La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 8 aprile 2017

Riprenderci la sovranità per fermare l'Europa neoliberista

di Pablo Iglesias 
Signor Mariano Rajoy, le proporrò di iniziare un dibattito di Stato, un dibattito senza pressioni, perché credo che non stiamo parlando di un tema minore. Nonostante lei debba ringraziare i redattori del suo discorso, credo che vi sia in esso un errore frequente quando parliamo di UE, cioè quello di usare parole importanti che però si rivelano essere parole vuote. Lei ha detto: “L’Europa, la storia d’Europa è la storia della civilizzazione, l’Europa è l’estensione della nostra patria, non siamo un paese fra i tanti, siamo uno dei grandi”. Ha detto inoltre una frase che piacerebbe ad Ortega: “la participazione della Spagna è essenziale per la formazione dello spirito europeo”. Però io so che lei è una persona pragmatica e credo che in un momento come questo potremmo parlare di Europa con un po’ più di serietà.
C’è stato un momento – e mi ha preoccupato la coincidenza fra lei e il portavoce del Partito Socialista– in cui lei ha detto qualcosa di davvero importante: “siamo nell’unione economica e finanziaria, ora bisogna puntare all’unione bancaria”. In definitiva, parlare delle questioni importanti significa parlare di questo. Lei ha ripetuto ben 6 volte -le ho contate- che l’Unione Europea è una storia di successi. Ma ripeterlo varie volte non lo fa risultare più credibile. Stiamo parlando dell’Europa in un momento in cui il Regno Unito se ne sta andando, nel contesto della Brexit, e di un’Europa in cui, nell’ultimo Consiglio Europeo, si è parlato di andare a diverse velocità. I temi europei ormai non hanno nulla a che vedere con il modello sociale europeo. Ormai nessuno parla più di questo tema, signor Rajoy, nelle riunioni del Consiglio Europeo, ormai si parla solo di difesa, sicurezza, migrazioni. Non so se arrivare al 2017 con questo bilancio rappresenti davvero un successo.
Le proporrò di fare un breve riassunto, per ricordare quello che la parola Europa ha significato storicamente. È una bugia che l’Europa sia stata il sogno dei grandi federalisti, il sogno di Jean Monnet, di Spinelli o di Schuman. L’Europa unita fu il risultato di tre blocchi d’interesse. Prima di tutto, gli Stati Uniti, ovviamente, avevano interesse affinché esistesse un blocco politico di contenimento dell’Unione Sovietica. In secondo luogo, la Francia, che aveva la necessità di dominare politicamente e militarmente la Germania, e di approfittare della potenza economica tedesca. Infine, ai tedeschi, alla Repubblica Federale Tedesca, interessava ritornare nel club europeo, e in un certo modo gettare le basi per la propria riunificazione. Queste sono le origini del progetto europeo, e non hanno molto a che vedere con le parole magniloquenti che si sono pronunciate qui. Inoltre – e questo sì è importante – c’era un interesse comune per la prosperità. Questo interesse comune per la prosperità si basava su un consenso, un consenso che molti hanno definito come il consenso dell’antifascismo. Si basava sul successo della democrazia nei confronti del fascismo dopo la seconda guerra mondiale, che si riverberò in una nuova generazione di costituzioni che stabilivano che i diritti sociali erano la base per l’esistenza stessa della democrazia. E che fino a poco tempo fa persino il suo buon amico – io so che lo ammira molto -, il signor Matteo Renzi ha voluto distruggere quella costituzione italiana del 1948, che nelle parole di un giornalista che io ammiro molto, Enric Juliana, era una costituzione che aveva reso possibile mettere d’accordo il partito del Papa e il partito di Stalin. Questa, in buona sostanza, era la base della costituzione dell’Unione Europea, una specie di promessa di prosperità che durante molti anni ha effettivamente funzionato.
