La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 24 dicembre 2015

Buon anno, sinistra

di Gianmarco Pisa 
L’Europa del 2015 consegna alla scena del mondo un inedito scontro di tendenze, in cui all’egemonia delle forze dominanti del capitale finanziario e del comando neoliberista, che trova espressione nelle politiche della Troika, nel primato tedesco e nei programmi di austerity, si contrappone in maniera sempre più significativa la ribellione popolare, che non si esprime solo, per fortuna, nell’avanzata della “destra anti-sistema”, nelle sue declinazioni nazionalitarie e nelle sue pulsioni xenofobe, ma anche, coraggiosamente, nel consolidamento di una sinistra anti-austerity, espressione di inediti blocchi sociali e popolari, la stessa che ha confermato Syriza al governo della Grecia, che ha espresso una coalizione di sinistra al governo del Portogallo, e che oggi è in grado di raccogliere un consenso superiore al 20% in Spagna, quando Podemos si afferma come terza forza del Paese, rompendo il bipolarismo tra conservatori e socialdemocratici e affermando una terza opzione, al tempo stesso, innovativa e progressista.
Sono qui alcune delle premesse fondamentali del manifesto politico per una “sinistra di tutte e di tutti” che, lanciando il suo appuntamento costituente nella assemblea popolare in programma il prossimo 19-21 Febbraio, a Roma, si innesta a crocevia di due istanze convergenti, la rottura della autoreferenzialità dei gruppi dirigenti della frastagliata e frammentata “sinistra a sinistra” del Partito Democratico, e la sintonia con quell’inedito fronte europeo e mediterraneo che, dopo le esperienze di Grecia, Portogallo e Spagna, attende ora l’Italia.
Significativamente questo passaggio matura, ben oltre la rottura del tavolo di confronto tra le forze della “sinistra a sinistra” dell’ 11 Dicembre, all’indomani dell’approvazione alla Camera della Legge di Stabilità per il 2016, la legge fondamentale di bilancio, che non solo ha visto una nuova messa in prova del Partito della Nazione, come dimostrano le misure fiscali in essa contenute (abolizione universale dell’IMU-TASI sulla prima casa, riduzione dell’IRAP a carico delle imprese e abolizione, perfino, della tassa sulle imbarcazioni di lusso) e la riduzione del welfare ulteriormente accentuata (tagli complessivi alla sanità per oltre sei miliardi, nuovo blocco del turn-over, stanziamento ridicolo, poco più di duecento milioni, per i contratti dei lavoratori pubblici), ma anche un ulteriore consolidamento a destra del Movimento Cinque Stelle, testimoniato dalle proposte da quest’ultimo sostenute (spesa di dieci milioni per giubbotti anti-proiettile alla polizia, appoggio all’emendamento, proposto dall’estrema destra di Fratelli d’Italia, per coprire assegni di accompagnamento e pensioni di invalidità con soldi sottratti alle politiche di accoglienza per i profughi in Sicilia, astensione sull’emendamento, proposto dalla Sinistra Italiana, per reintrodurre la tassa sulle barche di lusso). Tutto concorre a porre lo scenario politico italiano in sostanziale continuità con quello europeo, laddove le forze della sinistra sono impegnate non solo contro l’austerity variamente interpretata dalle formazioni conservatrici e dalle socialdemocrazie tradizionali, ma anche contro le nuove destre populiste, quando non neo-nazionaliste, come il Front National in Francia e lo UKIP in Gran Bretagna.
Sbaglieremmo, tuttavia, a collocare questo “bisogno di sinistra” su un terreno solo difensivo o, peggio ancora, politicistico. A ben vedere, non ha molto senso, se non la tutela di un esistente sempre più difficile e precario, la proposta di una sinistra utile solo a fare argine alla “marea a destra” ed a particolarismi e corporativismi vecchi e nuovi ovvero a riempire, esclusivamente, un “vuoto” nello spazio ampio che il Partito della Nazione lascia sgombro alla sua sinistra. Si tratta, in altri termini, non di definire una collocazione, bensì di ricostruire un immaginario, a sua volta basato non su formule e schemi precostituiti, ma sulle istanze e i bisogni, drammatici e mutevoli insieme, di quel nuovo blocco sociale costituito da produttori di senso e di valore alle prese con lavori instabili o indefinibili, prospettive incerte e chimeriche, tutele sempre più erose dal neoliberismo. Ecco perché appare, finalmente, convincente la proposta della piattaforma per una sinistra “di tutte e di tutti”: perché, appunto, assume in premessa «le condizioni di vita di milioni di persone, colpite dalla crisi e dalle politiche neoliberiste e di austerità», si pone «in sintonia con le sinistre europee che indicano un’alternativa di lotta e speranza», raccoglie, finalmente, la sfida del “cosa” e “come” produrre, del modello di sviluppo e dell’organizzazione della formazione economico-sociale, per «costruire un nuovo welfare ed eliminare la precarietà, restituendo dignità al mondo del lavoro, … e cambiare il modo in cui si produce e il modo in cui si consuma». Un orizzonte progressista per i tempi nuovi, non banalmente solidaristico o neo-socialdemocratico. È giunta ora, più che mai, di guardare avanti.

Fonte: Esseblog 

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