nostro esponente alla tv. Un esempio? La legge del job act era (ed è) una preziosa pietra di paragone per verificare quale tipo di partito vogliamo essere. Certo,sulla questione i sindacati hanno fatto quasi niente. Ma noi cosa abbiamo fatto,oltre che dichiarare ripetutamente ed educatamente la nostra indignazione? Non dico quali blocchi stradali,ma quanti sit in e quanti striscioni e quanti incatenati ai cancelli in piazza Montecitorio? Quanti comizi e comizietti e volantinaggi nei quartieri o davanti alle fabbriche o davanti alle agenzie o davanti alle sedi nazionali e regionali Tv? Niente o quasi,mi pare. E allora perchè i lavoratori dovrebbero accorgersi che noi esistiamo e lottiamo insieme a loro (anche se magari non hanno la forza di scioperare)?
La nostra capacità di comunicazione. Spesso un bla bla che non attira e memorizza l'attenzione del nostro povero interlocutore. A volte sembra che facciamo a gara per ripetere (difficoltosamente) frasi e concetti gìà espressi da qualcun altro. Uno sforzo di originalità, di orgogliosa unicità,qualcosa per cui un cittadino possa pensare che siamo solo NOI a volere quella determinata cosa...Niente, il piattume incombe nelle nostre fila. Anzi,anche i nostri "toni" sembrano spesso espressi con una freddezza oxfordiana,senza alcun vero pathos,senza dare alcuna sensazione di essere indignati di fronte a una ingiustizia. Non occorre essere sguaiati...faccio educatamente notare che perfino il misuratissimo Berlinguer riusciva a esternare passione e indignazione.
Infine, URGE (urge,ripeto) un vero nuovo gruppo dirigente DEGNO di questo nome. Nei fatti non esiste ancora. Quindi,urge. Altrimenti il nuovo Partito lo costruiranno i nostri nipoti. E soprattutto URGE un leader. Carismatico? Magari...! Ma almeno autorevole,capace di ascoltare e farsi ascoltare dai compagni e dai cittadini..Nel passato il Pci aveva Togliatti (e poi Berlinguer). Il Psi aveva Nenni (e poi Craxi). La Dc aveva De Gasperi (e poi Moro). Ora...Forza Italia ha Berlusca. La Lega ha Salvini. Il M5s ha Grillo. Il Pd ha Renzi. Perfino Fratelli d'Italia ha una Meloni. E noi, chi abbiamo?

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.