Ma che non ha funzionato sempre. Con l’ingresso del Regno Unito nell’Unione Europea, signor Rajoy, -un fatto che non sarebbe piaciuto al Presidente De Gaulle e che accettò Pompidou in quei modi- iniziò quella che alcuni hanno chiamato una controrivoluzione, una controrivoluzione di tipo neoliberale, che finì per costituzionalizzarsi nel trattato di Maastricht, che praticamente proponeva il cammino verso la moneta unica e convertire il potere monetario del marco nel potere monetario europeo. Tutto ciò ha avuto una serie di conseguenze non trascurabili. Il nostro Paese e i paesi che si aggregarono all’euro non potevano emettere moneta, né potevano cambiare il tasso di cambio. Io credo che al giorno d’oggi bisognerebbe forse essere un po’ autocritici nei confronti di ciò che quello significò, per definire una parola che si chiama sovranità, e che ha a che vedere con la democrazia. C’è inoltre una notevole contraddizione tra quello che è stata la Banca Centrale Europea, in buona misura come lobby delle banche, e quello che rappresentava negli Stati Uniti la FED, che paragonata alla BCE sembra poco meno che un’istituzione socialista. Il trattato di Maastricht, signor Rajoy, costituzionalizza il dominio dell’Europa da parte della Germania, attraverso i criteri di convergenza e attraverso il patto di stabilità. Da allora io credo che non si possa parlare della cronaca di un successo, signor Rajoy, ma di una storia di fallimenti. E qui le faccio la prima domanda: la costituzione europea le sembra un successo, signor Rajoy? Quella costituzione europea su cui si è votato in Francia e in Olanda, a cui i cittadini europei dissero di no? E che fecero rientrare dalla finestra con il trattato di Lisbona? È un successo il progetto politico dell’Unione, quando ogni volta che permettono di votare ai cittadini europei, gli europei dicono che a loro non piace?
Prima della crisi, signor Rajoy, l’Europa cresceva meno degli Stati Uniti, cresceva meno della Cina, e curiosamente cresceva meno del Regno Unito, della Svezia e della Danimarca, che erano i paesi rimasti fuori dalla moneta unica. Sa quali erano gli esempi che si facevano del successo economico dell’Europa? Due: Irlanda e Spagna. Modelli economici fondati sulla bolla immobiliare e il mattone, del cui “successo” siamo stati poi testimoni dopo la crisi. Davvero, signor Rajoy, a lei pare che l’Unione Europea sia una storia di successi? La crisi, che lei non ha menzionato in nessun momento, ha comportato un contrasto di gestione tra Stati Uniti e Europa. Non è che i nordamericani siano stati un esempio di modello sociale, ma almeno con la Riserva Federale controllavano le politiche di contrazione della domanda, a differenza della Banca Centrale Europea a cui, in quel momento, era proibito comprare debito sovrano. Si è dovuto anullare quello che prevedeva Maastricht, impedendo che la Banca Centrale Europea comprasse debito per rispondere ai fallimenti di un modello economico, che è la chiave fondamentale di costruzione dell’Europa, la quale ha fallito. La crisi economica ha dimostrato, signor Rajoy, che non c’era un’unione di trasferimenti, ha dimostrato che non c’era nessun federalismo, ha dimostrato che nell’Unione Europea, la nostra Patria, la Spagna, ha interessi diversi a quelli tedeschi e questa è la prova del fallimento politico dell’Unione Europea. La soluzione alla crisi lei la conosce bene: programmi di aggiustamento patrocinati dalla Germania, che nel nostro caso si è tradotto con il fatto che la crisi l’hanno pagata i cittadini, a partire dalla svalutazione salariale, a partire da riforme del lavoro che precarizzavano il mercato e a partire dal salvataggio con denaro pubblico di banche, mentre nel nostro paese vedevamo come queste entità finanziarie mafiose sfrattavano le famiglie dalle loro case. E lei afferma che la storia dell’Unione Europea è una storia di successi? E glielo dice il rappresentante dell’unica formazione politica che è stata in Regno Unito a fare campagna per il “Remain”. Noi lezioni di europeismo non ce le accettiamo. Ma non dica che la storia dell’Unione Europea è stato un successo. Le faccio una domanda: non le pare che oggi, nel 2017, forse dovreste essere un po’ meno trionfalisti e fare un po’ di autocritica su ciò che ha significato la vostra posizione, insieme a quella del Partito Socialista e dei sindacati in questo paese, rispetto agli accordi di Maastricht? Rispetto al fatto che alcune cose si sono fatte male. Rispetto al fatto che è una bugia che l’Europa è una federazione di sovranità che si uniscono, giacché è vero che gli interessi della Germania sono diversi agli interessi della Spagna. Non vi pare che per dignità, di fronte ai cittadini, dovreste essere un po’ autocritici e non utilizzare tante parole vuote per parlare di un progetto politico che cammina verso il fallimento?
