La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

mercoledì 23 dicembre 2015

Elezioni spagnole e controsovranità

di Matteo Mameli
Alle elezioni spagnole del 20 dicembre, il Partito Popolare (Pp) e il Partito Socialista (Psoe), che si erano succeduti al potere per decenni, hanno ottenuto insieme il 50% dei voti (alle elezioni del 2008, prima della crisi economica, avevano l'84%). Podemos e Ciudadanos, due forze nuove, hanno ottenuto rispettivamente il 20% e il 13%. Podemos, il partito anti-casta, è legato in modo complesso al movimento degli indignados e ad alcune componenti della sinistra radicale. Ciudadanos è una forza centrista che ha fatto proprie alcune parole d'ordine anti-corruzione e le ha giustapposte a proposte liberiste.
Concentriamoci su Podemos. Pablo Iglesias, il suo leader, ha proposto recentemente una serie di riforme istituzionali, che includono tra l'altro la possibilità di indire automaticamente nuove elezioni qualora i partiti di governo non tengano fede alle promesse elettorali.
Podemos è uno dei vari movimenti che in Europa hanno deciso di sfidare l'alleanza tra casta politica e potentati economici (nazionali o esteri che siano) e di rafforzare il controllo popolare sulle istituzioni politiche, che oggi è debole. Si tratta di esperimenti con rischi e potenzialità diverse, e con origini politiche anche molto distanti. Ci sono per esempio alcune somiglianze tra Podemos e il Movimento 5 Stelle, che però sembra essere ancora più radicale nella sua contestazione dei vecchi sistemi della rappresentanza politica, e anche per questo non è riconducibile alla bipartizione destra/sinistra.
Oltre a quei commentatori che cercano di sminuire la portata di tutti questi movimenti a fini strumentali, ci sono quelli che pensano che queste esperienze possano servire a mettere in luce le mancanze dei partiti tradizionali, ma ritengono che da ultimo la soluzione consista nel migliorare i vecchi partiti, o alternativamente nel fare in modo che i nuovi movimenti si normalizzino e comincino quindi a governare all'interno dei normali schemi della vecchia rappresentanza. Ma la normalizzazione sarebbe un errore. Il caso di Syriza in Grecia ne è la prova.
Le cosiddette forze "anti-politiche", e la gestione della crisi che ne ha causato l'emergere, devono invece servirci a comprendere che la politica rappresentativa tradizionale è strutturalmente inadeguata ad arginare lo strapotere dei potentati economici e di quelle élite politiche e intellettuali che dai potentati, direttamente o indirettamente, sono vincolate. Queste nuove forze offrono un'opportunità di democratizzazione, per scalfire una gestione che permette a pochi privilegiati di controllare le istituzioni, e per costruire nuove istituzioni che diano invece le leve di controllo in mano alla gente comune.
Si tratta di attuare quella che, in un eBook pubblicato con Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, Lorenzo Del Savio e io abbiamo voluto chiamare la controsovranità, ovvero una democrazia che capovolge gli attuali equilibri e rovescia il flusso del potere trasferendo la sovranità di fatto dalle oligarchie alla gente comune.

Fonte: Huffington post - blog dell'Autore 

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