La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 16 settembre 2016

500 milioni ai poveri se passa il sì. Ma i conti di Renzi non tornano

di Donatella Coccoli 
Referendum show, continua il martellamento sugli effetti positivi del sì. Passato l’endorsement dell’ambasciatore americano, digerito l’ecumenico monito del presidente Mattarella su «Il popolo è sovrano», oggi torna ad affrontare l’argomento a Uno mattina, Matteo Renzi che ha ripetuto un refrain che gli è molto caro. «Se il Sì vince ci sarà un risparmio importante, si ridurranno gli stipendi dei consiglieri regionali, si elimineranno i rimborsi ai gruppi, e ci sarà un fondo di 500 milioni di euro che sarà messo a disposizione delle nuove povertà», ha affermato Renzi a UnoMattina.
Lo aveva già detto altre volte: «Pensate che bello, risparmiare 500 milioni e darli ai poveri». Al di là della tattica usata, lo sbandierare davanti all’elettore il “regalo” per i poveri – iniziativa meritoria anche se si dovrebbe capire come verrebbe fatta – il premier continua a esibire una cifra che si otterrebbe dai tagli al Senato, su cui dovrebbe fornire altri dettagli. Perché non torna.
Renzi parla di mezzo miliardo di risparmio. Ma secondo i dati forniti dalla Ragioneria dello Stato (nota del 28 ottobre 2014) che è un organo non sospetto, poiché è un Dipartimento del Ministero dell’Economia e delle Finanze, il risparmio si aggira su ben altre cifre. Molto, molto, più basse. La riduzione dei senatori, come si legge nel libro del costituzionalista Andrea Pertici La Costituzione spezzata – che cita il report della Ragioneria dello Stato – comporta un taglio dei costi di 49 milioni di euro. L’eliminazione del Cnel prevede un risparmio di 8,7 milioni. A queste cifre sono da aggiungere altre centinaia di migliaia di euro ricavabili da voci identificate come non quantificabili. Il pacchetto è di circa 58 milioni, ben lontano dalla cifra sbandierata di 500 milioni.
Nella stessa trasmissione Matteo Renzi ha reso noto che la data del referendum sarà stabilità nel Consiglio dei ministri del 26 settembre.
Ha ridato anche ampia disponibilità al cambiamento dell’Italicum. «Per me l’Italicum – ha detto a UnoMattina – è un’ottima legge elettorale, ma se qualcuno ha proposte che le tiri fuori. Altrimenti è un dibattito surreale. Ma se ci viene chiesto: siete disponibili a cambiare la legge elettorale come segnale di ascolto e apertura? Io rispondo assolutamente sì. Chiederemo ai partiti, gli altri partiti delle opposizioni, quali sono le loro idee altrimenti è una discussione surreale».
Dietrofront repentino, apertura e strizzate d’occhio alla minoranza Dem, come se su questa legge non si fosse chiesto il voto di fiducia, dopo una battaglia durissima. Tutto rimangiato, tutto da rifare. Chissà però se questo nuovo volto “magnanimo” di Renzi corrisponderà al vero, o sarà un’altra tecnica dilatoria per insinuare il dubbio nel già indeciso e debole fronte di quelli che “votano No se non si cambia l’Italicum…”.

Fonte: Left.it 

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