Adesso il Regno Unito se ne va. Un successone dell’Unione Europea, signor Rajoy. Una storia segnata da successi. Un documento interno del suo governo, rivolto alla commissione sulla Brexit presieduta dalla signora vicepresidentessa, dice che dovremo pagare 888 milioni extra e che Murcia e Melilla perderanno fondi europei. Le farò delle domande precise affinché possa rispondere. Questi 888 milioni significheranno altri tagli in Spagna in questa storia di successi della UE? E in secondo luogo, che farà lei per evitare che Murcia e Melilla possano perdere questi fondi? Il documento parla anche di una diminuzione delle esportazioni. Le faccio un’altra domanda. Che misure programma il suo governo per evitare chiusure e licenziamenti nel quadro di questo progetto di successo? Parliamo di migrazioni e di rifugiati che è delle poche cose di cui si parla ancora nella UE. Bene, le faccio una domanda molto concreta. La Spagna si è impegnata ad accogliere 18mila rifugiati. Ne abbiamo 850. Come rispetteremo il nostro impegno con i diritti umani, signor Rajoy? A proposito del presidente degli Stati Uniti, nel suo intervento non ho sentito nulla sul sistema di difesa europea. Il sistema di difesa europea si basa oggi sulla NATO, su un’organizzazione sostanzialmente dominata dagli USA, che è il primo azionista e proprietario della NATO. Ora il Presidente degli Stati Uniti dice che la NATO costa troppo e sta rivedendo dunque la sua fattibilità. Noi diciamo da tempo che l’Europa ha bisogno di un sistema di difesa integrato che non dipenda dagli USA. Ora pare che lo dice pure il signor Trump. Ora voglio chiederle: in questa storia di successi dell’UE, qual è il suo progetto di difesa del nostro paese e dell’Europa? Continua a pensare che la NATO, anche con Trump, possa servire a difendere i cittadini europei?
Infine, signor Rajoy, una riflessione. Il passato non torna mai, ma il passato serve per riflettere sul presente e sul futuro. E credo che siamo in un’epoca in cui conviene ricordare gli anni ’30, quando i sistemi liberali europei entrarono in crisi e quando la minaccia dei fascismi fu superata solo grazie ad una risposta che si chiamò antifascismo europeo, un’alleanza tra le organizzazioni della classe lavoratrice, organizzazioni politiche liberali e anche forze politiche patriottiche. Il risultato di ciò furono le costituzioni europee del dopoguerra che furono la base di sostegno del progetto politico dell’Europa. Ho l’impressione, signor Rajoy, che per il recupero della democrazia occorra ridare significato ad una parola, la parola sovranità. E per finire voglio farla una domanda molto semplice. Che cosa significa per lei questa parola? Che cosa significa per lei la parola sovranità? Molte grazie.

Trascrizione del discorso pronunciato da Pablo Iglesias alla Camera bassa spagnola il 15 marzo 2017
Fonte: senso-comune.it

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